Cronaca

Facchini, qualcuno dovrà pagare. La protesta continua

“Non gli si può dare l’equivalente di un mese o due di stipendio, perchè, dopo dove andranno a mangiare e chi pagherà la retta della scuola per i loro figli?” si chiede il rappresentante Cobas.

In foto l'operaio che ha lasciato la nuova cooperativa per unirsi alla protesta e la sorella e la zia di uno degli occupanti del tetto, che domani inizieranno lo sciopero della fame

VIADANA – Non ci sono stati per fortuna incidenti ieri pomeriggio quando poco dopo le 17 un nutrito gruppo di dipendenti Compasad, quelli assunti senza cooperative, si è affacciato al cancello dell’azienda gridando gli slogan già urlati il giorno prima “Lasciateci lavorare, basta minacce, andate via!” Prendendosela poi anche con le Forze dell’Ordine dicendo loro che dovevano sgomberare i manifestanti.

I manifestanti della Facchini se ne sono rimasti fermi senza reagire seduti a distanza tenuti sotto controllo da polizia in tenuta antisommossa. Prima di andarsene i lavoratori hanno gridato “Italia! Italia!” e hanno aggiunto che sarebbero tornati.

In cima al tetto intanto gli otto che sono saliti lunedi mattina per protesta non si sono mossi da quella posizione continuando lo sciopero della fame e della sete. Qualche bottiglia d’acqua la Polizia ha permesso fosse issata con una corda nel primo pomeriggio, le ultime bottiglie (tre piccole) che gli occupanti hanno accettato.

La sorella e la zia di uno dei protestanti hanno dichiarato che non lasceranno solo il congiunto unendosi a lui con lo sciopero della fame. Fino a quando la situazione non si sbloccherà. Già, ma chi dovrà fare il primo passo? Ieri pomeriggio Stefano Re dei Cobas, insieme ad altri ha parlato di una specie di ricatto da parte di 3L e Legacoop che avrebbero dichiarato la disponibilità a sedersi ad un tavolo, l’ennesimo, solo se le otto persone scenderanno dal tetto della fabbrica.

Altre condizioni paiono essere quelle di una fine delle ostilità solo dopo aver firmato una specie di verbale di conciliazione che cancelli ogni pretesa pregressa da parte degli ex lavoratori della Facchini. Una situazione ancora incredibilmente contorta dove non si comprende chi deve pagare gli arretrati a queste persone che chiedono pure incentivi idonei al loro esodo.

“Non gli si può dare l’equivalente di un mese o due di stipendio, perchè, dopo dove andranno a mangiare e chi pagherà la retta della scuola per i loro figli?” si chiede il rappresentante Cobas. Nessuno però capisce chi deve mettere mano al portafoglio. La committenza sostiene di aver sempre pagato le Cooperative mentre l’ex Facchini lamenta di essere arrivata alle condizioni economiche attuali a causa di una situazione pesante non si sa però provocata da chi.

Poco prima delle 18,30 il capo della Polizia è entrato in azienda per portare fuori un lavoratore che aveva rinunciato a continuare a prestare servizio con la nuova cooperativa. L’indiano è stato accolto dai connazionali con un applauso dopo aver sentito che tornava a unirsi a loro per la protesta.

Rosario Pisani

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