Riccio diffamato: "Contro di lui
una pericolosa disinformazione"
“Nessun dubbio può porsi sul dato che è stato ampiamente travalicato il diritto di critica” e “le posizioni critiche da parte degli imputati sono del tutto avulse dal contesto, e nulla hanno a che vedere con la critica politica, ma sono esplicative di una critica di natura prettamente ideologica, tanto scomposta quando eccentrica rispetto al tema posto dalla persona offesa e volta unicamente a far colpo sulla pancia della comunità con una pericolosa disinformazione“.
Così scrivono nelle 44 pagine di motivazione i giudici della Corte d’Appello di Brescia che nel dicembre dell’anno scorso avevano confermato la condanna emessa in primo grado per l’ex assessore ai Servizi Sociali del Comune di Casalmaggiore (in carica all’epoca dei fatti) Gianfranco Salvatore e l’ex consigliere di maggioranza Marco Poli, accusati di aver diffamato Mario Riccio, ex responsabile dell’unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Oglio Po, consigliere generale dell’associazione “Luca Coscioni” e membro della Consulta di Bioetica. Confermata, dunque, la condanna a mille euro di multa ciascuno, pena sospesa e non menzione.
Nel procedimento, Riccio, noto per aver aiutato a morire Piergiorgio Welby e per aver seguito da vicino i casi Englaro, Dj Fabo e Ridolfi, era parte civile attraverso gli avvocati Paolo Antonini e Valeria Bini. I danni sono da liquidarsi in un separato giudizio civile, ma intanto i giudici hanno confermato una provvisionale di 10.000 euro e condannato gli imputati a rimborsare le spese di parte civile.
Il medico era stato diffamato tramite commenti pubblicati su un articolo di stampa online e riferiti ad una dichiarazione resa da Riccio il 24 gennaio del 2019 sulla modifica della legge sul testamento biologico, nel rispetto della volontà dei pazienti liberamente espressa nelle disposizioni di trattamento anticipate.
In quell’occasione, Riccio aveva segnalato l’impossibilità di fruire di tali disposizioni poiché la proposta modifica normativa comportava che le dichiarazioni dovessero essere depositate al comune di nascita e non al comune di residenza, preannunciando che lui avrebbe comunque rispettato le volontà dei pazienti contenute in qualsiasi documento ritenuto valido, al di là del suo deposito presso un ufficio di stato civile.
Nella lettera aperta “Obbedienza civile? La morte per compassione stia lontana dall’OglioPo”, i due ex consiglieri comunali avevano associato le sue dichiarazioni al famoso programma T4, il programma nazista di eutanasia che prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e di portatori di handicap.
“Ecco che un medico”, è una delle frasi pubblicate, “anzichè farsi prossimo in fedeltà al giuramento di Ippocrate, si offre di diventare carnefice”. Per Riccio, quelle affermazioni avevano paragonato il suo operato a quello di un “pericoloso nazista”, ed era partita la querela per diffamazione aggravata a mezzo stampa.
Sara Pizzorni