Addio a Clementina Zaffanella,
apprezzata maestra: due ricordi
Era la mamma di un amico, di un conoscente, di un coscritto, in uno di quegli angoli della bassa in cui anche le pietre dei vicoli si conoscono. Era la mamma di tutti, qualcuno di certo ci è cresciuto in casa, come spesso capitava, così erano le mamme allora, quando la vita era nostra, mamme universali.
Ma era anche la maestra, di quelle che per arrivare ad esserlo, in quei tempi là, dovevano dimostrare milioni di qualità, a differenza degli uomini a cui ne veniva richiesta, si e no, una. La maestra da cui sono passate più generazioni, una maestra, potremmo dire, missionaria, carica e convinta dell’importanza del suo ruolo.
Clementina Zaffanella, classe ’33, nasce a Quattrocase, paese a cui rimane legata tutta la vita. Figlia di maestra lo diventa a sua volta facendone una ragione di vita, una missione. Ancora giovanissima si appassiona alla politica e frequenta a Roma, la scuola di formazione dell’allora DC, la Camiluccia, voluta da Fanfani, dove conosce Tina Anselmi per la quale conservò sempre un affettuoso ricordo.
Un tempo la politica richiedeva un periodo di formazione, come è giusto fare prima di intraprendere qualsiasi tipo carriera, così nacquero all’uopo le scuole di partito. Fu vigilatrice alla casa al mare, assessore alla cultura sotto la giunta Orioli e infine maestra per ben quarantatre anni prevalentemente tra Vicoboneghisio, Cappella e Vicobellignano.
Donna moderna, colta e di carattere, capisce in giovane età l’importanza della cultura e dedica la sua a vita a trasmetterne le fondamenta, generazione dopo generazione, convinta dell’importanza della scuola come motore di crescita e miglioramento. La maestra Clementina è una di quelle persone, che nel loro piccolo angolo di mondo, ha saputo portare cambiamenti migliorandolo, una di quelle gocce, che insieme ad altre sparse qua e là, fanno il mare.
La salutiamo così la maestra Clementina, come figli e alunni grati. Una donna di grande fede, i cui funerali, seguiti dalle onoranze funebri Mantovani, saranno celebrati lunedì alle ore 15 alla chiesa di San Francesco, dove la salma giungerà mezz’ora prima.
Giovanna Anversa
Apprendo con dolore la notizia della scomparsa della maestra Clementina Zaffanella, per noi tutti di Vicoboneghisio la maestra Tina. Chi passa per Via Bellini, di fronte alla canonica, vede l’edificio ormai dismesso da anni delle vecchie Scuole elementari. Io che ho avuto la fortuna di frequentarle, ricordo la Cinquecento gialla della mia maestra parcheggiata proprio lì davanti.
La maestra Tina è stata la mia insegnante per tutti gli anni delle elementari, tranne la quarta. La ricordo con la sua vestaglia nera e i capelli biondi, con la voce dolce e i modi gentili. Per me frequentare la scuola era una festa perché Lei sapeva suscitare la curiosità degli alunni, rendendo ogni spiegazione talmente interessante che, ascoltarla era sempre un piacere. Ricordo che al mio paese c’erano solo due maestre per cinque classi perché eravamo talmente in pochi che si rendeva necessaria la “pluriclasse”.
Per capirci, una maestra aveva prima e seconda e l’altra terza, quarta e quinta. Nella mia classe, ad esempio, eravamo solo in tre ma questo non significava che eravamo trascurati o che non seguivamo il programma didattico del nostro anno. Non so come facesse, ma la maestra Tina non trascurava nulla e riusciva a portare avanti con efficacia fino a tre programmi diversi. Mi colpiva talmente con le sue spiegazioni che il giorno dopo riuscivo a ricordarle parola per parola, senza fatica. I momenti più belli erano, per me, quando leggeva i racconti o le poesie con una partecipazione che nasceva dalla sua fine sensibilità.
Mai noiosa, mai pesante, mai nervosa imponeva la disciplina quasi senza alzare la voce e sapeva calibrare nel modo giusto attività più impegnative con altre più leggere. Devo sicuramente a Lei, che ammiravo tantissimo, la decisione di diventare maestra, che praticamente presi già negli anni della Scuola elementare. Quando la Scuola di Vicoboneghisio venne chiusa, dovette trasferirsi prima a Cappella, poi a Vicobellignano dove, nonostante i notevoli cambiamenti avvenuti nella Scuola, ebbe modo di venire apprezzata come meritava.
Lascia il figlio Gianpietro, che un po’ da bambina invidiavo perché aveva una mamma maestra così brava… Nell’augurarmi che sia stata sempre consapevole di aver gettato i semi del sapere in tanti alunni che La ricordano con affetto, ora mi piace pensarla in Cielo, insieme ai numerosi Suoi cari che l’hanno preceduta, dei quali non posso non ricordare la Sua adorata mamma, maestra anche lei e l’amatissimo marito, Aldo Lazzari, già comandante dei Vigili Urbani di Casalmaggiore.
Maria Luisa Feroldi