Cronaca

Il Movimento Cinque
Stelle riempie
Santa Chiara

Nella foto, l’incontro in Santa Chiara

CASALMAGGIORE – Un centinaio di persone ha affollato Santa Chiara per assistere all’incontro pubblico promosso dal Movimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza. Una presenza inattesa e inusuale, considerato il sabato sera e la concomitanza con alcuni eventi di richiamo. Ad illustrare la proposta di legge il deputato cremonese pentastellato Danilo Toninelli, membro della Commissione Affari Istituzionali della Camera, mentre il criminologo Luigi Caracciolo e l’economista Gabriele Pernechele hanno affrontato l’argomento sotto gli aspetti di loro competenza, allargando spesso il raggio di azione. Toninelli ha detto che il reddito di cittadinanza è oggi il primo punto all’ordine del giorno del Movimento, ed ha spiegato il perché: «Il nostro disegno di legge risale a due anni e mezzo fa, ma in Parlamento ci stanno mettendo i bastoni tra le ruote. Renzi ha intenzione di approvare un reddito di cittadinanza farlocco per rubare i voti al M5S. A loro non interessano gli effetti reali, ma solo i titoli sui giornali, per illudere i cittadini che la novità è stata introdotta e che quindi noi siamo diventati inutili». Ma in cosa consiste il disegno di legge che porta il timbro del M5S? Un reddito minimo che consenta ai cittadini maggiorenni di percepire almeno 780 euro al mese, corrispondenti alla soglia di povertà indicata dall’Istat. Cittadini che sarebbero tenuti a recarsi regolarmente presso i centri per l’impiego, sostenere corsi di formazione, fare 8 ore di volontariato a settimana nei propri comuni e non rifiutare tre offerte di lavoro consecutive, pena il decadimento del diritto. La novità, stando alle proiezioni, dovrebbe riguardare quasi 10 milioni di persone e presuppone una spesa di circa 15 miliardi il primo anno, la cui copertura sarebbe garantita dallo stop ai finanziamenti pubblici ai partiti, a tasse sul gioco d’azzardo e alle imprese petrolifere, all’utilizzo dell’8 per mille non prescelto dai contribuenti, a una tassa sui grandi patrimoni, a detrazioni sulle pensioni più alte. E possibilmente sostituire un bonus di 80 euro considerato uno spot elettorale del governo. A chi sostiene che il nostro paese non possa permettersi una tale spesa, e comunque si tratta di coperture non monetizzabili immediatamente, la risposta sta nelle proiezioni economiche che indicano come l’investimento sarebbe ripagato da un incremento sostanzioso del pil, grazie alla diversa capacità di spesa di chi ha necessità di utilizzare quelle risorse finalmente disponibili destinandole ad acquisti e non certo al risparmio. Questo per limitarsi ad un approccio meramente economico. Le ricadute positive in abito sociale sono facilmente intuibili.

«Le regole europee dell’austerità – ha detto Toninelli – impongono tagli e tasse, ma non tagliano la corruzione. Ci tolgono enti essenziali, ultimo caso prefetture e questure, il che genera crisi occupazionale che a sua volta porta al ricatto del voto. Se consentiamo al cittadino di avere un reddito minimo, sarà meno ricattabile. Con questa riforma, che prevede anche una retribuzione salariale lorda minima di 9 euro, il caporalato che paga 3 euro l’ora scomparirebbe». E poi: «Germania e Francia possono sforare il deficit di bilancio, perché noi no? Ci consentirebbe di abbassare le tasse e investire sul dissesto idrogeologico e altro. L’importante è che rilanciamo l’economia reale, dando soldi non alle banche ma a chi possa spendere». Luigi Caracciolo ha parlato di un ingorgo istituzionale mostrato da due episodi. Il primo investe «il Presidente della Repubblica che definì incostituzionale il Parlamento che poi lo ha eletto, quindi è anche lui incostituzionale». L’altro «la sentenza della Corte Costituzionale che dichiarò incostituzionale il blocco dei contratti del pubblico impiego, ma solo a valere per il futuro. Una sentenza di grande rilievo istituzionale in quanto sarebbe stato devastante comprendere il passato aggravando le finanze pubbliche e provocando così lo sforamento del bilancio, quindi un rischio alto che così fu evitato». Quanto alla copertura economica del reddito di cittadinanza, «si parla di 15 miliardi quando la sola corruzione ci costa 90 miliardi l’anno, e 130-140 miliardi è il conto dell’evasione fiscale, per non parlare del fatturato della criminalità». Applausi convinti dal pubblico. Quindi strali contro l’inserimento nel pil del traffico di droga e dello sfruttamento della prostituzione: «Le abbiamo promosse ad attività produttive, e senza prenderci un centesimo. Si fatica ad applicare il principio di legalità con leggi criminogene, cioè che hanno in se’ la possibilità di essere violate. E’ inaccettabile che a fare le leggi siano condannati con sentenza passata in giudicato. Io non sono attivista del M5S, ma oggi è l’unica forza politica che muove le persone. Questo paese deve uscire dal sogno, sarò grato al M5S se mi aiuta a svegliarmi».

A rientrare nel mondo reale con la nuda verità dei numeri ha provveduto Gabriele Pernechele, lui sì attivista del Movimento, che ha iniziato il suo intervento con la decisione di Andreatta e Ciampi nel 1981 di separare la Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro: «Dopo le tre grandi perturbazioni economiche dovute alle due guerre e alla crisi del ’29, da quel 1981 in dieci anni il debito pubblico è raddoppiato, tanto che nel ’90 questo superò il pil, e da allora viviamo a debito». Quindi il cambio lira/euro nel ’98 che non fu equo, e favorì decisamente l’economia tedesca: «Oggi dobbiamo tagliare il costo del lavoro, quindi i salari, ma solo per salvare la moneta unica e quel cambio fisso». A migliorare i conti oggi, ha affermato, non è certo il Jobs Act, ma una congiuntura favorevole dovuta al mutato rapporto di forza tra dollaro ed euro, il turismo locale migliorato per la paura di recarsi nel nord Africa, il prezzo del petrolio eccetera. In chiusura Toninelli ha lamentato l’impossibilità di uscire dai trattati europei una volta sottoscritti, il che fa dell’Europa «un istituto antidemocratico». Al termine tanti interventi da parte di un pubblico molto partecipe e la constatazione che il Movimento 5 Stelle sa coinvolgere i cittadini su tematiche anche non semplici e senza far ricorso a “grandi nomi” della politica nazionale.

Vanni Raineri

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