Cronaca

Il violino della Shoah da Cremona a Auschwitz: lo scortano scuole di Viadana

A riportarlo ad Auschwitz perché fosse suonato da Alessandra Romano sulla colonna sonora del film Schindler's List è stato “ Il Treno della Memoria”, che da undici anni conduce in visita ai campi di sterminio studenti, giovani e chiunque voglia aggiungersi.

violino 3VIADANA – Il violino della Shoah è tornato ad Auschwitz insieme al Sanfelice e al San Giovanni Bosco di Viadana. C’è un violino al museo civico di Cremona chiamato il violino della Shoah, che dopo 72 anni è tornato, lo scorso 25 marzo, nel campo di sterminio di Auschwitz / Birkenau dove era stato con la sua proprietaria Eva Maria Levi, giovane deportata che entrò a far parte dell’orchestra del campo.

A riportarlo ad Auschwitz perché fosse suonato da Alessandra Romano sulla colonna sonora del film Schindler’s List è stato “ Il Treno della Memoria”, che da undici anni conduce in visita ai campi di sterminio studenti, giovani e chiunque voglia aggiungersi.

La storia del violino: Carlo Alberto Carutti, 93 anni, milanese e collezionista di strumenti musicali, alla ricerca di strumenti del periodo delle due guerre, nel 2014 intercetta un violino presso un antiquario di Torino e vi si reca subito; quando lo vede lo trova “talmente bello da sembrare finto”, quindi lo acquista e decide di ricostruirne la storia. Nell’ astuccio trova un diapason fatto con un bossolo di una munizione e dentro al violino un cartiglio con la scritta DER MUSIK MACHT FREI e sei misure musicali a “canone inverso”, una composizione molto particolare. Intarsiata sul fondo, la stella giudaica a sei punte in madreperla e inciso il numero 16800, che, consultando internet, scopre essere stato il numero di matricola di un tal Enzo Levi Segre, deportato ad Auschwitz.  Proseguendo nelle ricerche viene a sapere che la famiglia Levi era di Torino e si era nascosta a Tradate in una villa per sfuggire ai nazisti; era composta dal padre Edgardo, dalla madre, che di cognome faceva Segre e dai figli Enzo di 21 anni ed Eva di 22. Purtroppo vennero scoperti e, tranne il padre, che fu salvato dal capostazione di Tradate, deportati ad Auschwitz nel 43 sul convoglio che partiva dal maledetto Binario 21. Eva portò con sé il violino. Arrivati al campo, la madre venne subito “eliviolino 1minata”, Enzo fu mandato nella sezione lavoratori ed Eva venne fatta entrare nell’ orchestra di Birkenau. Si perdono le sue tracce nell’aprile del 44, non si sa se venne uccisa o se si suicidò. Sappiamo però che il violino tornò nelle mani di Enzo il quale, dopo la liberazione, nel 45, tornato a Torino lo fece riparare, restituendogli l’antico splendore, vi inserì il cartiglio, vi incise il suo numero di matricola e alcuni anni più tardi si suicidò.  E così “il violino della Shoah” arrivò all’antiquario di Torino, dove il Signor Carutti lo trovò in tutta la sua bellezza; decise poi di donarlo alla città di Cremona perché “quando si arriva a una certa età, quanto hai ricevuto, ottenuto, collezionato, deve essere a disposizione di tutti, non servirebbe a nulla tenerlo chiuso in quattro mura. Bisogna ricordare».

Grazie all’ iniziativa “in Treno per la memoria” organizzata da Cgil Cisl Uil Lombardia sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica gli studenti del liceo Manin di Cremona e degli istituti San Felice e San G. Bosco di Viadana hanno potuto ascoltare, con immensa commozione, il violino proprio là, nel lager dove la sua storia iniziò. Il fine del viaggio della memoria non è certo quello della mera visita, bensì della conoscenza storica, dell’informazione e della sensibilizzazione. I ragazzi vengono preparati sull’argomento dagli insegnanti prima della partenza e viene dato loro un tema da sviluppare che quest’anno ha riguardato la sorte che toccava ai bambini nei lager. Alla partenza i partecipanti sono subito calati nella dimensione: si viaggia su di un treno che li attende al famigerato binario 21 nella stazione centrale di Milano e che compie tutto il lungo percorso che facevano i convogli che trasportavano i deportati.  Il treno, che da undici anni porta studenti e giovani ad Auschwitz, ripercorre questi tristi binari ed accompagna i ragazzi in un viaggio carico di emozioni forti che al ritorno, rielaborate con insegnanti e genitori, si spera conducano alla consapevolezza che umanità, rispetto, uguaglianza, tolleranza, accoglienza devono essere al centro della nostra vita, della nostra etica e del nostro sentire. Gli organizzatori ben sanno che la sensibilità dei giovani è enorme, anche se spesso è nascosta; perciò portarli in quei luoghi dove ancora si respira aria di morte, di odio e delirio si auspica faccia riflettere più dei libri e delle parole, perché le nuove generazioni per non dimenticare devono sapere.

Lo splendido violino della Shoah lo si può vedere al museo civico di Cremona.

Giovanna Anversa

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