Kamir, da ‘flagello’
ad esempio
di integrazione
Nella foto, Kamir Gabrielli durante la sua esibizione al Convegno Nazionale Aizo
CASALMAGGIORE – C’è una storia nella comunità del campo nomadi di Casalmaggiore talmente importante dal farla diventare un caso, trattato anche nel corso del Convegno Nazionale Aizo Rom e Sinti tenutosi settimana scorsa al villaggio di accoglienza Sucar Plaza di via del Porto. Kamir Gabrielli era un autentico “flagello” per la società e le istituzioni sino a pochi anni fa. Da ragazzino aveva mandato in subbuglio la sua e le altre classi durante gli anni di frequentazione delle scuole casalesi. Oggi Kamir è un atletico ragazzo di 25 anni, che esprime dagli occhi una grande dolcezza, sensibilità e timidezza. Nel suo campo nomadi, davanti alla sua gente, nel corso del Convegno Nazionale Aizo tenutosi settimana scorsa al villaggio di accoglienza Sucar Plaza di via del Porto, Kamir ha trovato la forza e il coraggio di parlare di sé. “Si, è vero a scuola non mi piaceva andare anche perché mi sentivo isolato. Spaccavo i banchi, rivoltavo la classe, non seguivo le lezioni. Ricordo anche di avere fatto piangere persino un professore”.
“Poi un giorno ho incontrato l’insegnante Maria Luisa Chiarini che io considero una santa. Da quel momento mi sono trasformato riuscendo a comprendere quanto lo studio fosse importante, così come l’amicizia e il rispetto reciproco”. Kamir Gabrielli ha poi imbracciato una chitarra accompagnandosi con una voce intonata e melodiosa in alcune canzoni estratte dal repertorio Rom. “Son gente che sa cosa vuol dir avere un cuore. Se anche tu ami la notte puoi provarci un po’ a cantar la notte Santuar”: strofe di un motivo tradizionale serbo-croato che ha fatto emozionare i presenti al Convegno, la sua gente e tutti quelli che avevano ascoltato a bocca aperta la storia della sua straordinaria trasformazione.
Rosario Pisani
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