Viaggio con un agricoltore per
documentare il problema nutrie
I danni provocati dalle nutrie continuano a flagellare alcune zone rurali del comprensorio Oglio Po. Per documentarne l’impatto, siamo salito a bordo del pick-up di un agricoltore della zona. La descrizione degli esperti ne parla come di animali erbivori e indifesi ma se lasciati agire in gruppo sono in grado di combinare seri guai, creando problemi anche rilevanti dal punto di vista economico.
Danneggiando i campi agricoli, mangiandone i prodotti per fame, rovinando gli argini dei fossi provocando la caduta delle rive oltre a provocare incidenti automobilistici. Strisciando lungo le strade o i ponti rovinano i giardini con le loro tane.
Per non parlare dei rischi legati a malattie infettive come la leptospirosi nonostante qualcuno sostenga l’appetibilità delle loro carni. Non si tratta solamente di analisi accademiche ma di quello che veramente accade costantemente e che il tour dell’amico agricoltore ha consentito di vedere direttamente.
Già alle sette del mattino le nutrie sono all’opera approfittando nei numerosi fossati canali e bonifiche dentro cui nascondono. Uscendo dall’acqua si avventano sui campi di grano mangiandone le piante, nutrendosi di erba medica e dei germogli di soia su cui i contadini del territorio hanno investito tempo e denaro.
C’è poi il lato peggiore riguardante il fattore sicurezza con decine di alberi caduti in acqua perché rosicchiati alla base da questi famelici roditori trascinando di conseguenza decine di metri cubi di terra e provocando autentiche frane sopra e sotto rive dei fossi.
Ciò che lascia esterrefatti è l’atteggiamento a dir poco ondivago delle Istituzioni molte delle quali sembrano portate più ad una difesa di questa specie di fauna tralasciando le esigenze e le lamentele del mondo agricolo. Gli stessi cacciatori riferiscono di pesanti impedimenti sulla questione dell’abbattimento citando regole e regolamenti difficili da rispettare, e mutevoli da un luogo e l’altro.
Sempre a Cividale per esempio vi era un agricoltore a cui il Comune aveva affidato il compito di catturare le nutrie, dietro compenso di pochi euro, attraverso decine di gabbie posizionale nei punti strategici. All’interno delle quali poi si poteva sopprimere le bestie non con armi tradizionali ma soltanto con pistole o carabine ad aria compressa.
Una scelta che, nonostante tutto, aveva portato ad eliminare un migliaio di esemplari nello spazio di un anno. Forse non la soluzione del caso, considerando che già a pochi mesi di vita le nutrie sono in grado di partorire quattro cinque cuccioli per volta e in maniera continuativa.. Il problema sorto in seguito, a parte la scarsità di soldi a disposizione dei Comuni per questo tipo di intervento è stato quello abbastanza banale che nessuno si preoccupava di lavare e disinfettare le gabbie dove erano state contenute le carcasse prima di essere portate all’inceneritore costringendo alla fine l’agricoltore volenteroso ad abbandonare l’impresa.
Associazioni di categoria, Consorzi d’irrigazione e altri Enti sicuramente si pongono il problema anche se non si capisce perché sia cosi difficile affrontarlo ed eliminarlo definitivamente..Per contro non si comprende invece perché sia cosi facile permettere a migliaia di cacciatori di sterminare lepri, fagiani, e altra fauna innocua limitando e ostacolando autoritariamente la cattura di altre specie dannose e pericolose.
Rosario Pisani