Montesano, un Mondiale di rincorsa: "Doppio da sogno, ma da errori posso imparare"
Un cambio in corsa, che Alessandra ha sofferto. "Scendevo in barca con il sorriso e ci credevo tantissimo in quel doppio. Dover scendere da quella barca per l'infortunio è stato davvero un brutto colpo, ma è stata l’ennesima prova e una possibilità per dimostrare comunque la mia forza". In singolo ha chiuso 12esima.
CASALMAGGIORE – La sua esperienza a Plovdiv, in Bulgaria, per il secondo Mondiale della sua giovane carriera, il primo da Under 23, può essere assimilato a una lunga rincorsa. Chiusa con un 12esimo posto finale che forse non rende il senso dello sforzo, del sacrificio, anche della delusione e, insieme, della lezione da mandare a memoria per il futuro. Alessandra Montesano, classe 1998 della Canottieri Eridanea, allenata dall’olimpionico Gianluca Farina, forse un giorno benedirà pure questa esperienza, anche se al momento il rimpianto non manca.
“Da qualche giorno – racconta – in preparazione alla vigilia della trasferta, sentivo dolore alla schiena, ma in questo sport è abbastanza normale, quindi non mi sono preoccupata più di tanto. Il mattino dopo, esattamente ad una settimana dalla partenza per Plovdiv, mi sono svegliata e praticamente non riuscivo più a muovermi, era un dolore ad ogni movimento, nonostante la mia mia soglia del dolore sia molto alta. Arrivata al Centro Remiero di preparazione olimpica, quello di Piediluco dove facciamo i raduni, ho parlato subito con il medico, l’osteopata e i fisioterapisti che si sono mossi per risolvere il problema e aiutarmi. Io sono comunque rimasta sempre positiva e con tantissima voglia di fare, consapevole che il problema fosse risolvibile, anche perché volevo con tutto il cuore ed ero decisa a portare il doppio al Mondiale”.
Lo stop, obbligatorio, è arrivato dallo staff. “Il giorno stesso gli allenatori mi hanno tenuta a riposo mentre il giorno dopo mi hanno portato a fare l’ozonoterapia e a quel punto ero costretta a rimanere ancora una volta ferma. Dopo le punture stavo decisamente meglio, ma non potevo ancora allenarmi, anche se avrei decisamente voluto. Il giorno seguente ho rifatto le ultime punture ed è stato un nuovo stop forzato. Io chiedevo continuamente ai medici e agli allenatori se potessi allenarmi, ma dicevano che non potevo, e io comunque ci soffrivo perché sono stati giorni in cui potevo continuare a migliorare il doppio che stavo preparando. A due giorni dalla partenza non potevo ancora allenarmi, quindi ho dovuto necessariamente lasciare il posto in barca ad un’altra persona e siccome avevo vinto le selezioni ed ero titolare del singolo, l’ho portato al Mondiale”.
Un cambio in corsa, che Alessandra ha sofferto. “Scendevo in barca con il sorriso e ci credevo tantissimo in quel doppio. Dover scendere da quella barca per l’infortunio è stato davvero un brutto colpo, ma è stata l’ennesima prova e una possibilità per dimostrare comunque la mia forza. Imparerò anche da questa lezione: bastava dire fin da subito agli allenatori che avevo mal di schiena, così avrei avuto due giorni per poter recuperare e sarei stata pronta per allenarmi di nuovo, invece ho voluto sopportare il dolore e non dire niente fino a quando non mi sono completamente bloccata. Posso dire che la mia determinazione ha superato il buon senso: sicuramente ora sarò più accorta”.
Il singolo, come detto, ha portato in dote un 12esimo posto. “E’ una specialità molto difficile, è andata meglio di come mi aspettassi, considerando anche la mia settimana di completo fermo e quindi la mia preparazione non lineare. L’esperienza al Mondiale in singolo però è stata formante, gareggiare da sola con la tua barca è sempre un’emozione unica. Combatti tu da sola, non c’è nessun altro. Se vai avanti è grazie a te, se molli è colpa tua. Il singolo è il singolo, niente scuse, insomma. E da questo mondiale porto a casa il ricordo più bello: il recupero, ovvero le gare che si fanno per completare il quadro delle semifinaliste che non passano direttamente il turno in batteria, che ho vinto, con una gara stupenda, in cui non ho mollato un colpo e in cui ho fatto davvero la mia migliore prestazione, anche a livello di cronometro. Ogni volta che ci penso realizzo quanto sia in grado di fare la mia testa, la mia forza di volontà e la mia determinazione. Sono davvero soddisfatta”.
Col doppio sarebbe stata un’altra storia? “Non posso dire con certezza che avremmo vinto una medaglia, perchè potrebbe succedere qualcosa fino all’ultimo momento, e io ne so qualcosa, ma il doppio con Valentina Iseppi viaggiava parecchio, ed è stata una bella scoperta anche per gli allenatori, che non si aspettavano che potessimo andare così bene fin da subito non avendo mai remato assieme”.
Dalla categoria Junior (con l’esordio Mondiale del 2016) all’Under 23, cosa cambia? “Il passaggio di categoria è tosto, quando si è al primo anno si possono incontrare avversarie che vanno dai 19 ai 22 anni, tra le quali possono esserci anche ragazze con esperienza olimpica o con medaglie dei Mondiali assoluti alle spalle. Il livello è molto alto ed è molto difficile compensare le differenze fisiche che ci sono: si possono incontrare ragazze che pesano 80 kg e alte 190 cm giusto per capirci, mentre in Italia è raro se non impossibile trovare canottiere di questa stazza. Però ci sappiamo comunque difendere”.
Ora il rientro a casa, un po’ di riposo. E poi? “Sono stata convocata per i Mondiali assoluti a Sarasota, in Florida, ma valuterò adesso se riuscirò a riprendermi bene con la schiena. Come ho detto, la mia determinazione ha superato il buon senso, ma posso solo imparare dai miei errori, quindi dovrà pensarci bene. Ora sono pronta per ricominciare ad allenarmi e non vedo l’ora, i miei sogni e i miei obiettivi sono ancora vivi, e io sono qui per realizzarli”.
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