Cronaca

“Grande crocifisso
è segno
di grande garanzia”

Nella foto, il crocifisso d’altare donato al Comune di Casalmaggiore

CASALMAGGIORE – L’assegnazione di mille euro di contributo a quattro parrocchie casalesi per il Grest estivo e l’accettazione della donazione di un crocifisso d’altare del XVIII secolo grande 165×90 cm che il benefattore, Bruno Galafassi, vorrebbe esposto in sala consiliare continuano a far discutere, in città e sui social network. Dopo le parole del capogruppo di minoranza di ‘Casalmaggiore insieme e le sue frazioni’, Pierluigi Pasotto, a cui il sindaco Filippo Bongiovanni ha preferito non rispondere, a voler intervenire è Anna Busi, la vice presidente dell’associazione Famiglie di Santo Stefano nonché moglie dell’assessore ai Servizi Sociali Gianfranco Salvatore, che ci scrive una lettera indirizzata proprio al consigliere di centrosinistra. Eccone il contenuto:

Egr. Sig. Pasotto, sono una parrocchiana di S. Stefano, o S. Stefano e S. Leonardo o come crede. Appartengo con infinita gratitudine alla Chiesa. Ho letto le Sue riflessioni in merito ai contributi concessi agli oratori del Comune per l’attività estiva svolta e in merito all’inopportunità di esporre in sala consigliare un crocifisso d’altare. Mi sono meravigliata, leggendo le sue opinioni riportate dal giornalista in merito al primo argomento, perché mi ricordo che negli anni passati (per intenderci in particolare quelli sotto l’amministrazione Silla di cui Lei era Assessore) era stato concesso, solo all’Oratorio Maffei, l’uso gratuito dello scuolabus comunale per il trasporto dei ragazzi del Grest alla piscina comunale di Viadana per 1 o  2 volte alla settimana per tutta la durata dell’attività estiva. Devo presumere, in mancanza di precisazioni a riguardo, che questa scelta fosse motivata dal fatto che tale servizio venisse offerto a tutte le famiglie, cattoliche e non, di Casalmaggiore e si avvalesse di molti volontari: adulti, giovani e adolescenti (circa 60 ogni anno). Anche allora esistevano già attività svolte da privati (Grest laici come lei li chiama) in regime commerciale, ma non mi risulta che il Comune avesse concesso loro altrettanti benefici o contributi. La precedente amministrazione aveva deciso di sostenere il volontariato: credo che questa scelta vada mantenuta. Il valore della sussidiarietà (per intenderci: i cittadini si organizzano liberamente per rispondere ad un determinato bisogno, poi lo Stato li sostiene!) sta nel fatto che le persone si rendono così protagoniste della loro vita e del bene comune. Non vedo allora motivazioni per un reclamo nei confronti di chi, al pari della precedente amministrazione, ha mostrato di riconoscere la valenza comunitaria dell’attività svolta dagli oratori. Ricordo bene (anch’io ero tra i volontari) quando proprio dall’ufficio servizi sociali del Comune giungeva la richiesta per l’inserimento di ragazzi provenienti da famiglie in difficoltà, a volte straniere e non cattoliche. Queste sono state sempre accolte nel rispetto delle differenze culturali e religiose, pur proponendo loro il medesimo progetto educativo. Forse per questo modo di accogliere (e non di includere) era stato scelto di collaborare con l’Oratorio?

Riguardo poi alle critiche al crocifisso, oramai diventate un caso di Stato, è strano ma molto vero quello che dice relativamente al simbolo: chiunque si sarebbe limitato a valutare l’opera come significativa dal punto di vista artistico. Lei invece, che si è sempre dichiarato non credente, ha ricordato a tutti (e a noi credenti in particolare), il valore della Croce come segno (di amore infinito di Cristo per tutti gli uomini, aggiungo io). Noi Cattolici celebriamo ogni anno la festa dell’esaltazione della Santa Croce il 14 settembre e spesso ci dimentichiamo che tutto ciò che siamo e facciamo è preceduto e accompagnato dall’amore di quel fatto. Grazie per avermi permesso di riflettere ancora una volta sulla mia fede e sull’importanza che ha avuto l’incontro con Cristo nella mia e nella nostra vita di coppia, che ha portato a spenderci, in questi anni, per la famiglia e per la vita. Lei si propone come persona lontana dalla fede ma, ne sono certa, abbiamo in comune il desiderio di costruire una comunità che risponda sempre più al bene profondo scritto nel cuore di ogni persona. Mi piacerebbe un futuro che veda confrontarsi con rispetto e stima reciproca idee e visioni che possono essere anche molto distanti tra di loro, senza scadere nella delegittimazione e nella visione della parte avversaria come un nemico da eliminare.

Vorrei rivolgerLe ora una parola di rassicurazione: non abbia paura di vedere in sala consigliare un crocifisso così imponente! Per Lei non potrà che essere segno di garanzia (grande il crocifisso – grande la garanzia!): i Cristiani hanno come Dio uno che ha dato tutto se stesso per amore dell’uomo e questo deve spronarli ad essere persone che per amore si spendono per gli altri, nel rispetto profondo della Verità. Gli amministratori che si riconoscono cattolici hanno il dovere morale di agire a favore dell’uomo per costruire una comunità migliore. Come affermava Paolo VI “la politica è la più alta forma di carità”. Nel 2002 l’allora cardinale Joseph Ratzinger scriveva: «l’intrinseca dimensione etica di ogni decisione politica è essenziale per l’edifica­zione di un mondo che riconosca e promuova la dignità, la vita e la libertà di ogni persona umana, mentre crea le condizioni di giustizia e di pace nelle quali gli individui e le comunità possono realmente fiorire». E’ bene per tutti poi ricordare che lo Stato italiano nato nel 1861 è profondamente intriso di cristianesimo, più ancora degli altri stati europei; l’arte, la musica, le bellissime chiese presenti in ogni piccolo o grande paese della nostra patria ci testimoniano quanto i valori cristiani siano alla base anche del nostro vivere civile, fondamentali per tutti, anche per coloro che non si riconoscono credenti.

Vorrei concludere questa lettera con un invito personale mutuandolo dal grande scrittore Giovannino Guareschi: “Nella Bassa, quando agosto fa sul serio, le gole sono bruciate per la sete e bisogna bere. E, per poter bere come si deve, non c’è niente di meglio che far la punta a un buon salame che mette addosso una sete tremenda. Il salame era straordinario e don Camillo osservò: “Perché non prendi la mia bicicletta e non vai a chiamar Peppone? Davanti a un salame così sono sicuro che ci troveremo d’accordo””. L’aspetto con una bottiglia di quelle buone (per mio marito, s’intende…), io metterò il salame.

Con stima

Anna Busi

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