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Giacomo Toni, dal bevitor longevo al Bombardiere. Passando per Chinatown

Coinvolgente, dissacrante, tosto, ribelle e grezzo, come il diamante ancora da tagliare, ma che non taglieresti mai comunque perché in quella imperfezione è racchiuso un mondo che comunque non cambieresti

CASALMAGGIORE – Di politically correct, in Giacomo Toni, non c’è nulla. Al limite c’è del correct, come la grappa nel caffé della mattina, o lo Stock 84 dell’anziano al bar. Ma è questo, in fondo lo straordinario. Lo schizzo di colore, e di energia pura, di un panorama piatto. Un figlio di buona donna, che viaggia in un mondo tutto suo, un mondo popolato da personaggi particolari: dal bevitore longevo all’amante che dedica la canzone al cornuto, dall’amico poliziotto, al pianista jazz che rivede la sua cantante che decide di non farla finita, al giovine che vuole essere figlio del nord est, al promotore della salvaguardia dei centri di massaggio cinesi.

Coinvolgente, dissacrante, tosto, ribelle e grezzo, come il diamante ancora da tagliare, ma che non taglieresti mai comunque perché in quella imperfezione è racchiuso un mondo che comunque non cambieresti, per nessuna ragione. Ironico, sarcastico e raffinato, come il buon whisky invecchiato in una botte che non fa in tempo a riposare. Perché finisce prima. Anima jazz/punk, con piccole concessioni all’Indie e più intense al R&R e al cantautorato colto che spazia da vorticosi giri alla tastiera a pezzi più intimisti. Amore e sputi per terra, tabacco masticato e storie di vita. Alcool e diagonale poesia.

Un’ora insomma di pura musica, uno dei momenti forse più alti dell’intero panorama di questi anni di ‘Centralissima’. Giacomo Toni, in un’ora di spettacolo intensissimo, è riuscito a dare quello che tanti musicisti e cantanti cercano di dare per un’intera vita. E lo ha fatto con una naturalezza ed una capacità di interagire col pubblico che è dote non comune. Ha persino accompagnato, in una esibizione a metà tra il revival e il divertissement, il ‘Bombardiere’ di turno, “Specchio dell’Italia”, paese di figli di buona donna, poeti, cantanti e (pochi) astemi.

E’ stato insomma un momento divertente, ma soprattutto è stata un’ora di ottima musica, di cibo per l’anima. Un sigaro e una buona bottiglia di Brandy consumata guardando il mare piano piano farsi un tutt’uno con la notte e col cielo, nei fumi più intensi dell’alcool. Sino a che il fisico regge insomma. Sino a che poi, il pensiero si perde. Qui e nell’altrove. L’altrove di Giacomo Toni che è dentro le cose che accadono e che – alla sua maniera – l’artista di Forlì riesce a raccontare.

Nazzareno Condina

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