Addio a Giuseppe Morandi,
"salvò" i paisàn e la cultura agreste
Una vita per la sua Piadena, una vita per i suoi “paisàn”, quelle figure che aveva contribuito a immortalare con la sua macchina fotografica prima che sparissero del tutto. Ha lasciato un solco profondo nella vita Casalasca e della Pianura Padana Giuseppe Morandi, classe 1937, spirato nelle scorse alla casa di riposo del Vho di Piadena, dove era ricoverato da un anno e mezzo.
Giuseppe Morandi, nativo proprio del Vho, ha legato la sua figura alla cultura contadina, ma non solo: a lui aveva chiesto consiglio, oltre che all’amico fraterno Gianfranco “Micio” Azzali, il regista Bernardo Bertolucci, quando proprio nel 1976 era arrivato nelle terre Casalasche per girare il suo kolossal “Novecento”.
Proprio Morandi, con Azzali, è stata una figura chiave della Lega di Cultura di Pontirolo, uno spazio fisico ma soprattutto culturale, quasi fuori dal tempo, capace di portare avanti i canti della tradizione e più in generale tutto quanto era legato alla vita agreste.
Politicamente un’anima di sinistra, ha contribuito a trasmettere messaggi culturali forti grazie alla sua macchina da presa e alla fotocamera, mentre grazie al Maestro Mario Lodi aveva dato vita a una collaborazione molto proficua: Morandi scriveva in dialetto i suoi pensieri, spesso vere e proprie didascalie alle fotografie, e il Maestro traduceva in italiano. Da ricordare anche il suo grande impegno per gli ultimi e gli umili e l’attenzione ai migranti, che aveva poi concretizzato in una delle sue mostre fotografiche più celebri dal titolo “La mia Africa”.
La salma di Giuseppe Morandi sarà trasportata alla Lega di Cultura di Pontirolo, nonché abitazione di Gianfranco Azzali, da venerdì 15 novembre e qui rimarrà fino a domenica 17 novembre, quando si terrà l’ultimo saluto, in forma laica come espresso dallo stesso Morandi.
Giovanni Gardani