Cronaca

Addio a Sassarini, tra gli ultimi
migranti casalaschi in Belgio

Si è spento uno degli ultimi testimoni casalaschi del periodo della migrazione in Belgio, quella in cui molti lavoratori italiani (anche della nostra provincia appunto), spinti dalla fame, trovavano lavori durissimi come quello di minatori. Un’esperienza tragicamente ricordata dal recente anniversario di Marcinelle.

All’età di 88 anni si è spento Bruno Sassarini: originario di Martignana, dopo la sua esperienza in miniera in Belgio, si era trasferito e ha vissuto tutta la vita a Casalmaggiore. Di Sassarini emerge dal web un ricordo manoscritto dallo stesso e poi raccolto da Ettore Gialdi, che in un volumetto mise per iscritto tutte queste esperienze di vita. “Era il 20 dicembre 1955 – si legge nel racconto che Sassarini narra in prima persona –. Alla visita medica a Milano però mio fratello e l’altro vennero scartati per un difetto alla vista. Cosa facciamo? lo e Furlotti prendemmo la decisione di provare e di partire. Arrivammo così con il convoglio alla stazione di Charleroi. La città era grigia ma l’entusiasmo era molto. Lì ci indicarono il posto dove andare. Fummo alloggiati in una “cantina” gestita da bresciani nella cittadina di Marchienne au Pont. Eravamo in una camera in tre e ci facevano da mangiare loro. Il primo giorno in miniera fu tremendo: si lavorava a più di mille metri di profondità. Nell’ascensore entrava acqua dappertutto. Si scendeva ad una tale velocità che per i primi tempi avevamo problemi alle orecchie”.

“In luglio – racconta sempre Sassarini – mi ammalai di pleurite. Fui ricoverato e rimasi in ospedale per circa un mese. Mio padre, che era sempre stato contrario alla partenza per il Belgio, continuava a telefonarmi. Dopo la catastrofe di Marcinelle (agosto 56) mi disse: «se non ritorni a casa…» Rientrai in Italia nel settembre del 1956. Fui chiamato per il servizio militare. Sei mesi dopo il congedo, con l’aiuto di un mio zio e facendo dei debiti, riuscii ad aprire un negozio di biciclette a Martignana. Dopo pochi mesi mi ammalai di Tbc ad entrambi i polmoni e mi toccò chiudere tutto. Mi curarono in un sanatorio di Bormio. Una volta a casa ebbi la fortuna di lavorare come meccanico diventando poi capo‐reparto alla fornace Roserpa”.

Bruno Sassarini lascia la moglie Elisabetta, i figli Mauro e Alessandra e tutti i parenti, con il funerale che sarà celebrato, seguito dalle Onoranze Funebri Roffia, giovedì alle ore 9.30 nella cappella della Fondazione Busi, dopo di che seguirà il trasferimento nel cimitero di Casalmaggiore. La famiglia ha voluto ringraziare il personale della Fondazione Busi per le cure prestate.

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