Cronaca

Ponte Po, novità progettuali e
ritardi: un solo pilone in alveo

Più che ottimismo, un po’ di preoccupazione ma comunque al momento non tale da dover alzare più di tanto la voce. Il Ponte – toccando ferro – ci sarà almeno sino al 2029. “Al momento la struttura ci hanno rassicurato – ha sottolineato il sindaco Filippo Bongiovanni in Consiglio Comunale rispondendo ad Annamaria Piccinelli – non ha dato nessun segnale di peggioramento ed è stabile come quando è stata inaugurata e si sono detti certi che lo sarà sino al 2029″.

Cinque anni dunque. Un tempo non brevissimo (lo studio di fattibilità tecnica e economica è già in ritardo rispetto ai tempi preventivati), ma sufficente alla costruzione del manufatto, sempre che tutto vada come deve andare. Sui passaggi di mezzi oltre al limite consentito (nei giorni scorsi alcuni filmati hanno mostrato il passaggio di mezzi pesanti con lastre in cemento la cui verifica di peso non c’è, per cui riportiamo senza commento) e sulle infrazioni legate alla velocità (anche in questo caso, nonostante percorrendolo basta mettersi ad osservare quanti non li rispettino) nessun dato è emerso nonostante la richiesta fatta anche dal Comitato TPT).

Tra le novità emerse (e tra i motivi che hanno portato un rallentamento dell’iter) alcune variazioni nella progettazione. Variazioni che potrebbero portare anche a un’accelerazione poi in fase realizzativa. Quella più importante, che era già stata accennata nella recente riunione tenutasi a Parma) è che gli ingegneri avrebbero studiato un solo pilone in alveo al posto dei tre inizialmente previsti per un ponte che sarà di 2500 metri. Il secondo è un innesto più funzionale (dolce) alla rotonda. I tecnici hanno garantito il progetto entro l’autunno (questo ha riferito sempre il Primo Cittadino).

Dovranno essere fatti ulteriori approfondimenti (prove geotecniche per il fondo del fiume) in accordo con AIPO, ma anche queste sono state garantite in tempi brevi. Tramite ANAS (altra garanzia) dovrebbero essere accellerate anche le procedure. Dall’impatto ambientale (gestito direttamente dal Ministero dell’Ambiente) all’Ok alla realizzazione (che arriverà direttamente dal Ministero ai Beni Culturali).

La preoccupazione insomma resta, ma al momento si guarda avanti con un poco di fiducia. Quel che è certo è che il territorio non potrebbe permettersi un’altra crisi legata alla chiusura dell’attuale vetusto manufatto senza avere una alternativa già in essere. Incubi già vissuti dal punto di vista economico e sociale che implicano la stessa attenzione avuta sino ad ora dalle amministrazioni di Casalmaggiore, con Filippo Bongiovanni e Cristian Stocchi, Colorno, che collaborano. Prossimo incontro tra tutti gli enti coinvolti nella realizzazione della struttura a settembre. Proprio da quell’incontro dovrebbe emergere qualche certezza in più sui tempi.

Na.Co.

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