Fumata nera per il Cda dell'Ato
Il centrodestra ottiene il rinvio
Fumata nera per la nomina del Consiglio di Amministrazione dell’Ato, l’Ufficio d’Ambito della Provincia di Cremona che si occupa del servizio idrico integrato e cioè dell’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue.
Ieri pomeriggio si è tenuta la Conferenza dei Comuni che avrebbe dovuto indicare i nomi dei tre componenti del Cda di propria competenza (altri due sono nominati dal presidente della Provincia), sintesi delle volontà delle 113 amministrazioni comunali della provincia di Cremona. Nulla di fatto: al termine di una discussione a tratti accesa dalla quale è emersa la mancanza di accordo dei sindaci, il presidente della Provincia Roberto Mariani in accordo con il presidente della conferenza sindaci Michel Marchi, hanno deciso di non chiudere l’assemblea ma di rinviarla con il medesimo ordine del giorno a data da definirsi, probabilmente a fine gennaio.
Qualche avvisaglia che l’accordo non si sarebbe trovato – nonostante febbrili tentativi last minute ieri mattina da parte dei mediatori – era emerso dal contenuto della lettera che circolava da inizio settimana, sottoscritta da 10 sindaci del centrodestra (primo firmatario Filippo Bongiovanni di Casalmaggiore) che lamentava la mancata condivisione tra i sindaci sui nominativi. In particolare, la cinquina proposta dal presidente Mariani prevedeva la conferma del Cda uscente, con una sola variazione: al posto di Ada Schiavini (area Lega, di Romanengo) sarebbe entrata Cinzia Fontana, ex vicesindaco di Crema ed ex senatrice del Pd. Confermati invece Stefano Belli Franzini (Pd, Gussola), Simona Pasquali (Pd, Cremona), Giovanni Leoni (Forza Italia, Casalmaggiore) e Luca Ferrarini (civico, Bonemerse). Per Mariani, “questo avrebbe dato modo di confermare 4 membri su cinque, quindi con una buona garanzia di continuità come avevano richiesto i sindaci, e al tempo stesso assicurare la rappresentanza territoriale”. Certo, senza la Lega, partito che pur avendo subito una forte emorragia di voti esprime ancora un certo numero di sindaci.
Per Marchi, se “è vero che l’assemblea dei sindaci è sovrana rispetto all’individuazione dei nomi del Cda, è altrettanto vero che la politica ha l’obbligo di fare una sintesi del territorio. Non è compito mio definire di chi sia la colpa del mancato accordo ma mi pare evidente che ci sia stato un problema di sintesi. Il presidente della Provincia si è assunto il ruolo di mediatore che non era perlatro nemmeno dovuto, e se c’è stato qualche inciampo credo che ciò sia avvenuto assolutamente in buona fede”.
Altri fanno notare le carenze delle segreterie dei partiti in questa mancata concertazione tra i sindaci e sottolineano l’anomalia di un sindaco (Bongiovanni) che non approva un Cda in cui figura il suo vice (Leoni).
Dall’assemblea sono poi emersi dubbi su un possibile conflitto di interessi per Cinzia Fontana in quanto componente del Comitato di indirizzo e controllo di Padania Acque: in pratica rivestirebbe la doppia veste di controllore e controllato.
All’interno del dibattito gli esponenti del centrodestra hanno infine eccepito una carenza nel regolamento per quanto riguarda la modalità di presentazione dei candidati e le modalità del voto. Ma questo sarà tema per il prossimo Cda. Dunque tutto rinviato a fine gennaio, ma la cosa potrebbe andare ancora più per le lunghe perchè per regolamento il rinnovo dell’organo amministrativo può avvenire entro un anno dall’insediamento del presidente della Provincia, quindi c’è tempo fino al prossimo ottobre.
Non è la prima volta che, sul tema dell’acqua, sindaci e partiti sembrano non dialogare, come ha dimostrato la querelle della scrsa etste per il rinnovo del Cda di Padania Acque.
Giuliana Biagi