Casalmaggiore resta
città fast. La Giunta
non approva CittàSlow
Nella foto la piazza di Casalmaggiore il marchio di CittàSlow, che Casalmaggiore non avrà
CASALMAGGIORE – “Al momento non vi sono i presupposti finanziari per formalizzare l’adesione all’Associazione Città Slow”. E’ questa la motivazione ufficiale, pubblicata all’albo pretorio nella giornata di martedì, presa dalla giunta comunale di Casalmaggiore per non completare la pratica già avviata e consentire al comune casalese di entrare nel “circolo” delle città slow del mondo.
Un marchio che, dietro la rivoluzione del “vivere lento e sereno” che intende promuovere, sin da quando è sorta, nasconde ovviamente anche un riverbero turistico, tanto che al famoso simbolo della lumaca potevano essere associati diversi avvenimenti che Casalmaggiore già ospita, come la Festa della Zucca e dell’Europa. Non a caso abbiamo indicato questi due eventi, perché l’idea di entrare in Città Slow era partita proprio dagli Amici di Casalmaggiore, organizzatori dei principali eventi sul listone di piazza Garibaldi.
Gli stessi Amici, pur non commentando, sottolineano di essersi offerto di pagare la quota di adesione al Città Slow, fissata a 600 euro. Il comune avrebbe dovuto pagare, ogni anno, 2500 euro per mantenersi all’interno dell’associazione, cifra che, a detta degli stessi Amici, poteva essere ottenuta dagli incassi e dal plateatico dei vari eventi organizzati in piazza Garibaldi. Insomma, la decisione della giunta ha suscitato un certo, seppur parzialmente celato, malcontento tra gli stessi promotori.
Nella delibera di giunta il comune tiene a sottolineare il grande lavoro dell’Associazione Città Slow, evidenziandone pregi e caratteristiche e anche il fatto, come riporta la delibera (dello scorso 20 febbraio, ma pubblicata martedì mattina all’albo), “che le finalità e le attività dell’associazione corrispondono alle esigenze economiche e turistiche del nostro paese e che l’adesione può comportare vantaggi sia in termini di promozione del territorio che di opportunità di commercializzazione dell’offerta turistica locale”. Ma tutto questo non è bastato, perché in cassa non ci sarebbero i fondi necessari.
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