Politica

Le tasse secondo Matteo (il Rottam’Attore)

Matteo Renzi ha iniziato il suo tour europeo a Parigi da Hollande per ribadire la sua posizione già più volte espressa in Italia. E cioè meno austerity e più sviluppo. Poi è andato avanti con la maestrina di Berlino, eccetera.
Matteo è una vecchia lenza, non lo sbarbatello come dicono i malpancisti rottamati. Basta un dettaglio: all’Eliseo si è presentato tutto sorrisi e baci,incravattato Gucci come ha spiegato; cioè marchio italiano (fiorentino) finito in mani francesi (il gruppo Kering di Francois Pinault). Il vecchio Hollande (vent’anni più di Matteo) è stato al gioco, fiero come un galletto. Al che Renzi gli ha detto: “Le relazioni tra Italia e Francia sono eccellenti e lavoreremo insieme in modo molto efficace per l’interesse dei nostri due Paesi ma anche perché noi dobbiamo cambiare l’Europa insieme”. Campa cavallo.
Intanto c’è da cambiare l’Italia; paese vecchio, arrugginito, con tutti guai che sappiamo. E sempre più euroscettico come ha sentenziato l’ultima edizione di Ipsos European Pulse: quasi un italiano su due pensa che l’Europa stia andando nella direzione sbagliata.
Eppoi ci sono i quattrini. Ne circolano pochissimi e quei pochi sono nelle solite tasche. Matteo ha fatto la sua manovra furbetta: ricetta di destra applicata a sinistra. A molti è piaciuta, ai grillini no (“è solo fuffa”). Casini ha invece esultato al grido “questa è una svolta vera”. Pierfurby ha insistito: “Renzi sta lavorando al primo grande intervento di abbassamento della pressione fiscale”. Il leader cattocentrista, il regista del cinepanettone sui Marò (visita a Delhi con troupe al guinzaglio), il politico che urlava “per noi dopo Monti c’è solo Monti”, oplà è già sul carro di Matteuccio. Non è un caso se è in sella dal 1983. Inaffondabile.
Il piano di Renzi, dicevamo. Sta facendo il giro d’Europa. Su Internet è stato bollato come “la televendita di Renzi” perché le promesse del premier sono ritenute ardite. Le conosciamo: da maggio in busta paga mille euro in più all’anno per 10 milioni di italiani,alle aziende meno 10% di Irap,giù l’imposta sugli affitti,piano scuola da 3,5 miliardi.E le coperture? Il governo ha i denari per fare tutte le cose annunciate? Renzi sostiene che ci sono ma se confida solo negli effetti della spending review di Cottarelli  sta fresco. Ergo arriveranno nuove tasse, camuffate e ben rifilate? Arriverà una patrimoniale sulle rendite finanziarie? Basterà il taglio sugli F35, la chiusura di 385 caserme per evitare altre stangate?
Il momento è delicato. Sia sul fronte interno (migliaia di firme per candidare Berlusconi alle Europee, i timori dei militari per i tagli alla Difesa, i maldipancia dentro il Pd, la Camusso agitata, ecc.) che sul fronte europeo dove i populisti sgommano. Anzi. A due mesi (o poco più) dalle elezioni europee – un test pure per Renzi – il populismo è il solo movimento che raccoglie consensi,nei ricchi Paesi del Nord come nel Sud impoverito. Crescono (ovunque)  gruppi tra loro molto diversi ma con un unico denominatore: il rigetto dell’Europa, delle sue classi dirigenti, dei partiti tradizionali. Un sondaggio choc fatto in Francia giorni fa, dice che un francese su tre è d’accordo con Marine Le Pen,figlia del famoso Jean-Marie. Molti sostengono: bisogna uscire dall’euro subito. L’Europa degli sprechi (139 sedi sparse in tutto il mondo, persino 33 addetti alle isole Figi e 37 alle Mauritius!) sta sullo stomaco. Renzi è chiamato a scalare l’Everest. Auguri.

Enrico Pirondini

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