Facchini, sciopero a oltranza E lo scontro ora è anche tra sigle sindacali
Durante lo sciopero una rappresentanza delle Forze dell'Ordine, mentre la fila di camion bloccati dallo sciopero davanti ai cancelli aumentava, si è recata presso la Dirigenza della fabbrica per comprendere l'evoluzione.
VIADANA – Non diminuisce la tensione tra i lavoratori della Facchini Viadana da tempo impegnati nella battaglia per avere maggiori riconoscimenti da parte della Composad del Gruppo Saviola. Venerdì tra l’altro è sembrato che il nervosismo e la protesta avessero incontrato una fase di estrema accelerazione almeno a giudicare dalla presenza di Carabinieri, Digos e Questura aumentati di numero rispetto alla giornata precedente. Lo sciopero è infatti in corso da più di 26 ore con 250 addetti del reparto imballaggio della Composad protagonisti e che anche di notte si sono alternati per presidiare l’ingresso dello stabilimento. Dato che secondo Cobas non si notano segnali di apertura da parte dell’azienda rispetto alla richiesta di tavolo sindacale congiunto, prosegue il blocco delle merci in entrata e in uscita.
Proprio una rappresentanza delle Forze dell’Ordine, mentre la fila di camion bloccati dallo sciopero davanti ai cancelli aumentava, si è recata presso la Dirigenza della fabbrica per comprendere quale sarebbe potuta essere l’evoluzione della situazione. L’azienda, da quanto si è saputo, avrebbe continuato a ripetere il concetto e la posizione ormai nota e che escluderebbe la Composad dalla vertenza in atto essendo una questione per così dire riguardante i lavoratori e la Cooperativa da cui dipendono. Un bel dilemma che stringe centinaia di operai tra incudine e martello poiché la Facchini non può alzare le retribuzioni se l’azienda committente non apre il borsello. Con il rischio che si vada a proporre l’appalto ad una diversa cooperativa passando così come si suo dire dalla padella alla brace.
Anche venerdì uno dei fondatori della Facchini, Paolo Zanazzi, ha continuato a mantenere i contatti con Lega Coop, l’associazione sindacale regionale a cui è stato chiesto di entrare nella complicata situazione per cercare di trovare una via d’uscita. Secondo i rappresentanti dell’Adl Cobas, ma non soltanto per loro, è giunto ormai il momento di coinvolgere le Autorità istituzionali superiori come Prefettura e Provincia di Mantova, dato che lo stato di agitazione sta continuando da troppo tempo e questo è il momento di istituire un tavolo di confronto alla ricerca di un accordo che sblocchi finalmente la situazione. Sulla delicatissima situazione hanno preso posizione anche la Cgil e la Cisl che ritengono l’atteggiamento dei lavoratori, sotto la sigla dei Cobas, “dannosa e masochista”.
“Abbassare i toni e rientrare al lavoro, perché non è il momento di scherzare”. E’ stato infatti questo l’invito alla moderazione, evitando di esasperare ancora di più le frizioni, arrivato dai sindacalisti Uberti e Monti della Cgil e Cisl mantovana. Il momento è molto delicato e c’è il rischio che gli effetti, secondo le due segreterie, possano propagarsi su altri lavoratori creando un disastroso effetto domino. In particolare Marzio Uberti invita a rallentare la pressione sulla Cooperativa Facchini che è seriamente impegnata con la Composad per mantenere i livelli di occupazione.
“E’ davvero incomprensibile come questa forma di protesta sia stata attuata alla vigilia di un rinnovo degli appalti” spiega Uberti che non si trattiene, come detto, dal definire il comportamento di una sigla sindacale (Adl Cobas) “masochista e superficiale”. “Le premesse per recuperare il pregresso ci sono e stupisce che quei soci dipendenti reclamino un contratto nazionale che la loro categoria non ha mai sottoscritto. Facciamo pure i sindacalisti – è l’appello di Cisl e Cgil – ma nel rispetto delle persone pensando a quello che potrebbe capitare a centinaia di famiglie se questo continuo braccio di ferro dovesse giungere a provocare un disastro sociale e umano di proporzioni drammatiche”.
Rosario Pisani