Ponte Calvatone, tema dei ristori
passa dalle "sfumature" di calamità
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“Tempi incomprimibili” e “stato di calamità”: sono le parole chiave attorno alle quali ruota la vicenda del ponte di Calvatone-Acquanegra sul Chiese. In caso di evento straordinario, infatti, come è stato tragicamente per il ponte Morandi di Genova, sarebbe potuto intervenire un commissario straordinario per azzerare i tempi della burocrazia. Ma a Calvatone non è così e dunque i tempi sono quelli dei normali appalti pubblici, più lunghi per quel che concerne permessi e incartamenti che per la costruzione vera e propria. Eccoli, i tempi incomprimibili.
Ma sulla calamità si può invece trattare ed è quello che la politica sta cercando di fare per garantire ristori a commercianti che, nel migliore dei casi, hanno perso il 30% del fatturato nell’ultimo anno e mezzo; o ai lavori che hanno visto aumentare il numero di chilometri a causa del ponte chiuso e con essi le spese. La calamità non è giuridica ma fattuale, è stato spiegato da Marco Carra e Matteo Piloni, consiglieri regionali che promettono di portare la partita al Pirellone. E, poi, anche al Governo. Una partita aperta, quella dei ristori, e possibilmente da vincere come spiega anche il sindaco di Bozzolo e consigliere provinciale a Mantova Giuseppe Torchio nell’intervista a CR1.
Intanto entro fine mese si terrà un incontro con l’assessore regionale ai Trasporti Terzi, perché il tavolo da territoriale diventi regionale.
G.G. (video Alessandro Osti)