Economia

Adl Cobas: “Vogliamo chiarezza sulla Saviola” E attacca anche la Cgil

Nella foto un momento dello sciopero del 9 dicembre

VIADANA – “Siamo bene felici che si concretizzi la possibilità di un confronto di natura sindacale con l’azienda committente in merito alle sorti dei 250 lavoratori interessati dall’appalto. Tant’è che già in occasione dello sciopero del 9 dicembre scorso e successivamente con comunicazione ufficiale in data 15 dicembre, ADL Cobas aveva richiesto alla società del Gruppo Mauro Saviola l’apertura di un tavolo per garantire in ogni caso la continuità occupazionale di tutti attuali addetti nel proprio stabilimento alle condizioni contrattuali collettive vigenti, senza ottenere alcuna risposta”: inizia da qui il comunicato della stessa ADL Cobas in merito agli ultimi sviluppi della situazione della Mauro Saviola di Viadana.

“Non solo ribadiamo la completa disponibilità della nostra organizzazione sindacale a confrontarci con l’azienda – si legge nel documento, che assume anche toni polemici – ma riteniamo la nostra partecipazione imprescindibile e doverosa, in virtù di una più che maggioritaria rappresentanza reale tra i lavoratori interessati. Non potremmo altrimenti capire la scelta di interloquire esclusivamente con un’organizzazione sindacale (la Cgil) che rappresenta una ventina di lavoratori, se non con la volontà da parte della committenza di trattare solo con chi ha posizioni chiaramente concilianti rispetto agli interessi aziendali”.

“Ricordiamo inoltre – spiega la Cobas – che la Viadana Facchini ha firmato in data 17 dicembre scorso un accordo che, a partire dal dicembre 2015, riconosceva il ritorno all’applicazione integrale del Contratto Nazionale dei Lavoratori di categoria (Logistica), che per bene quattro anni è stato invece applicato parzialmente, con forte decurtazione degli istituti retributivi diretti e secondari per tutti i lavoratori della cooperativa. Il fatto che a neanche un mese dalla firma di tale accordo questo venga disatteso è estremamente preoccupante, poiché dimostra l’affidabilità della cooperativa nei confronti dei suoi stessi “soci”. Tale comportamento non può che suscitare enorme disappunto negli oltre 250 lavoratori e lavoratrici, i quali decideranno nelle prossime ore se prendere iniziative di natura sindacale per veder tutelati i propri diritti”.

La Cobas attacca anche la Cgil, in una sorta di battaglia intestina tra sindacati. “Per quanto riguarda le dichiarazioni del rappresentante della Cgil, Marzio Uberti, crediamo che quando si tratta di chi quotidianamente si trova a prestare il proprio tempo ed le proprie energie per vivere dignitosamente vada usato molto più rispetto e onestà: lavorare per oltre quattro anni con uno stipendio base bloccato ai livelli del 2010, tredicesima e ferie al 70% e quattordicesima addirittura integralmente sospesa non è rinunciare a “qualcosa sul trattamento economico”, ma sono enormi sacrifici! Non possiamo quindi non ribadire la giustezza dello sciopero del 9 dicembre scorso (con l’adesione totale dei lavoratori della Viadana Facchini impiegati in Composad), che ha reso ineludibile un confronto sulle condizioni dell’appalto stesso”.

“Come ADL Cobas – attacca ancora il sindacato – quindi non accettiamo lezioni da chi è stato di fatto complice silente per tutto questo tempo di una vera e propria situazione di illegalità contrattuale, e che non a caso oggi si pone come difensore degli interessi dell’azienda e della cooperativa, piuttosto che dei lavoratori e delle lavoratrici. D’altra parte la cosa non ci stupisce troppo, visto che la stessa organizzazione ha avvallato, solo pochi mesi fa e sempre all’interno dello stabilimento Composad (che riguardava un diverso reparto), un cambio di appalto che avrebbe portato ad un netto peggioramento delle condizioni contrattuali nonché la precarizzazione del rapporto di lavoro con il passaggio da tempo indeterminato a tempo determinato per 30 lavoratori impiegati da anni in Composad.

La vertenza, seguita poi da ADL Cobas, ha portato all’assunzione a tempo indeterminato di tutti gli addetti e a condizioni contrattuali addirittura migliorative delle precedenti. In conclusione, però, su una cosa siamo d’accordo con Uberti: “fare il sindacalista è diverso da fare il ragioniere”. Infatti: fare il sindacalista vuol dire difendere posti di lavoro e insieme diritti e salario dei lavoratori”.

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