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Discesa dell'Adige, i prodi conquistano Venezia. Il racconto di Paolo Antonini

L'ultima tappa è scivolata via come olio e a metà pomeriggio l'ingresso nella Serenissima.Inutile dire della soddisfazione e della felicità. Doveroso saluto a San Marco, all'isola della Giudecca e poi lo sbarco

VENEZIA – I nostri prodi sono infine arrivati a Venezia. Erano in cinque alla partenza da Merano, poi per motivi di lavoro sono rimasti in tre. La loro impresa resta comunque straordinaria, perché vada per i due compagni di viaggio che sono più di altri avvezzi ai fiumi, ma Paolo Antonini è un avvocato con la passione del fiume. Ed è stata soprattutto la passione a spingerli e la straordinaria guida, anche se da terra, dell’ammiraglio Gengis, al secolo Arcangelo Pirovano Todeschini.

L’ultima tappa è scivolata via come olio e a metà pomeriggio l’ingresso nella Serenissima.Inutile dire della soddisfazione e della felicità. Doveroso saluto a San Marco, all’isola della Giudecca e poi lo sbarco. Avvisa Paolo per primo, questa volta con poche parole, la stanchezza e la gioia gli impediscono di dilungarsi: “Arrivati, tutto bene, stanchi ma felicissimi”

Più tardi chiama Gengis, i più sono già rientrati. Il tragitto dell’ultima tappa è stato dolce, loro bravissimi sempre, ora hanno il corpo un po’ provato ma lo spirito è alle stelle tanta è stata l’emozione. E allora non resta che fare loro tutti i complimenti possibili. Siamo fieri e orgogliosi dell’impresa.

Remiera Portosecco Isola Pellestrina-Chioggia / Venezia Campalto VI Tappa. Il racconto è come sempre di Paolo Antonini. “Dopo una notte passata nei bungalow del camping Fusina (da dimenticare). Ci auguriamo che in Abruzzo ai terremotati abbiamo fornito qualcosa di meglio dei bungalow dove abbiamo alloggiato.

Arcangelo Pirovano Todeschini ci riaccompagna a Chioggia, saliamo sul vaporetto e ci dirigiamo alla remiera di Portosecco di Pellestrina, dove abbiamo lasciato i kayak il giorno precedente. La disponibilità e cortesia dei soci della remiera, che gia lo scorso anno abbiamo potuto conoscere, è ampiamente confermata. Un cielo limpido e terso saluta il nostro ultimo giorno di peregrinare. Ci consigliano una rotta diversa rispetto a quella dello scorso anno.

Così ci dirigiamo verso la bocca di porto degli Alberoni e poi, pagaiando in laguna, ad una distanza di sicurezza dalle idrovie, grazie all’alta marea, dovremmo raggiungere piu facilmente la Giudecca. Ignoravamo che per mantenere cielo limpido serve vento costante, la bellezza della vista che spazia nella laguna fin verso i Colle Euganei, significa anche onde su onde, costanti e incessanti, corrente che spinge dal mare verso la terraferma e ci impone infinite e laboriose correzioni di rotta.

Insomma una faticata. Agli Alberoni dobbiamo attraversare il canale d’acqua che conduce al mare che e’sempre trafficato. Iniziamo l’attraversamento e, alla nostra sinistra, si avvicina, lentamente ma incessantemente, una nave portacontainer; siamo a distanza di ampia sicurezza ma è sconsigliato sbagliare pagaiate e vietato ribaltarsi.

Le onde e il vento contrario non aiutano, mentre pagaiamo con ardore, verso la fine dell’idrovia, verifichiamo che la nave portacontainer passa dietro di noi, alzando un importante moto ondoso. Evitata. Alziamo gli occhi e davanti a noi si staglia in lontanza il campanile di San Marco. E’ molto lontano ma si vede, esultiamo.

E’ sufficiente ora puntare la prua del kayak sul campanile ed i Dogi raggiungerannno la Serenissima. Pare quasi che, siccome abbiamo fatto gli sbruffoni, scegliendo di arrivare a Venezia dall’Adige, fiume tormentoso, la Serenissima ci voglia far capire che neanche le onde della laguna ventosa non sono niente male. Fatichiamo proprio.

E’ comunque uno spettacolo vedere come i nostri kayak da mare si comportino tra i flutti, nonostante le onde, il vento, le correnti avverse e l’onda contraria, cagionata dal traffico delle barche saltano di qua e di la, infilano la punta in acqua, ci regalano secchiate d’acqua salata in faccia, ma non si scompongono mai.

Questo è proprio l’habitat naturale di queste canoe. Al rintocco delle 12 del campanille di San Marco siamo in prossimità della Giudecca. Con onde cosi grandi e’ indispensabile trovare uno sbarco protetto. Scorgiamo la canottieri Giudecca con un ormeggio facile e basso. Siamo sulla Giudecca, niente Nausicaa ad attenderci che porge le vesti a Ulisse e lo conduce nella reggia del padre Alcinoo, ne Didone che si prostra a Enea… ma due simpatiche anatre… Roberto Dall’asta, noto animalista, divide il nostro pasto di barretta e taralli con le anatre, facendosi mangiare le briciole in mano, con Tiziano Rossini pensiamo che non sanno cosa rischiano se lo beccano.

Entriamo nel canale della Giudecca l’agognato campanile è davanti a noi, siamo proprio soddisfatti, ci muoviamo in piccoli canali visitando campi e campielli, passare con la canoa è un piacere indescrivibile. Dal retro dei ristoranti esce profumo di fritto misto e sarde in saor che mal si concilia con il sapore che ci ha lasciato in bocca la barretta.

Facciamo rotta ora verso il Tronchetto, ancora onde e onde, e correnti avverse, avvistiamo il Ponte della Libertà. In questa parte di laguna ci sono meno imbarcazioni, mentre il traffico di veicoli sul ponte è incessante. Ho raggiunto venezia in treno, autobus, tram, moto, ma non avrei mai pensato di passare in canoa sotto il ponte.

Surreale, la corrente ci spinge sotto l’arcata del ponte, sulle sponde mitili e conchiglie e sopra un rumore di traffico costante. Emozionante. Avvistiamo le torri ripetitrici dell’aeroporto che ci indicano che siamo vicini a Campalto, il nostro luogo di sbarco. In cielo aerei decollano in continuazione, per la felicita’ di Tiziano, noto amante del volo… Anche l’ultima ora di pagaiate è difficile. Solite onde e solito vento, ma oramai la meta è vicina, per percorrere 25 chilometri oggi abbiamo faticato piu che per tappe molto piu lunghe.

Sbarchiamo felici. Siamo arrivati con un giorno di anticipo rispetto alle nostre previsioni. Abbiamo percorso 368 chilometri, consumato 4500 calorie al giorno, abbiamo pagaiato per 40 ore e per ben 135.000 pagaiate.

Un doveroso ringraziamento a Pirovano per l’assistenza, ed una riconoscente gratitudine ai nostri familiari che ci hanno sopportato e supportato, sostenuto e incitato. Grazie a tutti coloro che hanno parlato di noi. Al capitano Rossini, finita la tensione delle rapide, e’ pure spuntato l’herpes, tanta era la preoccupazione di averci condotto in un’impresa troppo audace, ed invece ce l’abbiamo fatta, e con zero bagni.

Poichè Claudia Antonini, da quando studia a Venezia torna malvolentieri a casa, la sono andata a trovare, ho preso un giro un po’ lungo, ma valeva la pena… alla prossima!”

Giovanna Anversa

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