Cronaca

Una favola a Villa
Medici: Maria Pia torna
a casa 62 anni dopo

Nella fotogallery alcuni momenti della visita di Maria Pia Bigarelli

SAN GIOVANNI IN CROCE – Ci sono storie talmente incredibili da essere vere. Ci sono incastri del destino così efficaci e precisi da sembrare scritti apposta per un film. E invece è la pura e semplice realtà. Maria Pia Bigarelli, 71 anni ma non li dimostra, entra nel grande parco a Villa Medici di San Giovanni in Croce e ci scherza su: “La regina è tornata a casa” dice e sorride. Presto il sorriso diventa pianto, ma la gioia non muta.

Emozioni, flashback, ricordi, un ritorno al futuro che nemmeno la fantasia di Zemeckis (autore della trilogia cinematografica) avrebbe potuto sceneggiare meglio. L’ultima volta a Villa Medici, ma anche in Italia in senso lato, per Maria Pia fu nel 1952: “Ricordo che mi vennero a salutare alla stazione ferroviaria di San Giovanni in Croce: per me, che all’epoca avevo solo 8 anni, iniziava una nuova vita, in Australia”.

Una vita da migrante, dopo un’infanzia da profuga. Tempi duri, quelli post-bellici. Figurarsi per una bambina: ma Maria Pia deve molto al padre Aldo e alla madre Santina Sogni. Due genitori che, anche durante la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, si sono sforzati di insegnare alla figlia il bello della vita. Negli stenti, la loro arma è stata la musica, quella creata con le mani delicate di un liutaio o di un “tessitore” di fisarmoniche. La stessa musica che Maria Pia, in Australia, ha portato avanti con il marito come passatempo, guidando una piccola orchestrina da intrattenimento, l’equivalente di Titti Bianchi qui da noi.

Ma andiamo con ordine, perché di carne al fuoco ce n’è parecchia e gli intrecci della storia rischiano di sommergerci: il viaggio nel Casalasco, per Maria Pia che soggiorna al Luna Residence di Vicobellignano da lunedì sc0rso e ripartirà sabato mattina, altro non è che un regalo di compleanno da lei espressamente richiesto da quando sua figlia, qualche anno fa, è tornata nei luoghi d’infanzia e d’origine della sua famiglia e ha scoperto Villa Medici, all’epoca ancora in pieno restauro. Da lì la voglia di riscoprire le proprie radici e il regalo che, appunto, compie il destino.

A organizzare la visita sono i due sindaci che hanno dato vita al sogno del restauro di Villa Medici, Pierguido Asinari e Vittorio Ceresini, e Zelindo Madesani del Luna Residence. A fare da Cicerone c’è Pierangelo Stringhini, il vigile factotum di San Giovanni. La data, poi, non può essere casuale: visita fissata per le ore 17.30 di mercoledì 25 giugno. Già 25: esattamente un mese dopo l’inaugurazione, in quella serata da favola del 25 maggio scorso. E cos’è quella di Maria Pia, se non una favola?

Nata ad Opatija (in italiano Abazia, 13 km da Fiume) quando ancora l’Istria è ancora proprietà italiana, nel 1943, Maria Pia vede per poco tempo il padre Aldo nei primi due anni di vita: c’è la guerra ed Aldo è arruolato. Per fortuna sopravvive, così come resiste in lui l’istinto da musicista. Fine liutaio e uomo di compagnia, Aldo decide, una volta terminata la guerra e dopo avere dato alla luce, oltre a Maria Pia, anche un maschietto, di trasferirsi nel Casalasco: nel 1947 la meta designata sarebbe Martignana di Po, comune del quale è originaria la moglie Santina Sogni. La famiglia Sogni, del resto, proviene da Palvareto, che all’epoca è un comune unico che riunisce Solarolo Rainerio, San Giovanni e Voltido.

La famiglia Bigarelli trova un alloggio proprio a Villa Medici: “A quell’epoca” spiega Stringhini “la Villa apparteneva al Viscardi, che però era interessato esclusivamente alla legna del grande parco, e aveva lasciato al comune la gestione dell’edificio. L’amministrazione all’epoca ospitava le famiglie più bisognose, cinque in tutto, nei locali al piano terra, dove si trovavano la cucina e diverse stanze da letto: non dobbiamo pensare ad appartamenti sfarzosi, erano l’equivalente delle attuali case popolari”. Tra queste famiglie trovano posto anche i Bigarelli.

A duecento metri da Villa Medici, infatti, sorge la fabbrica Savoia, che produce fisarmoniche, il cui marchio è famoso in tutto il mondo. Aldo Bigarelli la mattina costruisce fisarmoniche e anche violini, al pomeriggio si reca in osteria per bere un bicchiere di vino e intanto provare il suono dei suoi strumenti (l’oggetto che preferisce è un banjo). Dati che, sorpresa nella sorpresa, Pierangelo Stringhini conferma in tempo reale, durante la visita, telefonando all’anagrafe, dove riemergono da vecchi cassetti i documenti della famiglia Bigarelli, con certificato di residenza e di matrimonio: via Giuseppina 2 a San Giovanni in Croce, l’indirizzo di Villa Medici.

Tra sorriso e pianto Maria Pia è un fiume in piena. “Ricordo questo parco coperto di bianco, coi ragazzi che ci riempivano di palle di neve. E ricordo che in questo cortile” dice Maria Pia indicando lo spiazzo laterale esterno alla Villa “feci il mio primo ruzzolone provando ad andare da sola in bicicletta. Gli interni li ricordo poco, sono molto simili, ma di sicuro eravamo al piano terra, nella torre di destra”. Vede la statua della dama con l’ermellino e scherza, Maria Pia: “Farò una foto anche io: dato che sono mezza australiana, sarò la dama con il koala”. Poi si fa seria e pronuncia il suo grazie sentito al sindaco Asinari e a chi, come lui, ha voluto far rinascere quella che fu la sua dimora d’infanzia.

Partita nel 1952, Maria Pia torna per la prima volta 62 anni dopo in quelle stanze. Abbraccia Nair Bazzola, non la conosce, non può conoscerla: ma lei è la ragazza che dava una mano all’osteria di fronte a Villa Medici, la stessa dove Aldo Bigarelli e la sua compagnia di giro provavano gli strumenti e suonavano o ascoltavano il suono di una fisarmonica. E’ un cerchio che si chiude, una favola moderna che va oltre internet, la tecnologia, Facebook e i social network. Una storia vera, in carne ed ossa, travestita da favola: non c’è la zucca e la visita termina molto prima della mezzanotte (Maria Pia fa in tempo a fare una capatina in comune e anche in quello che fu il suo asilo e la chiesa dove venne celebrata la sua prima comunione). Ma il sogno di Maria Pia, partita tra gli stenti del dopoguerra nel 1952 e tornata a “casa” da regina, è uno di quei racconti che riconcilia con la magia della vita: e chi l’ha detto che oggi non c’è più tempo per il lieto fine?

Giovanni Gardani

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