Folla ai funerali
del “prete mantovano”
don Massimo Morselli
Nella foto, i funerali di don Massimo Morselli
CIVIDALE MANTOVANO – “Don Massimo era e si vantava di essere un mantovano. Spero nessuno si senta offeso ma quando l’ho sentito l’ultima volta lui mi ha detto che gli mancava la nostra terra”. Questo uno dei passaggi della intensissima omelia svolta da don Luigi Pisani parroco di Rivarolo del Re, durante i funerali di don Massimo Morselli morto l’altro giorno all’età di 47 anni. Dopo il rito ufficiale tenutosi in mattinata a Calcio, in provincia di Bergamo alla presenza del Vescovo Mons Dante Lafranconi, un secondo momento di triste commemorazione si è svolto giovedì pomeriggio nella chiesa di Cividale Mantovano, paese d’origine del sacerdote cosi prematuramente scomparso.
Un paese letteralmente invaso da macchine che hanno parcheggiato persino nei cortili interni delle corti agricole, per l’assoluta mancanza di posti liberi. In chiesa poi sono riusciti ad entrare coloro che avevano potuto giungere almeno un’ora prima dell’inizio delle funzioni. Se a Calcio, la parrocchia dove don Massimo aveva prestato servizio negli ultimi due anni, sono stati contati centodieci celebranti, oltre al Vescovo, a Cividale i sacerdoti presenti hanno sfiorato la cinquantina arrivati da tutto il territorio circostante. Le autorità civili erano rappresentate dal sindaco del paese bergamasco Elena Comendulli, su carrozzina per un recente infortunio, mentre Massimiliano Galli e Davide Caleffi rappresentavano rispettivamente Rivarolo Mantovano e l’Unione dei Comuni Foedus, tutti con la fascia tricolore. Numerosi i gonfaloni tra cui quello dell’Unitalsi. In prima fila la mamma Anna Bini con l’altra figlia e i parenti più stretti. Commovente la forza con cui il fratello Donato Morselli è riuscito a dirigere il coro che ha accompagnato l’intera funzione. Un insieme di voci di rara bellezza da cui ad un certo punto si è staccata il soprano Ilaria Bini (parente del defunto) per intonare un brano d’assolo al microfono dell’altare.
Don Luigi Pisani ha commosso tutti parlando della sua amicizia con don Massimo. E alla domanda su come si sentisse, il giovane prete, già debilitato dal male, gli aveva confessato, in dialetto, la sua condizione estrema. Aggiungendo quel riferimento nostalgico alla terra che aveva lasciato: ”Dire prete mantovano – ha spiegato don Luigi – vuol dire uno stile che aveva incarnato nella sua vita che era fatta di catechesi terminate al bar dell’oratorio con un bicchiere di vino e fette di salame. Uno stile a metà tra don Mazzolari e don Camillo che gli ha permesso di entrare in fortissima sintonia con la gente. Procurandogli purtroppo anche qualche avversità”. Alla fine del rito don Ernesto Marciò (parroco di Spineda e Cividale) ha letto il testamento spirituale del parroco che ad un certo punto aveva dovuto guidare le parrocchie di Sabbioneta, Breda Cisoni, Villa Pasquali e Ponteterra confessando di aver dovuto subire una sofferenza come mai prima di allora, sperimentando l’amaro calice della discordia. “Se c’è una consolazione nel lasciare questa vita – scriveva don Massimo – è quella di incontrare Lui, il senso di tutto, nel suo abbraccio di tenerezza”.
Rosario Pisani
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