Mezzani, stazione dimenticata Pendolare: "Terrificante per chi deve arrivare qui"
“Non è solo quello. Quelle che ho scattato sono le foto della condizione degli impianti, ci sono quadri elettrici il cui sportello è tenuto fermo da delle pietre. Questa è la situazione”. Tra le altre l'altoparlante della stazione, posato nell'erba

MEZZANI – A guardarla così, la stazione di Mezzani non sfigurerebbe come esterno notte di una puntata di ’The Walking Dead’. Manca lo zombie, ma per il resto c’è proprio tutto. Non la si può neppure chiamare stazione: è un ammasso disordinato di pietre, di recinzioni temporanee, di manufatti a pezzi, di profondo degrado.
L’alta velocità passa lontano da qui. Qui ci sono solo lavoratori che – per inciso – per la politica ed i burocrati con la calcolatrice nel taschino, contano meno di quei ciottoli disordinatamente posati per terra. Meno di niente.
Le foto ce le ha mandate un pendolare. Uno di quelli che scende a Mezzani e poi prende la macchina parcheggiata da una persona di buon cuore che gliela custodisce perché lavora nel parmense, e non sempre nello stesso luogo. “La stazione – ci racconta – è qualcosa di terrificante. Scendiamo, quando piove, nel fango. Avevo appuntamenti per uffici, e non ho potuto salvare le scarpe”.
Una struttura abbandonata da anni. Nei ricordi dei vecchi pendolari un custode con la sua famiglia e le galline, ma quantomeno un posto in cui c’era vita e veniva mantenuto in ordine: “Uno non riesce a capacitarsi di quel che succede, se non lo vive. La sera è poco illuminato, ed è pericoloso. Siamo nel 2018, nella terra Emiliana che sta bene, ed abbiamo una situazione così che viviamo ogni giorno. Tieni conto che qui, la mattina, scendono dalle 30 alle 40 persone”.
Tanti sono ormai quelli che se la fanno in bici o a piedi, quantomeno così riesci a calcolare i tempi. A volte tutti sono costretti a farsi i tre km che separano la struttura dal centro di Casalmaggiore. Pioggia, vento freddo, buio.
“Non è solo quello. Quelle che ho scattato sono le foto della condizione degli impianti, ci sono quadri elettrici il cui sportello è tenuto fermo da delle pietre. Questa è la situazione”. Tra le altre l’altoparlante della stazione, posato nell’erba. La voce sembra arrivare dall’oltretomba. Una situazione paradossale, da terzo mondo.
Senza considerare i treni: “L’altro giorno un pendolare, per il treno della mattina che doveva essere di cinque vagoni e invece ne contava solo due, ha fatto segnalazione alla Polfer che a Parma ha contato i passeggeri sul mezzo. Non so come sia andata a finire, perché a Mezzani, Colorno e San Polo erano già scese numerose persone e non so se la Polfer ne ha tenuto conto, ma questa è la situazione che viviamo. Ripeto, noi pendolari possiamo pure raccontarla, ma è difficile rendersene conto se non la si vive”.
Lo stesso pendolare ci spiega che se servono può scattare altre immagini. Anche lui è uno di quelli che il ponte se lo è fatto a piedi, e più di una volta. Non ci servono altre foto: bastano queste per percepire che qui l’Italia, l’opulenta provincia parmense e la Regione Emilia non arrivano, non sono mai arrivate, non esistono. Questa è terra di nessuno.
Nazzareno Condina