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Gianluca Farina, festa in Reggia a Caserta per il trentennale dall'oro di Seoul

"Ci ritroveremo il secondo fine settimana di giugno – ci racconta Gianluca Farina – grazie a Davide Tizzano che ha organizzato tutto alla perfezione. Quella di sabato 9 giugno sarà una serata di gala in una cornice straordinaria".

CASALMAGGIORE – I casalaschi che c’erano ne conservano un ricordo vivissimo, i più giovani si devono accontentare dei vecchi video nei quali la telecronaca di Giampiero Galeazzi contribuisce a dare il senso dell’impresa: «Controlla a destra, controlla a sinistra, e l’Italia taglia il traguardo. Una vittoria netta, di classe, di squadra». Così “Bisteccone” commentò col consueto tono trascinante quella grande vittoria, l’oro olimpico del Quattro di coppia a Seoul il 25 settembre 1988.

Lo sport italiano ricorda quel giorno come la grande notte dei fratelli Abbagnale. Mezz’ora dopo l’oro conquistato da Giuseppe e Carmine, ecco l’oro bissato dal capovoga Agostino Abbagnale e nell’ordine alle sue spalle Gianluca Farina, Davide Tizzano e Piero Poli. Ai 500 metri l’Italia era seconda alle spalle della Germania Est (il che dà l’idea del tempo passato: il muro di Berlino crollerà un anno dopo), poi l’allungo determinante per una gara dominata, e vinta davanti alla Norvegia e alla stessa Germania Est.
Quest’anno ricorre il trentennale di quell’impresa, e i quattro protagonisti la celebreranno in una grande festa che si terrà alla Reggia di Caserta. Suggestivo il fatto che è la prima volta che i 4 moschettieri si ritroveranno tutti assieme dopo quei fantastici giorni coreani.

Oltre a Gianluca Farina, classe 1962 da Casalmaggiore, gli altri erano Piero Poli, savonese classe 1960 ma lariano d’adozione, oggi primario di Ortopedia a Lecco, Davide Tizzano, napoletano classe 1968 e Agostino Abbagnale, classe 1966 di Castellammare di Stabia, che conquisterà altri due ori olimpici: nel 1996 ad Atlanta in coppia con Tizzano e nel 2000 a Sydney, altra impresa che conosciamo bene perché su quel quattro di coppia sedeva l’altro casalese Simone Raineri.

«Ci ritroveremo il secondo fine settimana di giugno – ci racconta Gianluca Farina – grazie a Davide Tizzano che ha organizzato tutto alla perfezione. Quella di sabato 9 giugno sarà una serata di gala in una cornice straordinaria come quella della Reggia di Caserta, e dovrebbe nell’occasione unirsi a noi anche l’allora nostro direttore tecnico, il norvegese Thor Nilsen. Non conosco ancora i dettagli della serata, ma Davide avrà fatto un ottimo lavoro: saremo ospiti di un bell’albergo e sarà tutto di alto livello, come fu quel risultato».

Dicevi che è la prima volta che vi ritrovate tutti assieme. «Capita sempre che a turno qualcuno manchi sempre, stavolta invece, finalmente, ci saremo tutti assieme. Tra di noi ogni tanto ci si vede, soprattutto con Davide, ma stranamente da Seoul non ci siamo mai riuniti tutti. Sarà una serata emozionante». Come emozionante fu quell’avventura. «E’ un’emozione che non ti abbandona mai, è bestiale. Rivedo raramente quelle immagini, ma quando mi capita di farlo, con amici o nelle scuole o in manifestazioni, mi ritorna in parte ciò che ho vissuto allora. E’ qualcosa che ti resta sempre dentro. Al di là dell’oro olimpico, sono soddisfazioni che si possono provare anche in altri settori, ma nello sport più di un oro olimpico non esiste nulla».

Guardiamo al futuro. Umberto Viti portò il canottaggio a Casalmaggiore e ha allevato campioni quali tu e Raineri. Oggi lo sostituisci nel ruolo tecnico. Vedi la possibilità che Casalmaggiore possa avere un altro campione o li ritieni eventi irripetibili? Lo stesso Viti disse che nei ragazzi di oggi non vedeva la forza mentale che vide in voi due. «Credo che ritenere che i ragazi oggi non abbiano più volontà sia un luogo comune. Ho ragazzi straordinari, l’importante è creare il gruppo, poi c’è la selezione naturale che fa parte del gioco. Serve anche un briciolo di fortuna per trovare nel gruppo il soggetto che ha qualcosa di più».

Di te in particolare Viti disse che arrivasti oltre le tue potenzialità fisiche grazie ad una tenacia straordinaria. «Oggi nessuno dei miei ragazzi è già eccezionale, ma può diventarlo come è accaduto a me, che ero un discreto canottiere migliorato grazie alla volontà e alla scuola di Viti. Rispetto a me Simone era già molto più forte. Oggi ho un gruppetto di ragazzi con una passione notevole. Non puoi chiedere a chi pesa 68 kg di competere con categorie superiori, poi crescendo i valori si avvicinano: l’allenamento assiduo e costante fa tanto. Spero in 2-3 anni di raccogliere, poi abbiamo la punta di diamante Alessandra Montesano che dovrebbe far parte della squadra azzurra: punteremo a Tokio 2020, credo che i numeri non le manchino».

V.R.

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