Riscoprire Pep Mastrocchio A Piadena visite guidate, una mostra e una pubblicazione
Un progetto che si snoderà fino alla fine del 2018 e che partirà domenica 15 aprile con un mini tour in bicicletta delle sue opere tra Piadena, Drizzona e Canneto.
PIADENA – Se già nel 2017 in occasione del 5oesimo della sua scomparsa, Giuseppe Mastrocchio, piadenese classe 1883, scultore, pittore e intarsiatore, fu omaggiato con un incontro pubblico sulla sua arte, con quest’anno è nato un vero e proprio “Progetto Mastrocchio 2018” voluto dall’Amministrazione Comunale. Una serie di iniziative approntate da un gruppo di lavoro coordinato da Elisa Dossena e di cui fanno parte l’assessore alla cultura Marica Dall’Asta, Angelo Avanzini di Drizzona, il prof Danzio Soragni e la prof. Mariella Morandi, Gianluca Sigurtà, Calisto Rech e Iles Rocca che da domenica prossima si snoderanno poi fino alla fine dell’anno. Domenica 15 aprile infatti ci sarà “A spasso con Mastrocchio”, un “mini tour possibilmente in bicicletta” – spiega Elisa Dossena – con partenza alle 15 da Piazza Garibaldi in cui si andrà alla scoperta e riscoperta delle opere del Mastrocchio poste nella parrocchiale, nei cimiteri di Piadena, Drizzona e Canneto sull’Oglio, compiendo dunque una visita guidata itinerante con la professoressa Morandi delle sue opere monumentale che si trovano in paese e nei dintorni. Una seconda giornata di visite guidate è in programma il 13 maggio, quando, questa volta viaggiando in auto, la meta sarà Villa Saviola e Motteggiana. In caso di maltempo le iniziative si terranno comunque (domenica prossima in auto, qualora piovesse)
“Ringrazio Elisa e tutti i volontari che si stanno adoperando per mettere insieme questo “cartellone” di iniziative che si terranno nel corso del 2018 per far conoscere nel migliore dei modi ai piadenesi Giuseppe Mastrocchio – dice il sindaco di Piadena Ivana Cavazzini all’incontro stampa organizzato in Comune per presentare il progetto – . Un’artista poliedrico che per tutta la vita rimase fortemente legato al suo paese d’origine, Piadena”.
“Io non posso che ringraziare il sindaco Cavazzini per avermi dato la possibilità di lavorare con questo gruppo di lavoro eccezionale – sottolinea invece Elisa Dossena – Stiamo lavorando bene e ci stiamo anche divertendo, uniti dall’intento di riuscire a omaggiare al meglio un’artista piadenese a mio parere, sottostimato e poco valorizzato”.
Il “Progetto Mastrocchio 2018” prevede poi una mostra fotografica con scatti di Gianluca Sicurtà e con opere dell’artista, in Comune durante la fiera settembrina e una pubblicazione che dovrebbe vedere la luce intorno alla fine dell’anno, a cura della professoressa Mariella Morandi. “Per la mostra rivolgiamo un appello a tutti i piadenesi che avessero opere del Mastrocchio a prestarle per l’esposizione. Parliamo anche di incisioni e miniature – spiega Elisa Dossena – Vorremmo realizzare un’iniziativa che fosse poi “esportabile” anche altrove”. “La mostra – prosegue il prof. Soragni – sarà prevalentemente fotografica perché le opere di Mastrocchio sono per la maggior parte di natura monumentale, e quindi si trovano presso cimiteri. Però ci teniamo molto a far sapere che stiamo raccogliendo materiale, perché speriamo che questa raccolta “sia miracolosa” e perché chi vorrà prestare un’opera per la mostra sappia che ne avremo estrema cura e che sarà ovviamente poi restituita”.
“Mastrocchio aveva studiato a Brera – precisa Angelo Avanzini – era allievo di Butti che lo aveva designato come suo erede artistico. Il suo periodo milanese per ora ci manca, è un nostro rammarico, speriamo di riuscire a reperire prossimamente qualcosa anche di quello”.
Per la mostra si attingerà anche ad una esposizione che era stata organizzata nel 1983 in occasione del centenario della nascita dell’artista.
Giuseppe Mastrocchio nato a Piadena nel 1883, fu scultore in creta, marmo, bronzo e osso, ma anche pittore e intarsiatore. Formatosi all’Accademia di Brera dove studiò dal 1903 al 1909, si chiamò fuori dai movimenti d’avanguardia che caratterizzarono i primi decenni del Novecento, e, più tardi, anche dalla retorica dell’arte di regime. Forte rimase in lui la tradizione del realismo e del simbolismo ottocentesco, mitigato dal senso della forma di matrice classica che gli veniva dall’insegnamento accademico. Ebbe il suo primo riconoscimento pubblico in occasione della prima esposizione di Arte Cremonese nel 1910 dove si guadagnò il diploma di medaglia d’oro con l’opera Preghiera, che si aggiunse al premio Bozzi e Caimmi ottenuto nello stesso anno con Testa di fanciullo e al premio Tatardini, vinto qualche anno dopo con l’opera Ora quieta (ora monumento funebre sulla tomba dello scultore). La sua produzione più matura si espresse nell’arte funeraria, in un’epoca in cui i cimiteri erano concepiti, soprattutto dalla borghesia, come espressione del proprio status sociale. Numerose le sue opere nei cimiteri di Soresina, Canneto sull’Oglio, Monumentale di Cremona, Piadena e Drizzona dove si trova quello che si considera il capolavoro dello scultore, ossia Il Falciatore, realizzato nel 1929-30 per la tomba Davide Donini. Altre occasioni di lavoro giunsero dalle commissioni pubbliche per i monumenti celebrativi da porre nelle piazze, come quello commemorativo del martire di Belfiore, don Enrico Tazzoli, nel Comune di Canneto sull’Oglio, e quelli eretti in ricordo delle vittime della guerra: Monumento alla Vittoria di Villa Saviola, Monumento ai caduti di Saileto (MN) e quello di Piadena; entrambi distrutti durante la seconda guerra mondiale per il riutilizzo del materiale bronzeo. Sebbene cresciuto in una famiglia di forti sentimenti garibaldini e anticlericali, Mastrocchio si occupò anche di soggetti sacri, anche se quasi esclusivamente per destinazione privata. Solo la profonda stima e amicizia che lo legò al parroco di Piadena, don Liscetti, gli fece realizzare nel 1939, il pallio dell’altare dell’Immacolata Concezione e i rilievi del pulpito per la chiesa parrocchiale raffiguranti Il Buon Pastore, Gesù da mandato agli Apostoli e Il Buon Samaritano. Di carattere modesto, schivo e talvolta anche aspro, Mastrocchio si mantenne sempre in una posizione piuttosto defilata rispetto gli altri scultori cremonesi del tempo. Complice di ciò, anche il fatto di non aver mai voluto abbandonare Piadena dove condusse comunque una vita ritirata e dove morì il 7 novembre 1967.