Industriali in assemblea: "Decidiamo
di fare scelte senza timori"
“Scegliere spetta e distingue l’uomo: le scelte che siamo chiamati a fare determinano la nostra essenza, la nostra vita e anche quella degli altri. Una Nazione, una comunità, una famiglia fanno scelte, noi imprenditori passiamo la vita a fare scelte. In quest’ottica anche non scegliere è una scelta: perché abdicare ad un dovere determina assunzioni di responsabilità”. Si è così aperta, con le parole del presidente Stefano Allegri, l’assemblea degli industriali cremonesi nel padiglione di Cremona Fiere. “Scelte” il titolo identificato per questa nuova edizione, che punta ad affrontare tematiche calde per il futuro del settore, in un contesto economico sempre più complesso.
Al centro del discorso di apertura, Allegri punta il focus su diversi aspetti, dalle guerre in corso fino al ruolo giocato dall’Italia e dall’Europa.
LA SCELTA TRA GUERRA E PACE
“La guerra è una scelta! Non è per caso o per fatalità: ed è sempre sbagliata e dolorosa. Una soluzione che nasce dal rigettare percorsi di confronto e di dialogo – afferma il presidente di Confidustria Cremona – si dice che sia un “male necessario” per raggiungere obiettivi strategici, difendere interessi nazionali o garantire sicurezza. La storia insegna che non è così: le soluzioni militari raramente risolvono le cause profonde dei conflitti che possono essere economiche, geopolitiche, sociali (come la povertà e le disuguaglianze) o etnico religiose. L’Europa però non è sempre stata l’isola felice che conosciamo: è il risultato di un progetto nato 80 anni fa dal periodo più buio di vissuto dall’umanità, terminato con la fine del secondo conflitto mondiale. Dobbiamo quindi essere consci che questa fortuna è un privilegio da custodire e coltivare e non una rendita garantita.”
IL FUTURO DELL’EUROPA
“Oggi i grandi ideali e le grandi visioni hanno lasciato spazio a qualcosa di diverso – prosegue Allegri – un’Europa sempre più caratterizzata da vincoli, iper-regolamentazione di qualsiasi cosa, che ha trovato l’apice nella svolta ideologica sottesa al green deal, un progetto di transizione ambientale che in questo decennio sta demolendo la manifattura continentale. L’Europa del mandato appena terminato è stata autrice di scelte inspiegabili. Senza rendersi conto che, in un mondo in crescita e sempre più competitivo, la sopravvivenza europea può dipendere solo dalla capacità di difendere quello che gli altri non hanno: la manifattura, che è stata vista, in questi anni, più come un fastidio che un’opportunità.”
Al centro delle critiche avanzate da Allegri contro l’Unione Europea, l’intenzione di voler raggiungere, la neutralità climatica a tutti i costi, anche a discapito del mondo industriale ed economico.
“I costi saranno inevitabilmente a carico di imprese e famiglie. Questa è l’ideologia alla base di tutto: le credenze, le opinioni, le convinzioni che hanno portato a pensare che l’Europa fosse così significativa a livello globale che di fronte a qualsiasi scelta, per quanto azzardata, gli altri paesi del mondo, anziché approfittare del vantaggio competitivo offerto, sarebbero stati costretti ad inseguirci – ha affermato, a tal proposito, Allegri – Non è stato nemmeno valutato il reale contesto economico globale, da un lato, o la concreta disponibilità di tecnologie adeguate a perseguire questi ambiziosi obiettivi che oggi appaiono per quello che sono: un sogno irraggiungibile. Molte voci si sono alzate ad esprimer il disappunto sul progetto Green Deal. Per invertire il trend climatico, servono politiche pubbliche e regolamentari che definiscano obiettivi e priorità ambientali, senza entrare nel merito delle specifiche tecnologie! Perché la neutralità è l’unico strumento in grado di stimolare la concorrenza tra tecnologie, favorendo l’innovazione.”
Tra gli esempi più rappresentativi quello del mercato dell’auto, che ha visto una netta crescita per la Cina.
“Dal 2018 al 2023 la quota di auto elettriche e plug-in immatricolate nel mondo è aumentata considerevolmente ed oggi il 60% di questo mercato è cinese. Loro detengono il know how e quasi tutte le materie prime necessarie per questa nuova sfida alla mobilità – ha proseguito il Presidente – la Politica non si è limitata a definire il giusto obiettivo di ridurre le emissioni, ha preteso anche di definire “il come farlo”, prevaricando la neutralità tecnologica, e dando un colpo quasi mortale al più grande e ricco settore manifatturiero del nostro continente, imponendo l’unica scelta dell’auto elettrica. Il tutto senza lasciare nemmeno una possibilità alla ricerca ed all’innovazione di trovare altre soluzioni. Oggi il futuro dell’auto, dopo 70 anni dalla sua prima fabbrica nel 1953 è ormai saldamente cinese, mentre in Europa si chiudono gli stabilimenti.”
Come fare, quindi? “Basterebbe sostituire i modelli caratterizzati da vecchie tecnologie (da euro 0 fino ad euro 5) in un arco di 5 o 6 anni attraverso un sistema di sostegno per i consumatori. Questo avrebbe un beneficio enorme a favore dell’ambiente in primis, e del settore manifatturiero più importante del nostro continente con ricaduta positiva su imprese e società. Sicuramente i risultati nel 2030 sarebbero migliori di quelli che oggi si prospettano – suggerisce Allegri – Per poter competere con il resto del mondo il nuovo governo europeo dovrà cambiare passo e farlo velocemente perché gli altri non solo non ci aspettano, ma approfittano di questo disorientamento che ormai dura da troppo tempo e che si traduce in un enorme svantaggio competitivo per le nostre imprese“.
IL RUOLO DELL’ITALIA
“Per avere più Europa serve più Italia – afferma il Presidente di Confindustria Cremona nel suo discorso – noi siamo un paese fondatore del sogno europeo, e ricordiamoci che non siamo secondi a nessuno e che rimaniamo fra le prime economie del mondo, grazie ad una storia unica di grande tradizione, varietà e capacità di “inventare”, di creare da zero, che tanti hanno cercato di imitare.”
Tra i punti di forza del nostro paese in campo economico e mondiale, il suo essere capace di essere protagonista in numerosi settori.
“Dobbiamo però agire e la politica deve fare le sue “Scelte”. La politica deve “Scegliere” di cambiare un Paese in cui non si può realizzare nulla: strangolati da una burocrazia difensiva e avvezza alla fuga dalla firma – prosegue Allegri – Una burocrazia che ormai blocca qualsiasi cosa. Per ogni iniziativa in cui è prevista una spesa e che per la sua realizzazione siano necessari tempi minimamente accettabili come, ad esempio, quelli previsti dal PNRR, serve la nomina di un commissario speciale. Il resto è tutto fermo.”
Altro problema per il nostro Paese, l’ingente debito pubblico. “Si deve agire subito. Attraverso la spinta ad un debito buono che, come descritto da Draghi, finanzia investimenti produttivi e innovativi, capaci di generare un ritorno economico e sociale superiore al costo del debito stesso. Pensiamo ad esempio ad investimenti infrastrutturali, reti di trasporto, istruzione, formazione e sviluppo del capitale umano.”
“Altrettanto importante è scegliere di incidere sul denominatore del rapporto debito/pil, sostenendo e facendo il tifo per la crescita della ricchezza – ha detto Allegri – Questo denominatore, il PIL, è l’economia reale: sono le nostre imprese, industrie piccole, medie e grandi che poi sappiamo tutti essere la vera forma di garanzia verso i creditori del nostro paese. Se il mondo dell’impresa è di fatto l’unico punto saldo che può garantire la sopravvivenza del nostro sistema economico e sociale, esso va tutelato ed aiutato.”
Serve quindi “una politica industriale che si occupi anche di politiche del lavoro per migliorare il benessere delle persone e delle famiglie attraverso la riduzione del cuneo fiscale; detassando gli elementi variabili delle retribuzioni come straordinari e premi e facendoli godere interamente ai lavoratori. Una politica industriale che si occupi anche di giovani, scuola e, soprattutto, di invertire la curva demografica. Non è sicuramente una singola legge di bilancio che può cambiare il corso della storia economica del Paese, occorre avere una idea di futuro, una visione prospettica”.
LE SCELTE PER CREMONA
Al centro del discorso di Allegri, anche il ruolo giocato da Cremona e dalla Lombardia.
“La Provincia di Cremona ha delle peculiarità produttive che la rendono competitiva. In un territorio che è a sua volta il più competitivo d’Europa, la Lombardia – ha sottolineato il Presidente – in questo contesto, la nostra Provincia ha necessità di colmare molti gap di competitività, iniziando dalla rappresentanza politica e quindi da ciò che essa comporta: come ad esempio la mancanza infrastrutture. Oggi la parte sud della Lombardia necessita più che mai di strade, autostrade, ponti e ferrovie. L’impegno allo sviluppo della nostra Associazione e di noi imprenditori si chiama Masterplan 3C: Se da un lato, purtroppo, nella parte pubblica qualcuno non ha ancora compreso il valore di questo progetto, dall’altro colgo l’occasione per fare un plauso al nuovo Presidente della Provincia, Roberto Mariani, che ha deciso di inserire il masterplan 3C come priorità del suo programma di governo del territorio.”
“Se i valori europei sono la pace, la libertà, l’equità, la democrazia, essi devono essere sorretti con il benessere e la prosperità – ha concluso Allegri – allora tutto ruota intorno alle scelte. Per noi le scelte non hanno un nome, ma un oggetto. Non conta chi le fa, ma come sono fatte“.
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