Cronaca

Francesca oggi avrebbe 40 anni:
ricordi e pensieri pulsano ancora

“Danza per me non per la danza”. Così cantava Giovanni Lindo Ferretti in “Le qualità della danza”, un pezzo del 1989 in cui il testo è brevissimo, essenziale, e poi si viene trascinati via da una musica orientale che invita a lasciare perdere tutto e cominciare a ballare.

In quel verso c’è tutto: la danza come dono e dimostrazione d’amore, come atto fisico, rituale, artistico. L’uomo balla, prima ancora di cominciare a camminare, prima di diventare ciò che noi chiamiamo uomo. Prima di scrivere, prima di parlare e di disegnare, comincia a ballare.
Primordiale e al contempo evoluto, istintivo eppure disciplinato, sacro e profano allo stesso tempo, il fenomeno della danza.
Fatica, sudore, anni di impegno, garretti d’acciaio e muscoli tirati a lucido che fanno scaturire armonia, equilibrio e bellezza lasciando a bocca aperta noi spettatori.

Ricordo ancestrale che rimane per sempre, per chi ha conosciuto Francesca Cerati e per chi non l’ha conosciuta, ma la conosce ogni giorno nella memoria collettiva di una comunità.

Il cervello di una donna, dai 40 anni in poi, è come una bomba ad orologeria che intraprende il suo ultimo giro ormonale, ogni anno che passa aumentano le connessioni neuronali e di conseguenza si aprono nuovi pensieri, interessi, emozioni. Quando arriva agli “anta” la donna ha ormai raggiunto la piena maturità ed ha una percezione di sé, delle sue voglie o non voglie e del suo corpo reale e consapevole, sa esattamente cosa vuole ed ora è capace di prenderselo, tanto quanto finalmente, sa pronunciare la parola NO! Si sente più attiva, più viva, e pronta a ripulire la propria vita da situazioni, esigenze e costrizioni materiali e morali che per anni l’hanno bloccata emotivamente; e piacevolmente si stupisce di sentire ancora la propria personalità espandersi, superare i confini dell’Ego e diventare sempre più illuminata.

Avrebbe compiuto 40 anni oggi Francesca Cerati, se nel giorno dedicato alla donna, non fosse stata portata via da questo mondo per un altro, che se destinato a lei, non può che essere migliore. Oggi sarebbe una donna con sogni e progetti realizzati, altri da realizzare, altri ancora da progettare. Come sarebbe la sua vita se il pianeta eterno non l’avesse reclamata così presto, che donna sulla soglia della mezza età sarebbe?

Non possiamo saperlo. Possiamo però immaginare come avrebbe impiegato il tempo se ne avesse avuto di più: con coraggio, entusiasmo e lealtà. Francesca era così, positiva e determinata, concreta, razionale ma non per questo priva di sogni e più di tutto era dolce e gentile. Il tempo, di cui spesso non ci accorgiamo perché troppo veloce o che al contrario percepiamo lento e greve gettandone al vento buona parte, lei non lo avrebbe sprecato, ne avrebbe goduto rendendolo proficuo.

Oggi, a distanza di sette anni da quando il tempo terreno le è stato negato, la immaginiamo là, nel mondo delle anime salve dove tutti i sogni si avverano, mentre festeggia i suoi 40 anni sfoggiando quel suo bel sorriso largo, aperto e contagioso di cui tutti portiamo ricordo.

Francesca era energia, era bellezza. Era farfalla che si apriva in ogni dove. Era fiore, rosa e fiore di campo. Parliamo al passato, che resta un passato presente. La immaginiamo nelle luci gialle di una storia parigina, a sorridere nelle storie delle nostre compagne, a vendere, sempre alle nostre compagne, le sue produzioni ricche di fervida creatività e fantasia.

La immaginiamo e ancora ricca di sorrisi e di vita, ch’io ancora la sento in ogni organizzazione. Francesca ci ha lasciato, ma non ha mai smesso di stringerci le mani e non ha mai smesso di sorriderci tramite mamma Laura e papà Vincenzo. Un sorriso eterno, così come è eterna l’energia che ci sovrasta.

Giovanna Anversa-Nazzareno Condina-Stefano Superchi
(dal blog Officina Coolturale)

 

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