Cronaca

Amurt, un aiuto ai profughi: volontari nel porto di Atene

"Il progetto è mirato ad aiutare le mamme ed i bambini profughi che giungono in Grecia in condizioni di estremo bisogno": spiega il presidente Paolo Bocchi.

CASALMAGGIORE – Domenica 15 maggio partiranno in missione per la Grecia il presidente di Amurt Italia, il casalese Paolo Bocchi ed Erberto Zani giornalista e fotoreporter freelance di Parma collaboratore dell’Associazione. Amurt Grecia svolge la propria opera di soccorso presso il porto di Atene dove attualmente ci sono alcune migliaia di profughi in attesa di essere trasferiti. “Il progetto è mirato ad aiutare le mamme ed i bambini profughi che giungono in Grecia in condizioni di estremo bisogno – spiega Bocchi -, diamo loro assistenza medica, psicologica e distribuiamo generi di prima necessità. Visiteremo anche i campi profughi di Ritsona e Malakasa allestiti recentemente dal governo greco dove siamo stati invitati ad intervenire per estendere il nostro progetto”. “Andiamo in Grecia – riferisce Bocchi – in realtà avremmo voluto realizzare un progetto in Italia di soccorso ai profughi ma non siamo sufficientemente strutturati al sud, nel Paese ellenico invece possiamo contare su di un team di una quarantina di volontari tra i quali medici, ostetriche e psicologi con un’esperienza maturata in diverse situazioni di emergenza e di soccorso, vogliamo però capire meglio questa crisi umanitaria, stando a contatto sia con i nostri collaboratori di Amurt Grecia che operano quotidianamente sul campo sia incontrando ed intervistando famiglie di profughi”.

“In Italia – prosegue Bocchi – siamo comunque presenti con alcune attività rivolte all’accoglienza: a Parma sta nascendo un progetto in collaborazione con l’associazione Il Pozzo di Sicar per inserire nel mondo del lavoro una ventina di donne nigeriane grazie all’avviamento di una sartoria, i nostri volontari poi distribuiscono settimanalmente pasti caldi nelle stazioni di Bologna e Roma Termini”. “A nostro parere la forma di aiuto migliore per risolvere il problema migranti resta quella di investire in progetti di sviluppo nei Paesi di origine per dare l’opportunità soprattutto alle generazioni future di potersi realizzare a casa loro rendendosi utili alla propria nazione senza sradicarli dalla loro cultura. Il mondo però è di tutti, se una persona decide di espatriare deve essere libera di provarci, è assurdo erigere muri, nel caso poi di profughi che scappano da nazioni in guerra è un dovere di tutti noi prestare loro soccorso ed aiutarli nel loro nuovo progetto di vita”. “Abbiamo già inviato in Grecia i primi fondi raccolti – conclude Bocchi – ma una volta tornati avremo le idee più chiare su come utilizzare al meglio il resto degli aiuti che andremo a raccogliere”.

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