Cronaca

Da una cooperativa all'altra per accumulare crediti: l'incredibile vicenda di Driss Fassali

«Vivo da solo, ma sto ancora aspettando 4 liquidazioni. Non voglio con questo mio sfogo attaccare nessuno, ma solo cercare un po’ di giustizia. Non ho né casa né soldi, e mi restano un affitto e un mutuo da pagare. Non riesco a gestire una storia come questa».

CA’ D’ANDREA/CREMONA – Cosa significa lavorare per una cooperativa cui vengono appaltati i servizi? Chiedete a Driss Fassali, ragazzo marocchino, che ci racconta in redazione una vicenda, la sua, surreale. Una vicenda in cui le “nuove forme di lavoro” si intrecciano a comportamenti discutibili e a situazioni sfortunate. Ma lasciamo parlare lui: «Sono un ex dipendente della Pulicoop, incaricata della raccolta rifiuti dal Comune di Cremona. Ci ho lavorato dal 2009 al 2012, quando è fallita, senza pagarci due mesi di stipendio». Quindi che ha fatto? «Sono stato riassorbito dalla Luna Coop, che per tre anni ha fatto lo stesso servizio per il Comune, ma che nel 2015 è anche lei fallita, senza corrispondermi il tfr». E poi? «Io e la ventina di miei colleghi, in gran parte stranieri, siamo passati alla Femar, che però è durata solo un anno prima di fallire: in questo caso mi mancano sia stipendi che tfr».

Sembra la storia del topolino di Branduardi. Ma non è finita qua. «Nel gennaio di quest’anno l’appalto è passato a un Consorzio di nome Sinergie, che a sua volta ha subappaltato ad altre cooperative, tutte, come le precedenti, con sede molto lontana. Io ho lavorato per la Major, una di queste, facendo il lavoro di sempre. Almeno fino a luglio, quando mi sono dimesso per cambiare lavoro». Decisione più che comprensibile, visti i precedenti. Solo che… «Col nuovo lavoro è andata male, e oggi sono disoccupato. I crediti che ho maturato con quelle quattro cooperative mi servirebbero. Finalmente alcuni giorni fa mi è
arrivata la busta paga del mese di giugno della Major, ed ero finalmente sollevato. Solo che era a saldo zero».

Come a saldo zero? Driss ci mostra la busta paga, che indica come la cifra di 800 euro sia stata trattenuta e versata per pignoramento a Unicredit. Già questo suona strano: non risulta che l’azienda possa trattenere l’intero stipendio versando la cifra a una banca. Ma che pendenza ha con Unicredit? «Si tratta di una casa che acquistai con un mutuo finanziato da loro. Così ho chiesto a Unicredit, e mi è stato risposto che a loro non sono arrivati soldi, tanto più che non avrebbero il diritto di incassarli. Ma allora che è successo? Io ho un affitto da pagare».

Ma scusi, non ha detto che ha acquistato una casa con un mutuo? «Certo. La acquistai a Ca’ d’Andrea con un mutuo di 60mila euro finanziato al 100%. Per due-tre anni ho pagato circa 5mila euro, poi purtroppo una tromba d’aria mi ha scoperchiato la casa, e sono stato costretto a spostarmi a Cremona in affitto». Gli abitanti di Ca’ d’Andrea ancora ricordano quella terribile tromba d’aria. Dal topolino di Branduardi al disgraziometro di Paolo Villaggio il passo è breve. A Driss ne sono capitate di tutti i colori. Ma non ha avuto almeno un indennizzo dall’assicurazione? Esistendo un mutuo, era obbligatoria, o no? «Certo. Il perito venne a rilevare i danni, e li stimò in soli 3mila euro. Non mi sembrava giusto. Per di più non li ha versati a me, ma alla banca». Anche lui? «Proprio così. Al che ho detto alla banca: teneteli pure, ma aggiustate voi il tetto».

Fatto sta che non può rientrarci. «La casa è inagibile. Quel mutuo lo feci ai tempi della Pulicoop, quando sembrava andasse tutto bene». Lei ha parlato di una ventina di persone come lei sballottate da una cooperativa all’altra: «Sì, anche se la mia storia non è totalmente uguale alla loro. Tutti loro però come me devono avere ancora gli ultimi stipendi. Praticamente noi lavoriamo per Linea Gestioni: sono loro che, al cambiare delle cooperative, ci hanno dato sempre le indicazioni. Ma il datore di lavoro purtroppo non sono mai stati loro. Tra l’altro usiamo mezzi fatiscenti, che cambiano al cambiare delle coop ma sono sempre tutti a noleggio. Appena termina un appalto arrivano altri mezzi noleggiati».

Andare avanti così è dura, anche se non ha famiglia. Fortunatamente,vien quasi da dire. «Vivo da solo, ma sto ancora aspettando 4 liquidazioni. Non voglio con questo mio sfogo attaccare nessuno, ma solo cercare un po’ di giustizia. Non ho né casa né soldi, e mi restano un affitto e un mutuo da pagare. Non riesco a gestire una storia come questa». Abbiamo ovviamente investito della questione i sindacati, dai quali attendiamo verifiche sulla situazione denunciata. Sembra però di scorgere sullo sfondo un problema etico di non poco conto: l’appalto è affidato a terzi, che pagano (o anche no) i lavoratori, ma le bollette le incassa il Comune.

V.R.

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