Motta Baluffi, l'Acquario del Po riapre i battenti E lo fa con qualche novità
Tra le novità del 2017, una specie rara come la bottatrice (in gergo scientifico bota bota): si tratta di un pesce che occupa i fondali dei nostri laghi, un tempo presente anche in Po, ma è difficile catturarla viva perché va trovata in un metro d’acqua. Da segnalare anche una mostra dell'ebanista Piasenza.
MOTTA BALUFFI – Riapre oggi, domenica 26 marzo, dopo la pausa invernale, l’Acquario del Po di Motta Baluffi, e lo fa ampliando la gamma delle specie contenute e proponendo un’interessante mostra di sculture. Le opere sono quelle di Stefano Piasenza, ebanista-restauratore di Verona, che da diversi anni realizza sculture in legno di tiglio con pesci come soggetti, introducendo nelle sculture anche radici che egli stesso raccoglie nel fiume. La mostra rimarrà aperta almeno per tutto il mese di aprile.
Dunque da oggi sarà possibile visitare l’Acquario, un museo unico nel suo genere in tutta Italia, e sempre più ricco. Al visitatore si offrono 70 piccoli acquari che contengono una cinquantina di specie ittiche presenti nel fiume Po, sia autoctone che alloctone, con pesci anche rari, come il siluro alpino che da 14 anni è presente. Tra le novità del 2017, una specie rara come la bottatrice (in gergo scientifico bota bota): si tratta di un pesce che occupa i fondali dei nostri laghi, un tempo presente anche in Po, ma è difficile catturarla viva perché va trovata in un metro d’acqua.
L’Acquario del Po dunque, nonostante tante problematiche, rimane aperto, grazie alla passione di Vitaliano Daolio e a Roberta. «Il Comune di Motta – afferma Daolio – essendo molto piccolo fa certamente un grosso sforzo a livello economico per tenere in piedi questa struttura, piccola ma unica in Italia nel suo genere. Un plauso quindi al Comune che crede a questa iniziativa e la sostiene. Io e Roberta ci mettiamo del nostro da ormai 14 anni, e speriamo che questa avventura possa continuare. Per avere un futuro si dovrebbe trovare qualche bando ad hoc per realizzare cose nuove. Come in tutte le strutture museali bisogna investire, ma il problema è lo stesso di tutti i piccoli musei del Casalasco, che fanno grandi sforzi per sopravvivere e camminare con le proprie gambe. Sappiamo che la cultura da sempre non porta reddito. Anche i grandi artisti del Rinascimento cosa avrebbero fatto senza il supporto della borghesia?».
Anni fa ci fu la possibilità di portare il museo a Cremona, alle Colonie Padane che in questi giorni sono interessate a un grande progetto di ristrutturazione. «Realizzai un progetto con le acciaierie Arvedi, e lo stesso Cavaliere caldeggiò inizialmente il progetto, che però fu bocciato perché il businessplan fatto dall’Università Cattolica per il Comune di Cremona affermò che il progetto non stava in piedi. E così il Comune ha optato per un’altra piscina e un campo da bocce, mentre la sala delle Colonie Padane che avrebbe ospitato l’Acquario rimane vuota, da affittare».
Il solito problema di sostenibilità finanziaria. Ma le resta qualche speranza? «Il progetto è stato bocciato la scorsa primavera, amo dire che l’Acquario di Motta Baluffi è un bozzolo con un’idea stupenda, che è quella di valorizzare il nostro fiume e ciò che contiene. C’è sempre la speranza che da questo bozzolo possa nascere una farfalla: un Acquario più grande e con maggiore disponibilità conquisterebbe un interesse ben più grande, mentre per ora restiamo una realtà locale. Intanto si riapre». E l’apertura verrà garantita ogni sabato dalle 15 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19, con possibilità di visita da parte di gruppi su prenotazione negli altri giorni. Il costo di ingresso è di 4 euro, 3 per i bambini.
V.R.