I botti “riaccendono”
la videosorveglianza:
telecamere obsolete?

Una foto simbolica: una telecamera “imbrigliata” dai ponteggi e difficilmente utile
CASALMAGGIORE – Le polemiche non se ne sono andate con gli scoppi dei botti di fine anno, durati una quarantina di minuti ma destinati a fare ancora discutere, a Casalmaggiore. Al di là del mancato rispetto dell’ordinanza e della pressoché totale assenza di controlli in loco, a fare ancora parlare e a tornare così di moda è la qualità del sistema di videosorveglianza in dotazione al comune e alla polizia locale.
Installato già da una decina di anni, avrebbe potuto fare luce su parecchi punti oscuri e, nel caso specifico, avrebbe potuto smascherare coloro che, su suolo pubblico, hanno deciso di sfidare la legge (nazionale, per inciso, rafforzata poi su suolo comunale dall’ordinanza emessa il 30 dicembre) lanciando comunque petardi, fontane e razzi in piazza. Come il sindaco Claudio Silla ha sottolineato, era difficile pensare di avere controlli e agenti in divisa la notte di Capodanno e l’ordinanza era più che altro preventiva. In tal senso però una mano poteva arrivare proprio dalla tecnologia, per questo abbiamo approfittato del caso specifico per un ragionamento più generale e per fare il punto della situazione videosorveglianza nel comune casalese.
A Casalmaggiore le telecamere a circuito chiuso si trovano – una quindicina in tutto – in piazza Garibaldi, in zona Lido Po, in Piazza Vecchia dietro al comune, e sotto la galleria Gorni, una delle zone commerciali più importanti (e dunque potenzialmente più soggetta a furti: del resto una telecamera si trova anche sopra alla filiale di Banca Intesa in piazza).
Detto che questi strumenti hanno un compito di deterrenza indubbio, il rischio è che alla lunga e senza un aggiornamento i malintenzionati, che come noto si fanno pochi scrupoli, si facciano beffe della sorveglianza. Secondo qualcuno infatti le videocamere addirittura non funzionano più e sono state spente e in tal senso il parere della vicecomandante della polizia locale casalese Angela Acquaroni, che si è trincerata dietro un no comment lasciando trasparire “un problema tecnico”, non aiuta. Specie alla luce del fatto che, per rispettare la legge sulla privacy, sui cartelli è specificato che è proprio ad uso e consumo della polizia locale che le telecamere sono state installate. Queste funzionano 24 ore su 24 e i filmati registrati si cancellano in automatico dopo 24 ore.
Dove si trova dunque il suddetto “problema tecnico”? In realtà pare che le videocamere, collegate sia con le forze dell’ordine sia con il Ced, ufficio comunale preposto al controllo informatico (un addetto al servizio aiuta a vivisezionare le immagini per trovare il fotogramma più significativo), siano funzionanti ma troppo obsolete per garantire un servizio davvero utile. Tradotto: le riprese avvengono ma spesso quello che si riesce a captare sono soltanto ombre o immagini poco chiare. In qualche occasione è stato persino complesso leggere una targa di un’auto che aveva trasgredito al codice della strada. Troppo poco, dunque, e il problema in tal senso non riguarda soltanto chi ha sparato i botti aggirando gli ordini dell’amministrazione, ma va più a fondo. Senza assegnare colpe (che, se proprio, sarebbero da dividere tra vari enti e diverse amministrazioni…) basta evidenziare come un aggiornamento del software (o dell’hardware) possa essere parecchio gradito dalla popolazione.
Giovanni Gardani
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