Piadena Drizzona, questione velox
appesa a un filo. E i ricorsi...
I velox di Piadena Drizzona sono fuorilegge? No, non è ancora detta l’ultima parola. Ecco perché arriva l’invito alla cautela, anche perché le indagini sono ancora in corso. Come noto tutto parte dalla provincia di Cosenza, dove sono stati sequestrati alcuni velox (la ditta che li fornisce opera in tutta Italia) che non avrebbero passato l’omologazione e avrebbero dato problemi. Da qui la decisione di sospendere la loro attività, sempre però ricordando che nel frattempo questi velox (quattro) sono attivi da anni, almeno tra Piadena Drizzona, Isola Dovarese e Pessina Cremonese, nel territorio della Polizia Locale ACI 12.
Quel che si sa è che diverse persone, che lì avevano preso la multa, hanno chiesto indietro i propri soldi o meglio hanno chiesto informazioni in merito all’eventuale rimborso o al ricorso. Qui va fatta una prima precisazione, ossia un distinguo: proprio perché l’indagine è in corso, non è consigliato in questo momento chiedere rimborsi, mentre possono muoversi coloro che la contravvenzione ancora non l’hanno pagata. In estrema sintesi, si possono fare ricorsi ma non avere rimborsi per chi ha già pagato.
Il motivo? Già in passato la stessa ditta che fornisce velox in tutta Italia e anche nel territorio piadenese aveva subìto gli stessi controlli e il sequestro di alcune macchine. Dopo un mese però era stato subito riordinato il dissequestro e dunque la questione si era chiusa in una bolla di sapone. Non è detto che pure stavolta vada così, ma nel dubbio il consiglio è di aspettare.
Nel frattempo va ricordato che da Cremona la Prefettura ha sempre considerato regolarmente omologati quei velox, dunque da questo punto di vista la Polizia Locale di ACI 12 professa tranquillità. Va anche detto che, nel caso in cui l’inchiesta certifichi invece irregolarità, sarà comunque complicato avere indietro i soldi delle contravvenzioni, ed è il motivo per cui il danno erariale per il comune o per gli enti che hanno ottenuto questi fondi, potrebbe essere scongiurato.
Da un lato, infatti, l’eventuale percorso giudiziario in tre diversi gradi potrebbe allungare i tempi di 6-7 anni e fare quindi passare il reato in prescrizione; dall’altro i comuni e gli enti avrebbero il tempo, in questo modo, di preparare una sorta di fondo di emergenza per fare fronte ad eventuali rimborsi da pagare.
G.G.