Eredità Longari Ponzone,
non ammesso il ricorso
del comune casalese
Nella foto Villa Longari Ponzone
CASALMAGGIORE – Il primo atto di un’annosa vicenda, iniziata nel 2010 con il decesso (il 4 giugno) del nobile Pietro Longari Ponzone, ha visto il comune di Casalmaggiore andare sotto in Tribunale a Cremona. “Ma ce l’aspettavamo” glissa Paolo Antonini, l’avvocato scelto dal comune per difendere la propria posizione “e abbiamo comunque un secondo ricorso, ritenuto invece ammissibile dal giudice”.
Andiamo con ordine, perché la questione è nota a molti ma forse non a tutti. IL 26 febbraio 2004 il nobile Pietro Longari Ponzone redige un testamento olografo nel quale, oltre a ricordarsi dei suoi eredi, lascia al comune di Casalmaggiore una buona percentuale di beni immobili, ubicati per la maggior parte a Rivarolo del Re, ma anche nello stesso comune casalese. Nel giugno 2009 il testamento viene però revocato e in quel momento Longari Ponzone, che morirà un anno dopo, risulta ricoverato in una clinica geriatrica. Il nobile nato nel 1922 non può firmare la revoca a causa, come spiega un primo certificato medico, della rigidità della mano malata. A quel punto, con la revoca, scatta la successione ex lege, a vantaggio dei fratelli Michele e Anna Maria Micheli, notai, già noti al comune di Casalmaggiore per la controversia riguardante tre statue, poste nella cappella di famiglia dello stesso Longari Ponzone, il cui trasferimento è stato “bloccato”, tramite l’intervento della Sovrintendenza ai Beni Culturali, dalla stessa amministrazione.
L’inghippo trae origine da alcuni referti medici: secondo il comune di Casalmaggiore, e dunque secondo l’avvocato Paolo Antonini “durante gli ultimi mesi di vita il nobile Pietro Longari Ponzone era in grado di consumare i suoi pasti utilizzando regolarmente le posate”, motivo per cui la rigidità della mano sembrerebbe essere una “scusante”. Ecco perché il comune aveva chiesto che la revoca del testamento venisse rianalizzata da tecnici ed esperti, per verificarne l’autenticità e comprendere se, in effetti, non si trattasse piuttosto di una scrittura privata realizzata contro la volontà del morente. Un ricorso che però è stato ritenuto inammissibile, perché presentato a carattere d’urgenza, che secondo il giudice in realtà non sussisterebbe.
“Ma sapevamo di avere poche possibilità” racconta Antonini “e infatti speriamo nel secondo ricorso, con tempistiche ordinarie, presentato dagli eredi presenti nella prima stesura del testamento. In accordo con questi ultimi abbiamo tentato due strade: la prima, relativa al comune di Casalmaggiore, ci è stata preclusa, sulla seconda, invece, andiamo avanti, perché la discussione del ricorso è stata ammessa”. Si parla di un patrimonio non soltanto di beni immobili, con pagine e pagine di dati catastali, soprattutto su Rivarolo del Re, ma anche di libri, quadri, insomma di oggetti letterari e artistici di grande valore. “Il comune non può rinunciare a questi a cuor leggero” spiega Antonini “ma deve certificare ed esser certo che Longari Ponzone abbia realmente voluto revocare il testamento, atto che risulterebbe abbastanza clamoroso: se non venisse provato questo aspetto, infatti in futuro il comune potrebbe anche essere oggetto di un intervento da parte della Corte dei Conti”. Per ora l’unica nota certa è che il comune di Casalmaggiore dovrà pagare 3200 euro circa (su 6800 stanziati a bilancio 2014 per incarichi legali e notarili) in spese legali.
Giovanni Gardani
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