Cultura

Il casalese Boles
in cattedra al liceo
classico di Avola

“Una tre giorni bellissima, che mi ha aiutato a riscoprire una Sicilia piena di calore, colori e speranze”: la chiosa ideale al viaggio ad Avola, dal 6 all’8 giugno, la mette lo stesso protagonista, l’eclettico scrittore casalese Giuseppe Boles.

Appena tornato dalla Trinacria, il romanziere racconta il suo colpo di fulmine, dettato forse dal caso, sicuramente dal web e dalla sua ultima fatica letteraria, “La psiche del topo”. “Una ragazza siciliana ha visto il video on line del singolo di Tiziano Ferro e Baby K” spiega Boles “dove io ballavo in uno spezzone. Si è incuriosita, ha chiesto informazioni e ha acquistato il mio libro “La psiche del topo”, appunto. A quel punto mi ha contattato su Facebook, chiedendomi se ero disposto a scendere in Sicilia, ad Avola, presso la libreria Mondadori, per una lettura. Ovviamente ho acconsentito”.

Ma il viaggio dello scorso weekend doveva essere solo di preparazione ad un evento da fissare nel cuore dell’estate. “Esatto, dovevo soltanto preparare il terreno. Invece ho conosciuto il professore di Filosofia del Liceo Classico Majorana di Avola, provincia di Siracusa, Salvatore Vaccarella. Ci siamo parlati per pochi minuti e si è creata un’empatia pazzesca. Questo professore sembra uscito da L’attimo fuggente, è un amico e un confessore, adorato dagli allievi e dal paese stesso. Venerdì ci siamo conosciuti, sabato mi ha presentato alla preside della scuola e prima della fine della mattinata ero già pronto per parlare con i ragazzi del Classico. La lezione? Le strade che portano al sogno, ispirate al mio monologo (cliccatissimo su youtube, ndr) “La strada”. Ho parlato per un’ora e mezza ed è stato meraviglioso: qualcosa ho lasciato a quei ragazzi, ma loro, con il loro entusiasmo, hanno lasciato molto di più a me”.

E il giorno seguente… “Hanno iniziato ad arrivare via Facebook richieste di amicizia non solo dagli stessi studenti, ma anche da parte di ragazzi del Sud. Probabilmente la voce ha iniziato a girare e anche lo stesso monologo che ho citato ha riscosso un bel successo. E’ un’esperienza che rifarei al volo”.

Il professor Vaccarella conferma: “Giuseppe ha dimostrato di avere gli strumenti del mestiere: fluidità della lingua, capacità affabulatoria, comunicazione delle emozioni nella curvatura esistenziale dell’adolescenza. Ha elettrizzato i ragazzi, colpendoli in pieno, risvegliando la loro dimensione personale non più solo basata sui codici linguistici e concettuali della scuola. In particolare ha consentito loro di accettare il senso del limite, ponendo l’accento sul bilancio che bisogna fare di se stessi in ordine alla domanda di senso della vita. Per un adolescente è difficile accettarsi, perché non si è quasi mai come i modelli in voga”.

Lo stesso Boles ha ringraziato. “Si è sentito gratificato” spiega Vaccarella “si è sentito, mi si passi il termine, “voluto bene”. Non ha proposto la libertà assoluta di movimento, ma la capacità di capire le proprie abilità e di svilupparle. La poesia è tale perché raggiunge l’universalità: la magia di Giuseppe sta nell’avere consentito ai ragazzi di riconoscersi su un terreno comune, comunicando con originalità e senza scopiazzare modelli. Vasco Rossi, per fare un esempio, ripete l’adolescenza da 40 anni e ormai ha perso freschezza, è rudimentale. Boles, invece, ha dimostrato raffinatezza”.

Guarda il video del monologo “La strada” di Giuseppe Boles.

Giovanni Gardani

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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