Fauna selvatica, a Mantova nel
2024 oltre 700mila euro di danni
Calo delle domande pervenute, ma conteggio dei danni periziati che rimane in linea con quelli degli anni scorsi. Questa la tendenza che emerge dal report sui danni da fauna selvatica alle produzioni agricole in provincia di Mantova, realizzato da Regione Lombardia e presentato pochi giorni fa.
Il documento, ancora una volta, descrive una situazione non facile: nel 2024 infatti, nel periodo compreso tra gennaio e settembre (quindi il dato finale sarà ancora più alto), l’importo totale dei danni periziati ha toccato quota 743.222 €, in calo rispetto al dato 2023 (858.029 €) ma sostanzialmente in linea con quello 2022, quando si arrivò a poco più di 765.000 €. In calo invece le domande pervenute, che toccano quota 151 (delle quali metà presentate da Confagricoltura Mantova).
Erano 212 nel 2023 e ben 223 nel 2022: «Il fatto che le domande calino ma la conta dei danni resti grossomodo la stessa – analizza Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – ci fa capire l’entità del problema. Quest’anno infatti abbiamo una media danno per singola domanda pari a oltre 4.900 €. La gestione della fauna selvatica, sempre più complessa, è una voce di costo allarmante per le nostre aziende agricole».
Rispetto al conteggio totale, sono 133 le domande ammesse a indennizzo, per una cifra pari a 526.498 € (il 71% del totale). Di quest’ultima cifra, 500.120 € verranno stanziati da Regione Lombardia, mentre i restanti saranno a carico di ATC: «Il calo delle domande – prosegue Cortesi – ritengo sia dovuto a due fattori. Il primo è legato al fatto che molte aziende hanno esaurito il De Minimis, l’aiuto di Stato (fino a 25.000 €, ndr) che per essere elargito non ha bisogno di ok dall’Europa. In secondo luogo, in passato molte situazioni non sono state valutate a dovere, e questo ha fatto perdere fiducia negli indennizzi. Noi però raccomandiamo sempre di segnalare tutto».
Scendendo nel dettaglio del report, vediamo che le colture più colpite nel 2024 sono state il cocomero (258.545 €), la soia (91.911 €), il mais da granella (84.201 €), il melone (63.047 €), le piante in vivaio (58.142 €) e il riso (36.764 €). Queste colture rappresentano il 79,5% del totale dei danni periziati. Passando invece al dettaglio delle specie che causano danni, al primo posto troviamo la lepre, con 461.806 €, seguita da cornacchia grigia (36.405 €), piccione (37.341 €), fagiano (25.286 €), anatidi (33.644 €), cinghiali (6.984 €), colombaccio (4.040 €) e capriolo (1.738 €). Nel conteggio non sono presenti le nutrie, non indennizzabili per norma nazionale vigente.
A livello geografico, l’area ATC (Ambiti territoriali e di caccia) più colpita è, come lo scorso anno, la 6, quella cioè della sinistra Mincio, tra Roverbella e Ostiglia, con 199.179 €. Al secondo posto l’ATC 4 (destra Mincio) con 155.175 €, al terzo l’ATC 1 (da Quistello a Felonica) con 151.022 €. «Nell’ultimo quinquennio – analizza Cortesi – il conto dei danni causati da fauna selvatica arriva quasi a 4 milioni di euro, un dato preoccupante. Abbiamo visto, con aviaria e Psa, quali sono i rischi di una diffusione incontrollata dei selvatici, occorre che le autorità competenti inizino ad affrontare seriamente la questione».
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