Cultura

Sabbioneta si fa teatro per
Monteverdi: due eventi in uno

Sabato 7 dicembre al teatro all’Antica di Sabbioneta, uno dei più straordinari luoghi d’epoca gonzaghesca, l’Associazione Culturale L’Orfeo presenta un progetto originale che abbina “Il ballo delle ingrate” e “Il combattimento di Tancredi e Clorinda” di Claudio Monteverdi e, creando una commistione tra musica antica e danza rinascimentale, intende rafforzare il pathos drammatico e la forza espressiva già ampiamente presenti nella musica del Divino Claudio.

La serata si comporrà di due momenti. Il primo affidato a un cast che coinvolge Angelo Manzotti, controtenore, Davide Benetti, basso, Nina Cuk, contralto, Cecilia Rizzetto, soprano, Ensemble Vago Concento, Marcello Rossi Corradini, maestro al cembalo. La realizzazione scenica, per la regia di Angelo Manzotti, prevede l’intersecarsi tra la musica antica e la danza rinascimentale/contemporanea attraverso le coreografie appositamente create da una artista esperta e specializzata sulla danza tanto Rinascimentale quanto contemporanea: Isabella Cortellazzi. I costumi filologici ricreati da Tirelli e legati al primo ‘600 Gonzaghesco accentueranno maggiormente l’atmosfera dell’epoca.

Nella seconda parte della serata, dedicata all’ottavo libro dei madrigali, viene proposto un altro celebre componimento di Monteverdi “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda”, di cui ricorrono quest’anno i 400 anni dalla prima esecuzione (1624). Qui un solo cantante – Angelo Manzotti – darà vita al testo e ai due personaggi, mentre l’azione scenica sarà affidata ai figuranti dell’Associazione l’Orfeo.

La serata, organizzata da Associazione L’Orfeo, è patrocinata da Fondazione Sabbioneta Heritage e Comune di Sabbioneta. Il biglietto d’ingresso costa 20 €. Per informazioni e prenotazioni: T. 333 8940508.

Mercoledì 4 giugno 1608 si celebrarono le nozze tra Francesco IV Gonzaga e Margherita di Savoia. I festeggiamenti furono accompagnati dalle rime del poeta Ottavio Rinuccini e dalla musica di Claudio Monteverdi, compositore all’epoca a servizio della Corte, in qualità di Maestro di Cappella nella Basilica Palatina di Santa Barbara. “Il Ballo delle ingrate” accompagnò i festeggiamenti seguenti allo sposalizio: va ricordato che Vincenzo e Francesco Gonzaga,

Pubblicato da Monteverdi nel 1638 quale libro ottavo dei suoi Madrigali, è composto da alcune azioni coreografiche tenute insieme da interventi cantati, secondo la struttura del balletto cortese che soprattutto in Francia stava conoscendo i suoi frutti più elaborati. Il supporto narrativo è assai semplice. Essendo divenuti inefficaci gli strali d’Amor, Venere decide di scendere agli inferi a pregare Plutone di liberare le anime di coloro che in passato furono insensibili al suo potere e che ora languono nel più profondo dell’abisso per quell’antica durezza. La vista di tale orrido esempio dovrà indurre le dame presenti a non essere più così rigide nei confronti dei loro innamorati. Le “ingrate”. Gli spiriti delle “ingrate” entrano e danzano “a due a due… a passi gravi” mentre Plutone rivolge un monito alle donne del pubblico.

Ispirato a “La Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso, egli pure assoldato a Corte Gonzaga, “Il combattimento di Tancredi e Clorinda” è breve opera che trae il suo bellissimo testo poetico dal XII canto del Tasso. Clorinda è l’eroina del campo mussulmano mentre Tancredi, nobile francese al seguito di Goffredo di Buglione, è uno dei più valorosi crociati cristiani che combattono per liberare il Santo Sepolcro. Tancredi è ammaliato dalla giovane pagana senza macchia, altera e forte; è irretito da colei che esprime forza, purezza e fierezza nobile. Ma il destino fa sì che i due si affrontino in duello e che la giovane perisca per mano dell’innamorato.

“Dopo aver dato fuoco nella notte alla torre di guerra preparata dai cristiani, Clorinda si attarda a rientrare a Gerusalemme e troverà le porte della città sbarrate. Nel profondo della notte cercherà un altro varco, ma invano e Tancredi, che ha ravvisato in lei vestita di armatura ed elmo un guerriero, la insegue senza tregua. Le loro parole saranno di guerra e di morte nel duro scontro che seguirà. Inizia un duello feroce. Viene evocata la Notte che tutto avvolge e copre e non permette si vedano le gesta dei due agguerriti combattenti. Della Notte, velata di nero, misteriosa – spiega Manzotti – ho creato un personaggio, un deus ex machina, che ora blocca i due guerrieri e ora li incita alla ripresa del combattimento.

La Notte è forse la Morte, o la Pietà che, nel momento più tragico della vicenda, interverrà con la sua presenza. Nel momento in cui Clorinda viene ferita a morte questo strano personaggio recherà la coppa piena del sangue di Clorinda. Alla richiesta del battesimo da parte di Clorinda, questa Notte/Morte porterà una nuova coppa, con l’acqua del battesimo: l’acqua della vita in Nostro Signore, vita eterna. La disperazione di Tancredi, che scoprirà di aver ucciso la donna amata, si placherà solo nel gesto del battesimo a lei, nel segno della Croce e nelle soavi parole di lei che morendo pronuncerà.  Clorinda è nella luce di Dio, muore felice. Le passioni terrene sono un nulla rispetto all’amore di Dio e alla vita che ci aspetta dopo la morte.

Il rito del sangue è pensato come una simbologia: il sangue versato da Clorinda è il sangue di tutte le vittime che vengono sacrificate dalla ottusa brutalità umana, è come il sangue di Cristo: è versato per la redenzione di noi tutti, mentre l’acqua del battesimo sarà la purificazione che non ti offusca più la vista di Dio, ma ti eleva dalle cose terrene e ti permette di giungere davanti a Lui. Clorinda Donna, Cristiana, Redenta e che ha già compreso tutto del suo destino: Colei di gioia trasmutossi e rise, e in atto di morir lieta e vivace dir parea: S’apre il ciel, io vado in pace…”.

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