Cronaca

Buon compleanno Jorge: 57 anni, due
ricordi e la presenza sempre dentro

Iniziamo da un ricordo, da un bellissimo ricordo pubblicato questa notte dagli amici di Officina Coolturale (LINK). Avevamo preparato il pezzo per questa mattina, ma poi stanotte ci è apparso questo e volentieri lo mettiamo in primo piano. La firma è quella di Giancarlo Roseghini, le parole sono ciò che di meglio si può leggere su Jorge, quello che non saremmo mai riusciti ad esprimere in questa maniera. Jorge era tutto quello che leggerete. Nel primo e nel secondo pezzo. Ed era molto di più. Per chi lo ha conosciuto, per chi lo ricorda e per chi non lo dimentica, portandolo sempre e per sempre al prorpio fianco e dentro….

PER JORGE (di Giancarlo Roseghini)

Poi, di nuovo, sorge il sole sui giusti e i meno giusti.
Tempi duri, di ferro, cantava Giorgio, in quei Vecchi Tempi.
Ci accadde ogni possibile male ed ogni pensabile bene, ciascuno preso del labirinto di una gioventù oscura e vitale.
Gioventù di compagnia, di bar, di stadio, di musica e concerti.
Per Giorgio, per altri, stare dentro le cose, in prima fila, fianco a fianco non è atteggiamento, ma necessità e attitudine.
Goliardia, ironia, umorismo a volte greve, il balsamo per curare colpi e ferite del mondo e della vita.
Su quelle strade, dentro treni e pullman, sotto tendoni e palchi, dentro gli stadi, amici ritrovano sé stessi in altri amici, in tante storie simili e diverse.
Giornate e nottate scorrono emollienti, saporose e fresche come una pinta di inchiostro irlandese. Poi parlare cantare ridere incazzarsi, tutti sport che vogliono buona squadra e accurata preparazione…
“Essere contemporaneo, creare il tuo tempo e non rifletterlo” M. Caetaeva.
Giorgio era così, ha creato il suo tempo, in ogni momento.
Giorgio riusciva a fondere momenti, persone, situazioni differenti. Compagnia e Famiglia, persone e serate memorabili…
Occorre un gruppo per andare allo stadio? Facciamolo !
Voglio scrivere e cantare le mie canzoni, fare musica come voglio io? Eccoci !!
Sarebbe bello fare un bella festa popolare con gente, musica e gruppi. Che ci vuole, avanti !!!
Giorgio è e sarà sempre questo, cuore grande, mani robuste, adatte al lavoro e ad aiutare chiunque nel bisogno.
Con Andrea, Denny, Lele guarda qui ogni tanto e fatti due risate.
Che una birra, una sigaretta, una pacca sulla spalla o un vaffanculo non si negano a nessuno…
Giancarlo Roseghini

 

 

 

 

Si dice che, quando si parte imboccando un’altra strada, nessuno conosca il destino delle anime, ma che nell’anima di chi resta si continua ad avere radici profonde, per quel che hai dato. Giorgio Bianchi, Jorge, con tantissimi amici, di scale ne ha scese e salite parecchie, lasciando un vuoto in tante persone che hanno vissuto con lui un tratto di strada.

Giorgio era arrivato, il 18 agosto 2021, insieme ad un amico, al Rifugio Longo nel Parco delle alpi Orobie in territorio di Carona (Bergamo) dove avrebbe dovuto passare la notte. I due avevano deciso, dopo aver confermato la loro prenotazione, di farsi un’escursione sino al vicino Lago del Diavolo. Erano già sulla strada del rientro quando Jorge, che era dietro all’amico, è scivolato per il dirupo. L’uomo che era con lui è corso al rifugio per chiedere aiuto e da lì sono scattati subito i soccorsi. Raggiunto dal Soccorso quando era in stato di incoscenza con una profonda ferita alla testa, era stato portato in elicottero all’ospedale di Bergamo dove era giunto in condizioni critiche. Le operazioni, le cure, gli stimoli: ha lottato, e come un leone, sino a che ha potuto Jorge, mai lasciato solo da mamma Annunciata e papà Franco e dai tanti amici che ne hanno seguito le vicissitudini negli ospedali in cui è stato senza mai riprendere conoscenza. Parlava – ci hanno raccontato Franco e Annunciata – perché loro lo sentivano, con ogni movimento, in tanti degli attimi in cui sono restati vicino al suo capezzale. Jorge si era poi addormentato per sempre il 10 dicembre del 2022, dopo 16 mesi di lotta. Giorni pesanti, di nuvole grevi. Giorni difficili.

Oggi avrebbe compiuto 57 anni. Tifoso della Cremonese e del Celtic, amante di musica, compagnia e amicizia, figlio di quella campagna che comunque gli correva nel sangue, ha mostrato tutta la sua tempra anche nei mesi che silente ha lottato forte. E già prima in una vita in cui ha saputo essere sempre, con tutto se stesso quando serviva, con un passo più indietro quando si è trattato di essere altro. Ha lottato forte. Anche prima di imboccare un’altra strada. I suoi genitori, papà e mamma di profonda fede, sanno già dove riposa. Gli amici, tantissimi invero, lo hanno ricordato ieri sui social. Perché l’energia, l’amore e l’anima non si spengono e se non sui gradini delle scale di Montale, ciò che resta e non si spegne è sempre dentro, ed è energia che resta, cambia solo forma. E’ un vuoto pieno: basta saperlo ascoltare anche quando graffia il cuore.

N.C.

 

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