Non sfruttarono i lavoratori
Assolti i vertici di Avigest
Erano accusati di aver impiegato lavoratori stranieri, in parte privi di permesso di soggiorno, sottoponendoli a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno. A tre anni di distanza da quei fatti, il giudice ha assolto con formula piena Arnaldo Badalotti e Lorenzo Busi, i soci amministratori di Avigest, società agricola di Scandolara Ravara leader nel mercato della distribuzione delle uova. Anche il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto l’assoluzione, anche se per mancanza di prove. I due imputati erano difesi dagli avvocati Michele Tolomini e Marcello Lattari.
Il blitz dei carabinieri di Scandolara Ravara, coadiuvati dal personale del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Cremona, era avvenuto nel settembre del 2021, quando era stata notata la presenza di diverse persone impegnate in attività lavorative all’esterno dell’azienda. Al momento del controllo, in Avigest c’erano sette dipendenti, per l’accusa senza alcun contratto di lavoro regolare ed uno senza permesso di soggiorno. Tutti avrebbero lavorato in nero, alloggiando in condizioni di fortuna all’interno di un capannone dell’azienda dove erano state posizionate alcune brandine, due frigoriferi e un fornello a gas con delle sedie per poter consumare i pasti.
Il controllo si era concluso con un maxi multa e con la denuncia dei legali rappresentanti di Avigest per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno e omessa informazione ai lavoratori. L’azienda era stata sottoposta a sequestro.
In quel periodo Avigest stava cambiando gli impianti, e aveva investito 4 milioni di euro nelle voliere delle galline che dovevano sostituire le vecchie gabbie. I lavoratori trovati dai carabinieri erano tutti dipendenti della System Poultry, azienda milanese che dalla Avigest aveva acquistato le vecchie gabbie per poi rivenderle nei mercati esteri. I lavoratori dovevano quindi smontare le vecchie voliere, un lavoro che avrebbe impiegato del tempo, tanto che erano stati alloggiati nel magazzino dove si stoccano le uova. Nel processo è stato accertato che il dormitorio era in regola. Non solo: per consentire il cambio di impianti, i capannoni della Avigest erano stati liberati e non era in corso alcuna attività: tutte le 350mila galline erano già state mandate al macello.
“Avigest”, ha evidenziato l’avvocato Tolomini, dopo aver premesso che “un’attività di indagine deve essere sempre la più rigorosa possibile”, aveva “interrotto l’attività e si era organizzata per fare intervenire la System Poultry”. “Tra le due aziende”, ha detto a sua volta l’avvocato Lattari, “c’era stato un rapporto di mera compravendita con l’onere di smontaggio a carico della System Poultry”. Per i legali, gli imputati “non hanno sfruttato alcuna manodopera”. E il giudice ha dato loro ragione.
Sara Pizzorni