Cronaca

Tragedia nel Po, due morti
Prima ricostruzione della dinamica

Il lavoro dei Vigili del Fuoco, giunti da Cremona attorno alle 3.30 della notte tra giovedì e venerdì e chiamati da una persona residente in via Giordano Bruno, che ha sentito lo schianto dell’auto finita nel fiume Po poco prima delle ore 3 (erano le 2.57, come si evince dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza), è terminato attorno alle 10. In realtà l’auto è stata ripescata alle 7.45 e lì si è capito che si era trattato di una tragedia, dato che a bordo della Nissan vi erano due corpi.

L’identità dell’uomo è nota: gli inquirenti ancora non hanno rivelato nome e cognome, ma si sa che si tratta di un classe 1969 originario di Agoiolo, frazione di Casalmaggiore, che però negli ultimi anni viveva in Romagna. Della donna non sono invece stati forniti ulteriori particolari, se non per il fatto che è una classe 1971, dunque di due anni più giovane.

La dinamica è tuttora al vaglio dei Carabinieri, che non hanno potuto rimuovere ancora l’auto ripescata dal fiume, in attesa dell’arrivo del Magistrato che darà poi il nulla osta. Dalle immagini di videosorveglianza si vede però la Nissan che, arrivando da via Alzaia, “taglia” la curva che dovrebbe portare alla salita arginale, affrontando invece la strada sterrata e colpendo una delle sponde dell’attracco (i cavi d’acciaio tremano in maniera violenta a causa dell’urto), per finire poi in acqua. Particolare non di poco conto: sembrano non esservi segni di frenata.

L’auto resta a galla un minuto e mezzo circa: le immagini, che non mostriamo perché sequestrate dagli inquirenti, mostrano poi l’uomo che alza un braccio provando ad attaccarsi all’attracco o forse a una imbarcazione, invano, dato che in poco meno di 30 secondi la Nissan va a fondo. Vengono anche accesi i fari, forse per dare un segnale a qualche passante o nella speranza che l’auto fosse visibile anche affondando. Nessun segnale arriva invece dal lato passeggero, come se la donna avesse già perso i sensi.

In quel punto il Po è però profondo anche 7-8 metri, specie in questa fase certo non di secca (se l’incidente fosse accaduto un paio di estati fa, l’auto si sarebbe “semplicemente” insabbiata, con ogni probabilità), e dell’auto non si trovano tracce fino all’intervento dei Vigili del Fuoco, che devono impiegare anche i sommozzatori e i gommoni per rintracciarla.

A proposito di incidenti simili nella dinamica, tre anni fa un’auto si era inabissata a Viadana, ma in quel caso si trattava di un’auto che era stata abbandonata, probabilmente perché rubata o utilizzata per qualche atto criminoso, senza che a bordo vi fosse nessuno. Nessuna ipotesi viene in questo momento esclusa, così come è probabile che una risposta arriverà soltanto con l’esame autoptico, oltre che provando a scavare nel passato delle due vittime o anche nelle ore immediatamente precedenti la tragedia.

Giovanni Gardani 

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