"Quando Bertolucci mi cercò per
Novecento": l'intervista a Morandi
Bernardo Bertolucci aveva conosciuto Giuseppe Morandi. E non viceversa: è giusto usare questa formula, perché fu proprio il regista parmigiano che, alle prese con le operazioni preliminare per arrivare poi a realizzare “Novecento”, cercò il fotografo e filmaker piadenese per poter utilizzare al meglio la sua conoscenza del mondo contadino.
Bertolucci gira “Novecento” nel 1976, quando il mondo dei “paisàn”, i contadini di una volta, quelli con aratro e zappa, ha cessato di fatto di esistere. Una cesura netta, risalente più o meno al boom economico successivo alla Seconda Guerra Mondiale. E dato che “Novecento” è ambientato nell’epoca del Ventennio fascista, Bertolucci – che ad una visione a volte poetica e “libera” sapeva unire anche un’attenzione al dettaglio storico – era venuto a conoscenza dell’opera di Morandi, tradotta in fotografia ma anche in un docufilm della durata di quasi due ore, e aveva deciso di incontrarlo.
Ecco perché fu Bertolucci a cercare, e conoscere, Morandi. E assieme a lui, inseparabile dietro un rapporto a volte da cani e gatti ma sempre improntato su schiettezza e amicizia, Gianfranco “Micio” Azzali: non mancarono anche alcuni bisticci, di stampo per così dire politico, con Bertolucci visto come borghese e Morandi e Azzali sempre dalla parte proletaria. Un braccio di ferro che si “risolse” con la garanzia del giusto pagamento alle comparse, quasi tutte del comprensorio Oglio Po, ingaggiate per il kolossal.
In questo documento, che assume oggi, con la scomparsa di Morandi, un valore ancora più importante, ecco l’intervista proprio al fotografo piadenese, che nel 2016, quarantesimo anniversario del film, ricordava il rapporto con Bertolucci e quei giorni storici per il nostro territorio. Una intervista realizzata per “Una storia di casa nostra”, documentario andato in onda nel dicembre 2016 su Cremona 1 per ricordare i 40 anni di “Novecento”.
Giovanni Gardani