Ryla Junior, 'lectio magistralis' di Clarissa Bevilacqua sulle note di un violino
Clarissa ha raccontato la sua vita, a partire da quando all'età di 4 anni assiste al suo primo concerto e resta folgorata da quello strumento in grado di esprimere una musica sublime. Una musica che gli entra nel sangue.
CASALMAGGIORE – Una vera e propria ‘lectio magistralis’, quella che ha aperto ieri il Ryla Junior (iniziativa dei Rotary dedicata ai ragazzi dai 16 ai 18 anni) a Santa Chiara. Una lezione che ha dato l’esempio concreto di come la tenacia, la passione, lo studio e la metodica possano portare ad eccellenti risultati. Ancor più comprensibile ed utile per i ragazzi, poiché tenuta con la semplicità e la freschezza di una ragazza di 15 anni, Clarissa Bevilacqua, ‘enfant prodige’ del violino. A portarla a Casalmaggiore per il primo dei 4 giorni ‘full immersion’ Marzio Somenzi, prossimo presidente del Rotary COP, che l’aveva conosciuta a Cremona dove Clarissa lavora ed ha modo di suonare i migliori violini al mondo per la gioia degli appassionati al museo del Violino.
Clarissa ha raccontato la sua vita, a partire da quando all’età di 4 anni assiste al suo primo concerto e resta folgorata da quello strumento in grado di esprimere una musica sublime. Una musica che gli entra nel sangue. Gli studi a Chicago (Clarissa è bilingue, tra le altre cose) e a 9 anni, davanti a personalità importanti del mondo della politica e della società, per la festa per l’elezione del sindaco di Chicago, al Pritzker Pavillion il primo concerto davanti ad 11 mila persone. Un’esperienza che avrebbe atterrito chiunque, non lei. “L’emozione e la preoccupazione – ha spiegato – durano sino a quando salgo sul palco. Poi lì mi sento a casa”. Ed è proprio il palco, ed il pubblico la sua casa. Lo si è notato anche dalla maniera spigliata con la quale si è rivolta ai ragazzi (e agli adulti) che la ascoltavano nella Cappella di Santa Chiara.
Il ritorno in Italia (attualmente vive a Piacenza), gli studi a Milano e la possibilità, unica al mondo, di suonare i migliori strumenti conservati a Cremona “Sono fortunata – ha ribadito – perché due o tre giorni alla settimana ho la possibilità di suonare i violini più preziosi al mondo. Per me un’emozione unica”. Una vita – Clarissa non lo ha nascosto – piena di sacrifici. Quattro, cinque ore al giorno solo di studio del violino e di prove, per 365 giorni l’anno. Ore che diventano almeno 7, 8 ore al giorno (sino ad arrivare a 10) in prossimità di concerti o di eventi importanti. Da 10 anni, senza scuse che tengano: “A volte mi sveglio e non dico che non ci siano giorni in cui non pensi ‘oggi mi riposo, non ne voglio sapere di violino e di musica’. Ma poi mi alzo, guardo lo strumento e mi dico ‘dai, va bene, suono un poco e poi smetto’. Poi invece resta tutto come i giorni precedenti. La febbre? Si suona anche con la febbre, non ti impedisce di suonare. Suonare è anche dolore. Tendini, mani, schiena, collo sono fortemente sollecitati tanto che i maggiori violinisti al mondo hanno spesso fisioterapisti che li seguono. No, non è facile, ma se mi guardo indietro rifarei tutto quel che ho fatto. Il violino è la mia vita”.
La ferrea determinazione l’ha portata in giro per il mondo, a suonare nelle migliori sale concerto del pianeta. Londra, Parigi, Berlino, Chicago, New York tra gli altri posti che ha conosciuto. “Quando sono sul palco mi sento viva. E’ un sogno che si realizza. Se mi chiedono cosa vorrei fare da grande rispondo girare il mondo con il mio violino. Devo ringraziare anche la mia famiglia che mi ha sempre supportato e mi accompagna nei concerti”.
Momenti di sconforto? Momenti in cui non ci si è sentiti adeguati. Certo, come ogni persona. “Il musicista non è mai contento alla fine di un concerto. Quando si risente trova sempre il minimo dettaglio per dire ‘avrei potuto fare meglio’. Quest’anno ho sostenuto quattro concorsi, due li ho vinti, e due no. All’inizio, per quelli non vinti, c’è la rabbia per non avercela fatta. Poi però ci pensi. Sono andata dai giudici per capire quali sono stati i motivi per cui non ho vinto, perché poi proprio da quello si può partire per migliorare”.
I ragazzi del Ryla, all’inizio silenziosi (le prime domande per Clarissa sono state tutte degli adulti presenti) si sono a mano a mano sciolti cercando di capire come si fa ad arrivare lì, dove è arrivata Clarissa, a soli 15 anni. Aiutati dalla freschezza espositiva, da tutta quella grandissima fatica espressa col sorriso e la leggerezza e soprattutto dal suono del violino che ha scaldato in maniera sublime l’atmosfera e ammutolito e coinvolto anche i più distratti. Sono bastate le note, è bastata la magia dell’arco a carezzar le corde per catalizzare l’attenzione di tutti. I ragazzi hanno avuto modo di assistere ad una bella lezione. Fatta di note, di ottimismo, di sogni e di sorrisi. Ma pure della consapevolezza che solo la fatica, solo il rigore dello studio, solo l’applicazione metodica, il sacrificio possono portare a significativi risultati. Quelli ottenuti da Clarissa Bevilaqua. Quelli che un giorno, con la stessa passione, potrebbero giungere anche per loro.
Nazzareno Condina