Viadana Facchini, guardie giurate in fabbrica, CC fuori In corso nuovo sciopero
In sostanza la decisione presa martedì pomeriggio è stata quella di attendere la fine dell’appalto la cui scadenza è fissata per il 31 maggio, pronti poi ad un cambio di atteggiamento se non ci saranno novità, passando a manifestazioni eclatanti, con l’appoggio di altri lavoratori del settore. Dalle 6 di mercoledì nuovo sciopero.

VIADANA – Lo sciopero è ripartito davanti ai cancelli della Composad in via Lombardi 3 a Viadana, alle 6 di mercoledì mattina per protestare contro i licenziamenti dei quali abbiamo scritto nelle scorse ore. Perché qualche sviluppo, nelle ultime ore, c’è stato: vediamo cosa è accaduto. Oltre ai problemi legati al licenziamento collettivo annunciato da Viadana Facchini per 271 lavoratori occupati presso la Composad, si aggiunge anche l’ansia per la mancata corresponsione dello stipendio di aprile. Era atteso per il 15 di questo mese, ma la busta paga è arrivata per la totalità di loro senza i soldi dentro, come hanno spiegato alcune donne presenti all’assemblea di martedì. Poi in serata fortunatamente è arrivato un comunicato di Lega Coop attraverso il delegato Attilio Dadda in cui si diceva che il gruppo aveva provveduto ad anticipare la cifra in considerazioni delle conosciute gravi difficoltà economiche della Facchini stessa.
Un’atmosfera quasi surreale quella in cui martedi verso le 13 una cinquantina di lavoratori si sono ritrovati davanti alla sede della Composad, alla Gerbolina. Quasi un’ora di assemblea in piedi, sotto un solleone micidiale con i due rappresentanti di Adl Cobas Stefano Re e Silvio Rosati, che hanno chiesto ai giornalisti di non partecipare onde evitare di raccogliere possibili sfoghi incontrollati da parte dei protagonisti di questa vicenda pesantissima. Osservando i volti dei lavoratori, in massima parte stranieri, si leggeva quasi una sorta di incredulità su quanto stava accadendo come se nessuno potesse ancora credere di aver ricevuto una lettera di licenziamento, che solo prossimamente provocherà pensieri sulle rate del mutuo, della macchina o degli affitti da pagare. Più di questo dettaglio, ciò che infastidiva gli operai in quel momento era il fatto che l’azienda avesse posto delle guardie giurate all’ingresso della fabbrica per controllare uno ad uno tutti quelli che entravano. Così come all’interno dei reparti qualcuno ha manifestato disagio sentendosi controllato alle spalle da questi “osservatori”. Al punto da spingere più di uno a gridare: “Questa non è più una fabbrica, è una caserma!”.
In sostanza la decisione presa martedì pomeriggio è stata quella di attendere la fine dell’appalto la cui scadenza è fissata per il 31 maggio, pronti poi ad un cambio di atteggiamento se non ci saranno novità, passando a manifestazioni eclatanti, con l’appoggio di altri lavoratori del settore. “Quello che sta succedendo qui è già capitato in altre aziende e non sempre è andata male per noi – ha esortato Stefano Re – e vi chiedo di non avere paura perché se vi mostrate deboli loro l’avranno vinta”. All’esterno della fabbrica c’era la presenza discreta di uomini in divisa ed altri in abiti civili, militari della Compagnia Carabinieri di Viadana e uomini della Digos di Mantova del cui intervento fortunatamente non c’è stata necessità.
Ros Pis