Cronaca

Il prefetto lascia Cremona: bilancio
di 2 anni e mezzo di attività

Il prefetto di Cremona, Corrado Conforto Galli, si appresta a lasciare Cremona, dopo due anni e mezzo alla guida della locale Prefettura. Un periodo di lavoro intenso, che si conclude con un “bilancio estremamente positivo, perché sia sotto il profilo umano che professionale è stata un’esperienza straordinaria e molto significativa. In questi due anni e mezzo ho avuto l’onore e il privilegio di svolgere questo incarico, in una realtà che reputo sana, leale e generosa” sottolinea l’interessato.

In questo lasso di tempo lei ha puntato molto sulla collaborazione interistituzionale interforze, coordinando un comitato per la sicurezza pubblica. Cosa ci può dire di questa esperienza?
“Sono assolutamente soddisfatto, in quanto credo che l’aspetto più qualificante di questo periodo sia stato proprio quello della collaborazione che ho trovato tra istituzioni e società civile. Credo che questo sia un patrimonimo importante per Cremona, a volte forse sottovalutato. Questa grande collaborazione, fattiva e sinergica, caratterizzata da una visione comune, è stato l’elemento caratterizzante che ha agevolato fortemente la mia attività, e mi ha consentito di lavorare al meglio e spero anche proficuamente”.

Quale è stata la situazione più problematica che vi siete trovati ad affrontare?
“Sono state tante. Voglio ricordare soprattutto quella che ho affrontato appena insediato. Era il periodo dell’afflusso dei profughi ucraini, a seguito del conflitto bellico russo-ucraino. Ci siamo trovati a dover organizzare tutto il sistema dell’accoglienza, che riguardava sia gli aspetti di ordine e sicurezza pubblica sia quelli umanitari. Si trattava soprattutto di nuclei familiari, costituiti da donne e da bambini. Affrontare questa emergenza mi ha consentito di conoscere da subito con tutte le realtà provinciali, sia sotto il profilo della sicurezza che dell’accoglienza, e ho potuto constatare come vi sia stata una risposta straordinaria da parte del sistema di accoglienza provinciale, sia dal punto di vista operativo che dal punto di vista umano”.

Parliamo di sicurezza. Lei ha sempre sostenuto, in questi anni, che Cremona è una città sicura, cosa che confermano anche i dati. Tuttavia non mancano le situazioni un po’ problematiche…

“Confermo che la situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica in provincia di Cremona non è allarmante. Questo, come ho sempre ripetuto, non significa cullarsi sugli allori, nè che si vada a sottovalutare certi fenomeni. Al contrario l’attività di prevenzione è proprio quella su cui, insieme al responsabile provinciale delle forze di polizia e ai sindaci del territorio, abbiamo puntato molto. Del resto, la sicurezza è uno di quegli elementi più rilevanti per un cittadino nella sua valutazione della qualità della vita, e di conseguenza è giusto che ci sia un’asticella sempre più alta. Questo rappresenta anche uno stimolo per le forze dell’ordine. Esistono sicuramente determinate fenomenologie, magari legate a una questione stagionale: pensiamo ad esempio alle risse e agli schiamazzi nei luoghi di aggregazione. Ma non vi sono situazioni che possano minare la tranquillità collettiva”.

Qual è la maggiore soddisfazione che ha avuto in questi due anni e mezzo di servizio?
“Credo che la cosa più bella sia stata proprio l’essere stato destinato a una realtà come Cremona, un territorio dove ho vissuto un’esperienza umana e professionale straordinaria. Non ho mai ricevuto alcuna pressione, e questo la dice lunga su quanto questa provincia sia una realtà sana, caratterizzata da collaborazione e porte aperte. Per questo non mancano un po’ di tristezza e un po’ di rammarico nel lasciare questa provincia, ma posso dire che per me è stato un orgoglio e un privilegio poter essere stato prefetto della Provincia di Cremona”.

Che ricordo porta con sé della città e dei cittadini?
“Sarà un ricordo straordinario, che serberò nei miei pensieri più cari: Cremona è stata la mia prima sede come prefetto, e per questo le sono ancora più legato. Mi sono sentito come parte della comunità, pur nel rispetto del ruolo che ho svolto, ma sempre all’interno di una grande collaborazione. Se devo fare un bilancio, penso di aver ricevuto molto di più di quello che ho potuto dare”.

Che eredità lascia a quello che sarà il suo successore?
“Chiaramente viviamo un momento di carenza di organico, però sono in corso delle iniziative per cercare di aumentarlo, al fine di garantire una sempre maggiore efficienza nei servizi. Ciò detto, ritengo che sia poco elegante pensare di aver costruito tanto da lasciare un’eredità. Quello che posso dire, è che spero di aver dato un mio piccolo contributo nel rafforzare questo clima di collaborazione tra istituzioni, che spesso è sottovalutato anche dai cremonesi. E’ un patrimonio importante, che deve essere conservato e alimentato quotidianamente. Bisogna forse credere un po’ di più alle potenzialità di questo territorio, che non ha niente da invidiare ad altre realtà analoghe”.

Cosa c’è nel suo futuro?
“Il futuro mi porta a tornare a Como, che è un po’ la mia città d’adozione. Si tratta di un territorio al quale sono molto legato, sia emotivamente sia professionalmente, e dove ho mantenuto la mia famiglia. Quindi in questo trasferimento ci sono degli aspetti vantaggiosi, ma ci sono anche tante nuove sfide importanti da affrontare, perché è un territorio molto esigente”.

Laura Bosio

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