Approfondimenti

Casalmaggiore, città non per
merito o virtù, ma per soldo

Non è la prima volta che viene affrontata la questione della nomina di Casalmaggiore da borgo a città (successivamente anche “città regia”) da quando apparve una descrizione dell’avvenimento (che merita di essere riportata integralmente) sul Giardino dilettevole dei più vaghi fiori che adornarono la città di Casalmaggiore sin dalla sua fondazione a giorni nostri tratti dai non men antichi che moderni documenti e scrittori disposti in forma cronologica o sia di annali di Carlo Bartolomeo Araldi ed il cui originale è conservato presso la Biblioteca Parazzi di Viadana:

Correndo poscia il mese di Maggio coll’occasione che la Communità dI Casalmaggiore fece un gratuito dono della gran somma di più di 200 milia lire di Milano che la Regina d’Ungheria doveva a detta Communità per averle somministrato la detta Communità si in vettovaglie , che altro dal 1733 sino al 1754 per sostenere la guerra, Ella poi in benemerenza d’un tal gratuito dono si stimò in obbligo di condecorare il Paese di Casalmaggiore del titolo di Città che però con un reale dispaccio vergato in Vienna il 6 di Maggio del 1754 che incomincia

Providentiae n.re ratio est subditos n.ros de nobis optime…

Codesto diploma fu poi con lettera particolare del plenipotenziario Conte Beltramo Cristiani data in Milano il 2 Giugno spedito alla Communità di Casalmaggiore che fu poi pubblicato e se ne fecero delle feste e si introdusse anche un’Accademia di belle lettere.

Dal momento della pubblicazione tale versione venne destinata all’oblio se è vero che storici locali, i quali avrebbero potuto attingere a piene mani al lavoro citato invece come il Canonico Barili nel suo Notizie storico-patrie di Casalmaggiore pubblicate nel 1812, si sforzò da pagina 11 a pagina 18 di elencare i numerosi privilegi di cui godette Casalmaggiore prima di essere insignito appunto del titolo di Città, come se tale riconoscimento fosse il coronamento dovuto per i meriti accumulati nei vari secoli.

Dello stesso tenore, si può dire, anche il Romani che ci offrì la notizia del conferimento del titolo esprimendosi in questo modo: “Al florido stato, in cui trovasi Casalmaggiore alla metà del secolo decimosesto, niun altro fregio ormai mancava, che il decoroso titolo di città.” (pag. 169), spiegando che tale desiderio era stato a suo tempo decritto anche dal Lodi nei confronti del governo spagnolo del tempo.

Silvio Pellinii, nella sua Guida storico-descrittiva di Casalmaggiore del 1897, ripetè sostanzialmente quanto sostenuto dal Romani senza aggiungere alcun elemento di novità. Anche in tal caso non venne fatto alcun riferimento ad un credito avanzato nei confronti dell’amministrazione austriaca e nemmeno venne fatto cenno di interventi a sostegno dell’esercito, interventi per altro sostanziosi.

Nel tempo poi vi sono stati altri interventi in particolare legati alla celebrazione in pompa magna del bicentenario dell’erezione di Casalmaggiore a Città (per il centenario non si tenne alcuna manifestazione o festa) con articoli sulla stampa locale (La Provincia del 22 Aprile del 1954 e seguenti) oltre alla pubblicazione stampata per l’occasione con la sintesi degli interventi dei vari oratori e storici invitati per l’occasione.

Ma è solo nel 2002 che apparve un lunghissimo articolo su “La Cronaca” dell’11 giugno (p. 25), articolo nel quale veniva ripresa per la prima volta la tesi di laurea della ricercatrice Chiara Levi, la quale scavando negli archivi in particolare nell’Archivio di Stato di Milano, ebbe modo di svelare quanto avvenne nel maggio del 1754, trovando in pratica conferma di quanto sostenuto dal Carlo Bartolomeo Araldi più sopra citato ma a cui nessuno per circa due secoli non diede credibilità.

Oggi possiamo guardare con più serenità alla vicenda, che sicuramente ebbe a produrre nel tempo benefici alla nostra comunità, considerando il fatto che Casalmaggiore pur con la sua notevole attività economica (ad esempio 181 botteghe, una ogni 24 abitanti!) non aveva a quel tempo un contado o territorio significativo (e non era sede vescovile) e quindi difficilmente poteva contare di avere risposta affermativa alle tante domande presentate nel tempo di poter godere delle prerogative delle città..

In sostanza gli studi e le ricerche d’archivio recenti hanno messo in luce il fatto che fra il Conte Gian Felice Busi, Oratore di Casalmaggiore costantemente (e si direbbe oggi, proficuamente) presente in Milano ed il Plenipotenziario Conte Beltramo Cristiani da Ravarano (Nostro Consigliere Intimo Attuale di Stato, Gran Cancelliere dello Stato di Milano, Vice-Governatore del Nostro Ducato di Mantova, Principato di Bozzolo e Ducato di Sabbioneta e Ministro Plenipotenziario presso il Governo Generale della Nostra Lombardia) si svolse una trattativa in cui da una parte si cercava di riscuotere dal governo austriaco un credito notevole dovuto alla fornitura di prodotti alimentari per l’esercito impegnato nelle varie guerre e dall’altra si doveva trovare una soluzione per le casse troppo vuote della corona e quindi alla incapacità di dare soddisfazione ai creditori.

Sull’esistenza del credito, vi è la documentazione fornita dalla somma delle spese militari sostenute dalla corona imperiale per spostare truppe dalla Lombardia alla Germania (appunto per la guerra del 1733-36 e per la guerra di successione o dei Sette Anni) che viene calcolata da (a cura di) Claudio Donati nel suo Alle frontiere della Lombardia, guerra e religione nell’età moderna, (Pag. 215) nell’incredibile cifra di 284.307 fiorini pari a 995.074,5 lire (nel 1746), conto inviato dal comandante militare della Lombardia al plenipotenziario Beltrame Cristiani per provvedere al pagamento ai vari creditori.

Anche il Maltraversi, altro nostro Oratore in Milano, scriveva: “Andava creditore Casalmaggiore di Sessanta e più mille fiorini per somministrazioni fatte all’I.R. Truppe nelle più urgenti occasioni di guerra….e ciò oltre il rinfresco di riso e vino somministrato a 20.000 persone allorché nell’ultima Guerra d’Italia stanche giungevano a Casalmaggiore per indi passare sul parmigiano…”.

Di fronte a tale situazione il Plenipotenziario Cristiani, senza cercare di acquisire i vari pareri previsti degli enti preposti, ipotizzò una soluzione: titolo di città a cui tanto ambivano i maggiorenti di Casalmaggiore a fronte della cancellazione del debito e così detto fatto in una nota inviata al Consiglio d’Italia a Vienna “propose di accettare la proposta di Casalmaggiore e quindi di farsi inviare i documenti ufficiali di tale credito e la rinuncia della comunità alla sua riscossione a fronte del riconoscimento di città, ma suggeriva anche che < per maggior decoro… non dovesse ciò esprimersi nel Real Dispaccio>. Ossia silenzio sull’accordo. Ed infatti nella lettera ufficiale di nomina inviata il 6 maggio, la sovrana dichiarava solennemente Casalmaggiore “Città separata e totalmente indipendente come le altre” senza nulla riferire ai termini della trattativa ma limitandosi solo a sottolineare la “fedeltà da esso sempre manifestata, e specialmente nelle occasioni più urgenti di Guerra” (Lettera Regia 6 maggio 1754).

Oltre al saggio di Chiara Levi, apparso nel vol. 4 dell’Archivio Storico Lombardo del 1977 : Casalmaggiore da “Terra Separata” a città (p.184), altrettanto interessante è il libro Il settecento a Cremona di Iacchetti e Manfredini del 2002 (p. 265). Anche in tale lavoro troviamo notizie relative alla trattativa per l’ottenimento del titolo di città, infatti gli autori scrivono: ”Il fatto dello scambio è meglio comprensibile, quando si pensa alla politica di ricerca affannosa di nuove entrate adottata da Cristiani verso Vienna. Con l’accettazione della proposta di Busi, proponeva di avere i documenti ufficiai di tali crediti e la rinuncia della comunità alla sua riscossione”.

Quindi la conferma di una trattativa alquanto riservata, ove entrambi gli intervenuti giocarono le loro carte ed ove pare che fosse stato proprio il Conte Busi a proporre la cancellazione del debito a fronte della nomina di Casalmaggiore a Città (ovviamente con tutto ci che comportava). E con buona probabilità alcuni decurioni erano a conoscenza della trattativa se alla fine del mandato, al Conte Busi venne riconosciuto un congruo compenso.

Il tutto nel massimo segreto “per maggior decoro”! Altro che “per mera grazia speciale” o “atto singolare dell’Augusta nostra Magnanimità” o frutto di sottile arte diplomatica dei nostri decurioni! L’unico aspetto non del tutto chiaro è a quanto realmente ammontava il credito.

Ovviamente gli abitanti delle frazioni non si ritennero soddisfatti non solo per il fatto di essere stati tenuti all’oscuro della trattativa, ma soprattutto per la perdita economica derivante dalla cessione dei crediti derivanti per lo più da derrate alimentari da loro prodotte e “vendute” all’Amministrazione austriaca oltre che per la preoccupazione di un possibile ulteriore aggravio di tasse per le future spese di abbellimento di Casalmaggiore, da borgo diventata città. Ma questa è un’altra storia.

Costantino Rosa

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