Festival, chiusura
in bellezza. Porzani:
“E per il 20esimo…”
Nella foto le luci di Palazzo Melzi prima dell’ouverture
CASALMAGGIORE – Nemmeno il tempo di terminare, rigorosamente tra gli applausi, vera e scrosciante colonna sonora di questo Festival, che già è tempo di pensare all’edizione numero 20. Proprio così, l’estate 2016 porterà a Casalmaggiore il compleanno della cifra tonda per l’International e come Angelo Porzani, presidente dell’associazione che da sempre organizza la kermesse mondiale, ammette “sin dai prossimi giorni inizieremo a lavorare alla prossima edizione”.
Per ora un passo indietro: la serata conclusiva di domenica, dopo il concerto nella chiesa parrocchiale di Quattrocase (ultima delle frazioni casalesi ad essere toccata dal Festival) domenica mattina, è stata particolare e suggestiva a cominciare dalle luci di Palazzo Melzi: un inatteso contrattempo legato al meteo ha consigliato agli organizzatori di spostare la seconda parte del concerto da Palazzo Melzi all’Aula Magna di Santa Chiara, con il pubblico che tuttavia non ha abbandonato i giovani del Festival, trasferendosi in massa (circa 300 persone) nella nuova location. Così le presenze hanno superato abbondantemente quota 4mila “anche se è difficile quantificare e servirà un po’ di tempo per fare di conto: di sicuro abbiamo fatto meglio dell’anno scorso e 4mila è un numero di riferimento per il 2014 più che per il 2015” afferma sicuro e con orgoglio Porzani.
Domenica la platea s’è dimostrata attenta sia all’ouverture dell’ensemble Salieri dell’Estudiantina di Casalmaggiore sulle note di Albinoni, sia al repertorio che ha variato da Schubert a Shostakovich a Brahms a Mendelssohn a Scarlatti a Chopin, per chiudere con Bela Bartok nel concerto a Santa Chiara. Ma a entusiasmare maggiormente i presenti sono state le acrobazie musicali del violinista William Wei – vincitore assieme ad altri quattro giovanissimi talenti (See In Lee, Elizaveta Fedyukova, Royce Richert e Hongfei Lyu) del premio ideato dal maestro Taras Gabora, fondatore del Festival – che ha dato spazio al suo talento eseguendo una fantasia sulla Carmen di Bizet di Franz Waxman. Ventotto brani eseguiti per il saluto conclusivo di 130 ragazzi arrivati da tutto il mondo e pronti comunque a tornare la prossima estate nella loro “seconda casa estiva”, come qualcuno l’ha definita.
Tornando al bilancio di Porzani invece una delle rare note negative è stata il gran caldo. “All’inizio proprio a causa delle alte temperature ci sono state meno presenze, tanta gente abituata a venire non si presentava, anche se poi si arrivava a 280-300 presenze senza problemi. Nell’ultima settimana il tempo ci ha aiutato e i numeri sono lievitati: il caldo del resto crea problemi non solo agli spettatori ma anche ai musicisti, per gli strumenti”.
E’ stato anche il Festival delle novità: su tutte, lo streaming. “Abbiamo svolto un lavoro enorme, registrando tutti i concerti: gran parte di questi poi sono stati già messi sul web poche ore dopo l’esibizione, offrendo quindi la possibilità sul sito di rivederli. Anche così si documenta la qualità del Festival. Al di là del grosso sforzo organizzativo, la qualità musicale offerta è cresciuta ancora, perché ci sono state nuove scoperte di talenti, in particolare il violinista William Wei ha colpito tutti per virtuosismo. Come sempre abbiamo proposto concerti di altissimo livello, come quello nel cortile del Turati dove abbiamo scoperto una location ideale per concerti all’aperto, con 400 persone, e un’acustica da sala da concerto. Se la Fondazione Conte Busi ci consentirà di tornare, questa diventerà una delle sedi privilegiate in futuro. Peraltro mi permette di sottolineare che almeno 5-6 concerti del nostro programma potrebbero assolutamente essere eseguiti in qualunque sala da concerto in Europa, senza sfigurare. Anzi”.
A proposito di location: tra le prime volte ricordiamo anche Villa Medici e Casa Zani, che nel 2014 dovevano esordire ma saltarono a causa del maltempo. “A Villa Medici è stata una grande serata – racconta Porzani riferendosi al concerto di sabato a San Giovanni – . Forse va migliorato qualcosa sulla posizione del palco, ma ogni volta che si va in una collocazione nuova si scoprono i problemi solo al momento dell’esecuzione e si fa tesoro degli errori. A Villa Medici torneremo sicuramente, anche gli allievi e gli insegnanti hanno apprezzato parecchio. Casa Zani è una bella collocazione, ovviamente è più intima, un piccolo giardino, si presta a concerti pomeridiani e a un pubblico più raccolto: anche qui ci saranno sicuramente dei bis”.
Infine il piatto forte, ossia qualche anticipazione sulla 20esima edizione: è vero che mancano 12 mesi, ma già ci si pensa. “Essendo il Festival della cifra tonda, l’idea sarebbe quella di fare un po’ una cronistoria della rassegna, dato che abbiamo tanta documentazione che andrebbe ordinata. Ci piacerebbe per cominciare capire dove sono andati gli ex allievi, e magari avere ospite qualcuno di loro a distanza di tanti anni oggi che sono professionisti. Ci sono persone con cui si sono mantenuti i rapporti, altri sono stati persi, ma è un lavoro che vorremmo fare”. Senza perdere in qualità, anzi aumentando ancora il livello: perché questo è il marchio di fabbrica del Casalmaggiore International Festival, da 19 anni a questa parte.
Giovanni Gardani-Vanni Raineri
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