Politica

Non è più tempo di Unioni:
(quasi) tutte hanno perso pezzi

Erano sette, all’inizio del percorso, le Unioni tra comuni attive nel territorio casalasco. Erano perché una si è poi trasformata definitivamente in fusione e un’altra, dal 1° gennaio 2025, cesserà di esisterà. Ma il dato è che delle sei unioni rimaste (sì, conteggiamo anche quella che sparirà con l’anno nuovo), soltanto una, ad oggi, resiste intatta senza avere perso pezzi per strada. Un trend che impone una riflessione seria sull’utilità di questa forma di amministrazione condivisa.

Andiamo con ordine e facciamo un po’ di storia: la prima Unione di comuni nel cremonese, e seconda in regione, è stata nel 1998 quella tra Piadena e Drizzona. Ed è anche una delle due che ha seguito l’iter – inizialmente obbligatorio entro dieci anni, obbligo poi tolto – arrivando alla fusione dei comuni, che hanno creato Piadena Drizzona dal 1° gennaio 2019.

Nel 1999 ecco l’unica Unione che rimane ancora intatta, pur senza avere dato vita a fusione, quella tra Calvatone e Tornata. Il 2001 è stato un anno d’oro per le Unioni, ma non è stato tutto oro quel che luccica. In quell’anno nacquero l’Unione Foedus tra Rivarolo del Re, Casteldidone e Spineda, ossia con la forma che attualmente ancora resiste, ma nel frattempo nel 2009 si inserì Rivarolo Mantovano, che poi uscì, tra mille polemiche, nel 2014.

Sempre del 2001 è l’Unione Municipia, inizialmente con Motta Baluffi, Scandolara Ravara e San Martino del Lago. Nel 2010 uscì San Martino del Lago, nel 2014 entrò Cingia de’ Botti, che poi decise di uscire al 2023. Oggi l’Unione resiste, dunque, con le sole Scandolara e Motta.

E il 2001 fu anche l’anno di nascita dell’Unione Palvareta Nova, che in realtà all’epoca, con San Giovanni in Croce, Solarolo Rainerio e Voltido, non aveva questo nome, assunto nel 2010 con l’ingresso di San Martino del Lago. Nel 2021 l’uscita di San Giovanni in Croce, da poco ratificata e attiva dal 2025 quella di Voltido. Anche qui si resta in due.

Più recenti altre due Unioni: la Terre di Pievi e Castelli tra Torre de’ Picenardi e Cà d’Andrea è del 2014 e poi i due comuni si sono fusi, peraltro consentendo, unico caso in provincia, di prendere contributi per altri dieci anni, dunque essendo la fusione del 2019, fino al 2029. L’Unione intanto ha inglobato Isola Dovarese e Pessina Cremonese, ma proprio a Pessina il nuovo sindaco Odelio Pari ha promesso in campagna elettorale di voler uscire, dunque pure qui l’accordo scricchiola.

L’ultima Unione nata, tra il 2016 e il gennaio 2017, è la prima ad essersi sciolta: Terrae Fluminis era partita con Gussola, Martignana di Po e Torricella del Pizzo. Martignana è uscita subito, nel 2017, Torricella lo farà dal 2025.

Dunque le Unioni non convengono più? L’accordo iniziale era di ricevere contributi per 10 anni, dopo di che doveva diventare obbligatoria la fusione. Poi quell’obbligo, in itinere, cessò e da allora l’Unione non viene più considerata vantaggiosa. Permangono i temi del campanile, certamente, e a volte anche di visioni quasi più personali che politiche. Di certo c’è che il frazionamento, con la nostra provincia formata da 113 comuni di cui soltanto 12 sopra i 5mila abitanti, permane.

Giovanni Gardani (video Alessandro Osti)

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