Cultura

Quando Donald Sutherland conobbe
il Casalasco con il film Novecento

Essere attore significa girare il mondo. Se poi sei Donald Sutherland, uno dei big di Hollywood, ecco che davvero può capitare di finire ovunque, anche nella campagna di casa nostra. Sì, c’era anche lui, Sutherland, morto ieri all’età di 88 anni in quel cast favoloso composto anche da Lancaster, DeNiro e Depardieu, che prese parte a “Novecento” di Bernardo Bertolucci.

Una parte che la critica non gli vedeva cucita addosso alla perfezione, a dire il vero, ma che Sutherland riuscì a rendere credibile. In quel film di rivolte contadini, di fascismo al potere e mondo agricolo che sarebbe presto cambiato per sempre, Sutherland era uno dei cattivi, o dei villain come si dice in gergo, dato che interpretava Attila Melanchini, fattore losco e spietato.

Quel cast conobbe da vicino il territorio e la campagna parmense, certo, ma anche il Casalasco. Villa Longari Ponzone a Rivarolo del Re era stata scelta come il quartier generale, dove Bertolucci rivedeva il copione, lo cambiava, interpellava anche gli attori. Molti di loro invece dormivano al City Hotel, in centro a Casalmaggiore. Tempi che sembrano lontanissimi, un sogno che invece risale al 1976, meno di cinquant’anni fa.

Sutherland, insomma, nella sua lunga carriera per qualche giorno è stato anche uno di casa. Ecco perché, quando la notizia della morte è sopraggiunta, la mente è corsa subito a quell’epopea forse irripetibile di “Novecento”.

Giovanni Gardani (video Archivio Arviter)

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