Ponte, Fava avverte: "Ponte subito riapribile con paletti: ma nessuno ha coraggio"
Serve insomma, secondo Fava, un atto di coraggio, e assieme di buon senso. E in ogni caso è inutile illudere i pendolari: a inizio 2019 quel ponte non aprirà mai, secondo Fava. Anche perché “lo stato di emergenza non ha - spiega sempre l’assessore regionale - i presupposti per essere accolto”.

CASALMAGGIORE – “Il ponte riaperto a inizio 2019? E’ una soluzione inaccettabile, anche perché con i tempi della pubblica amministrazione, che conosco bene, è inutile illudere la gente: quel ponte non riaprirà, a mio avviso, prima dell’estate 2019”. A tuonare è Gianni Fava, assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia che però, da viadanese e dunque esponente del comprensorio Oglio Po, segue da vicino la vicenda dell’infrastruttura finita ko e chiusa da oltre tre mesi.
La notizia però è un’altra e arriva da un colloquio dello stesso Fava con alcuni tecnici. “Quel ponte, già domani, potrebbe essere aperto, con alcuni accorgimenti – spiega l’assessore – al traffico leggero, ossia pedoni, ciclisti e auto”. Ne è sicuro? “Il problema è che le due Province, di Parma e di Cremona, al vertice del 1° dicembre, hanno deciso di non decidere – spiega l’assessore – ma avendo appunto parlato con alcuni esperti abbiamo la certezza che il ponte può reggere un traffico limitato. Le travi sono malmesse ma non vengono giù come un castello di carte. Certo, non bisogna fare passare su quel ponte 50 camion all’ora, questo no”.
L’idea di Fava, che lo stesso assessore sottoporrà ai tecnici di Regione Lombardia (si tratta di fare pressione a livello anche politico, non avendo il Pirellone la gestione diretta dell’infrastruttura), è quella di aprire il ponte solo in determinate ore del giorno (un’ipotesi potrebbe riguardare i periodi di maggior utilizzo da parte dei lavoratori, dunque la mattina presto e il tardo pomeriggio) e solo per automobili, come detto, e non per il traffico pesante, sfruttando altresì la soluzione del senso unico alternato. “Si può fare – è convinto Fava – e in Provincia sono pagati anche per prendersi questa responsabilità: parlo con cognizione di causa, avendo appunto avuto un confronto di tipo tecnico, basato su dati certi”.
Serve insomma, secondo Fava, un atto di coraggio, e assieme di buon senso. E in ogni caso è inutile illudere i pendolari: a inizio 2019 quel ponte non aprirà mai, secondo Fava. Anche perché “lo stato di emergenza non ha – spiega sempre l’assessore regionale – i presupposti per essere accolto”. Ciò significa che, con le tempistiche classiche, servirà molto di più dei 12-14 mesi ipotizzati a Parma lo scorso 1° dicembre. Ecco perché la soluzione prospettata, al di là dei fondi già stanziati e di qualche passo avanti, secondo Fava è cronologicamente inaccettabile.
Giovanni Gardani