Ricorrenze e ricordi

Giovanna Pellizzoni, 10 anni dopo.
Il ricordo dei compagni di liceo...

A quasi dieci anni dalla scomparsa (2 luglio 2014) i compagni di classe del liceo classico Romani, con affetto e nostalgia si uniscono alla famiglia nel ricordare Giovanna Pellizzoni che oggi compirebbe sessant’anni. Sabato 6 luglio, alle ore 18, nella chiesa di Vicobellignano, si terrà la Messa a suffragio per chiunque volesse ricordarla e onorare questo doppio anniversario: il suo arrivo nel mondo e la sua partenza da esso.

Non tutti, dopo la maturità, sono rimasti in contatto con Giovanna, ma questo non ha spento il ricordo di lei che anzi, tutti noi, manteniamo ancora vivissimo: il sorriso contagioso, e questa foto ne è la prova, i suoi ricci che, quando era nervosa, tormentava con le dita lunghe e sottili per scaricare la tensione, o che accarezzava per rilassarsi, per concedersi una coccola. Ironica, simpatica, compagnona, di battuta, esplosiva e un po’ casinista, era di contro seria, affidabile, empatica e altruista.

Giovanna aveva una intelligenza brillante e intuitiva che l’ha accompagnata per tutta la vita e della quale ha saputo fare buon uso. Eravamo ragazzine/i svegli ma senza grosse esperienze, con la voglia di ridere e le ansie dell’età: chi per la scuola, chi per gli allora grandi amori, chi per complessi o fragilità da risolvere, ma si era tutti lì, sulla stessa barca sgangherata in cerca della nostra rotta. La Gio per molti fu un faro, un aiuto mai negato, una voce sincera, un porto accogliente, era allegria che esplodeva all’improvviso, era quel compito passato sotto al banco, quell’aiuto a capire una versione o a ripetere Hegel e Sant’Agostino, era quella canzone cantata insieme. Ferma nelle sue idee che difendeva ad oltranza, sapeva però creare momenti di scambio e di confronto costruttivi.

Non le mancava il coraggio, non le è mai mancato nelle scelte di vita, in malattia e neanche quando, giovanissima, decise di fare il quarto anno di superiori in America in tempi in cui non era cosa usuale come ora; ma lei aveva il fuoco della curiosità, della sete di conoscenza, della voglia di allagare i propri orizzonti e aveva bisogno di alimentarlo quel fuoco, che a pensarci adesso, bruciava dolorosamente anche in tanti di noi che però, di quel coraggio, eravamo privi. Così lei partì e noi restammo, lei crebbe e noi rimanemmo uccellini bagnati ancora per un po’, prima di gonfiare il piumaggio e volare.

La Gio tornò a inizio estate dell’anno successivo con l’amica Patty, se la memoria non fa inganno, e un accento americano che ben presto tornò a lasciare il posto al vicobellignanese doc, ma qualcosa in lei era cambiato. Noi provincialotti, che ancora poco avevamo esplorato fuori dal nido, percepimmo che lei, pur rimanendo affettivamente legata alla sua Vico, parecchie nostre ingenuità le aveva superate e, a pensarci oggi, forse stavamo cambiando un po’ anche noi. Passammo nuovamente insieme l’anno della maturità ma ormai poco sembrava soddisfarla, il liceo ora le stava stretto. Al contrario di noi, che in quel periodo inciampavamo goffamente su un mare magnum di dubbi, lei sembrava avere acquisito certezze e possedere verità’, era altrove, in progetti ben chiari che non vedeva l’ora di intraprendere, primo fra tutti frequentare la facoltà di Filosofia all’Università Cattolica di Milano.

Era già viva in lei una forte fede in Dio che diventerà la luce di tutta la sua vita e la condurrà per quella strada che aveva sempre cercato e che finalmente le si apriva davanti. E così, anno dopo anno, a laurea conclusa, realizzò i suoi sogni, tra i quali spiccava quello di avere una famiglia che fosse numerosa. La sua vita si tradusse in impegno sociale che seppe coniugare con l’essere madre, moglie e imprenditrice senza mai smettere di portare avanti le proprie convinzioni e di battersi per ciò che riteneva giusto, senza sosta, senza paura. Sebbene non tutti noi avessimo la sua visione delle cose, le riconoscevamo coerenza, determinazione, forza e onestà. La ricordiamo tutti, alcuni che l’hanno frequentata anche dopo ancor di più, come un’amica sincera, anche quando esserlo esigeva dover dire verità sgradite, anche quando con fermezza mostrava la sua contrarietà a posizioni che le erano avulse, se non indigeste, ma non per questo snobbava o veniva meno al rispetto della libertà altrui. Le nostre strade si sono divise, le vite di ognuno han preso i loro percorsi ma fortunatamente quei ragazzi che eravamo non sono spariti, ancora si sentono, si vedono, ancora san ridere insieme delle stesse cose e gioire della reciproca compagnia. Siamo ancora qui, legati dai ricordi e dalle esperienze condivise, siamo ancora qui semiseri e goliardici, con la nostra Pelli accanto, seppur spiritualmente“.

È vero che si è vivi finché si è nella memoria di qualcuno, ma per restare nel cuore delle persone e nella memoria del tempo che corre e tutto falcia, non basta essere venuti al mondo!
Ciao Gio, i tuoi compagni del liceo.

Giovanna Anversa

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