Quegli ombrelli "geniali" e mai venduti di Rangoni e Ghezzi: al via mostra al Bijou
Non mancano nemmeno i piccoli modelli utilizzati per produrre artigianalmente le impugnature. Un viaggio anche nella storia di Casalmaggiore, paradigma d’Italia, in questo caso, che vi mostriamo nella apposita fotogallery. FOTOGALLERY
CASALMAGGIORE – Inaugurata sabato alle ore 17 la mostra “121 impugnature d’ombrello” nel titolo dice molto ma non tutto: perché se è vero che la parte predominante dell’esposizione in sala Zaffanella, aperta fino al 5 novembre e dunque capace di comprendere l’intero periodo clou della Fiera di San Carlo, è costituita dal fondo Rangoni-Ghezzi donato al comune di Casalmaggiore dagli eredi dei due artigiani e che sarà poi custodito alla Scuola Bottoli al termine della mostra, è giusto sottolineare come l’evento non si limiti sono a questi pezzi d’arte.
Penne stilo, un telefono, bijou e bottoni, alcuni dei quali fabbricati da Bigiotteria Spa di Milano, occhiali e tanti altri utensili per abbellimento oppure per l’uso quotidiano: di questo si compone la mostra con un minimo comune denominatore, ossia il materiale con il quale questi oggetti sono prodotti, galalite e bachelite. Si tratta di materiali fabbricati in Italia, Stati Uniti, Francia e Germania, per lo più tra gli anni ’40 e ’50.
Il genio di Fulvio Rangoni e Umberto Ghezzi, invece, viene esaltato dalla presenza di quelle 121 impugnature d’ombrello, che non finirono mai sul mercato, come dimostra il libretto delle fatture ancora intonso, a causa del successo del Moplen, materiale più economico e vantaggioso. Non mancano nemmeno i piccoli modelli utilizzati per produrre artigianalmente le impugnature. Un viaggio anche nella storia di Casalmaggiore, paradigma d’Italia in questo caso, che vi mostriamo nella apposita fotogallery.
G.G.